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Caviro, crescita record nell’anno del Covid, grazie a Gdo, export e produzione di alcol

Bilancio a 362 milioni di euro al 31 agosto 2020 (+10%). Carlo Dalmonte confermato alla presidenza della più grande cooperativa del vino italiana

La crescita della gdo, dove è fortissima, la diversificazione dei mercati, a livello di Paese e canali, la capacità di adattarsi alle esigenze di una fase difficilissima, convertendo parte della produzione in alcol, di cui c’è stato enorme richiesta soprattutto nella prima fase dell’emergenza Covid. Linee di azione, strategiche e contingenti, che, per Caviro, la più grande cooperativa vinicola d’Italia (proprietaria di brand come Tavernello e Leonardo da Vinci, ndr), si sono tradotte in una crescita di fatturato del 10%, a 362 milioni di euro (con il bilancio chiuso al 31 agosto 2020), un utile di esercizio di 4,4 milioni di euro, ed un patrimonio netto assestato su 89,2 milioni di euro. L’Ebitda sfiora i 27 milioni di euro, con una incidenza del 7,4% sul fatturato, la posizione finanziaria netta passa da 53,6 milioni di euro a 51,2 milioni di euro, grazie alla riduzione del circolante operativo, con ricavi che arrivano al 69% dal vino, al 21% da alcol, mosti e acido tartarico, al 10% da energia e ambiente, con investimenti che ammontano a 24,5 milioni di euro. “A trainare le performances economiche sono state le vendite in Gdo, l’export e la produzione alcol di Caviro Extra”, spiega una nota ufficiale del gruppo, che, in assemblea, ieri, ha confermato Carlo Dalmonte alla guida per i prossimi 3 anni. Un bilancio ben al di sopra delle aspettative, in un anno di grande sofferenza per l’economia come questo 2020.
“Agli ottimi risultati raggiunti dalle vendite di vino in Gdo e all’estero si è, infatti, sommata la crescita del comparto di produzione e vendita di alcol, effetto direttamente collegato all’ondata pandemica che ha imposto igienizzazioni su piccola e grande scala, cui Caviro ha risposto in maniera tempestiva e proattiva. Gli investimenti effettuati nel corso degli ultimi due anni negli ambiti della ricerca e sviluppo, della tecnologica e della qualità del prodotto, hanno infatti permesso di fare la differenza soddisfando da un lato la domanda di prodotto da parte del consumatore finale e, dall’altro, garantendo il servizio e l’attenzione anche in momenti in cui l’approvvigionamento di materie prime, era un’esigenza reale e urgente”, spiega la stessa Caviro.
“Lo scenario macroeconomico nazionale e internazionale è stato fortemente condizionato dalla pandemia - ha evidenziato Carlo Dalmonte, presidente Gruppo Caviro - le società e le attività del nostro Gruppo hanno subìto in forma diversa gli effetti dell’emergenza: se da un lato abbiamo dovuto prendere atto del rallentamento del mercato del vino nel canale Horeca, dall’altro abbiamo constatato l’incremento e le ottime performances di quelle indirizzate alla Gdo, all’export, alla produzione di igienizzanti e ai servizi per la filiera agroindustriale”.
Nel dettaglio, spiega Caviro, “in dalle prime fasi dell’emergenza, in Italia si è registrato un trend positivo per il consumo di vino in casa. La Gdo ha registrato diversi cambiamenti nelle abitudini dei consumatori, molte categorie di base hanno evidenziato trend positivi e tra queste figura il vino confezionato. Nei 12 mesi (dal 31 agosto 2019 al 31 agosto 2020) i consumi di vino sono cresciuti del 3,8% a volume, mentre il dato di fatturato alle casse ha registrato un +4,4%. In questo contesto, Caviro ha confermato la propria posizione al vertice per quota di mercato a volume e a valore, registrando una crescita significativa specialmente nelle vendite dello storico marchio in brik Tavernello, cresciuto del 4,2% rispetto all’anno precedente, attestandosi su una quota di mercato pari al 35,1% del segmento brik”.
Quanto alle esportazioni, che incidono per un 28% sui ricavi totali del Gruppo, Caviro è riuscito ad invertire la tendenza negativa registrata dall’intero Paese e, più in generale, da tutti i grandi esportatori, segnando nel mondo vino B2c un significativo +18% rispetto al pari periodo precedente.
Ma, come detto, i risultati positivi del Gruppo sono dovuti anche al buon andamento di Caviro Extra, la società controllata che si occupa della produzione di alcol, mosti e acido tartarico. Da marzo 2020 la pandemia ha, infatti, reso l’alcol prezioso e introvabile e Caviro Extra è riuscita ad aumentare rapidamente e significativamente la propria produzione, trasformando così un momento di difficoltà in occasione di resilienza e solidarietà verso la comunità.
“Questa reazione - spiega Dalmonte - ci ha permesso di rispondere alla fortissima domanda ma anche di contribuire direttamente con donazioni alle farmacie del territorio, alla Protezione Civile e ad altri enti e associazioni locali”. Una risposta non solo immediata ma anche innovativa quella di Caviro, che ha lanciato sul mercato un liquido detergente e igienizzate con formulazione specifica per le mani: un prodotto ottenuto dai sottoprodotti della filiera vitivinicola e agroalimentare
A pagare, però, sono stati anche gli investimenti in sostenibilità: nel 2020 è arrivato il riconoscimento Equalitas, certificato da Valoritalia, insieme alla conferma della certificazione SA8000, standard internazionale sulla responsabilità sociale d’impresa. “La sostenibilità - ha affermato il dg SimonPietro Felice - è la capacità di resistere nel lungo periodo, di essere resilienti ai peggiori eventi, di esserci anche domani. Per noi di Caviro è un obiettivo coltivato in modo concreto e lungimirante, che aggiunge valore a ogni tassello dell’attività del Gruppo con lo sviluppo di progetti e processi sempre innovativi e coerenti. Non a caso sono ben 7 gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazione Unite per uno Sviluppo Sostenibile che abbiamo deciso di perseguire concretamente. Uno dei principali progetti strategici del triennio 2020-2022 è consolidare il posizionamento del Gruppo quale voce autorevole e di riferimento nell’ambito della sostenibilità. Lo scopo è far comprendere a tutti i clienti delle nostre aziende che Caviro non è solo un’azienda solida e affidabile ma anche, e soprattutto, una realtà etica e virtuosa, il cui modello d’impresa si dimostra vincente, capace di generare valore reale e condiviso: per le persone, per il territorio, per il pianeta”.

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