Si sta per entrare nel vivo della stagione della vendemmia e, come tutti gli anni, una delle preoccupazioni per i produttori, dopo l’andamento climatico che resta la variabile principale, sarà legata al reclutamento della manodopera. Anche se, a livello generale, nelle professioni legate al vino, la carenza può dirsi strutturale, e non stagionale, nonostante opportunità che si possono cogliere per tutto l’anno. Ma perché tutte queste difficoltà a trovare un punto d’incontro ottimale tra domanda e offerta ? Il motivo principale non è legato al tipo di esperienza o ad uno scarso appeal del settore, ma, piuttosto, ad una ragione economica e quindi ai redditi troppo bassi. Emerge dalla rivista on line “Vitisphere” che ha dato voce a “Vitijob”, sito specializzato nella ricerca e nell’offerta di lavori nella filiera vitivinicola.
Il punto è che per facilitare le assunzioni in vigna, la questione dello stipendio non deve più essere un “tabù” per i datori di lavoro che vogliono attirare i candidati. Una soluzione consigliata potrebbe essere quella di inserire delle “integrazioni”, come bonus economici o di altro tipo, come, tanto per fare un esempio, l’utilizzo di un mezzo aziendale. Occorre comunque passare all’azione considerato che l’aumentare delle complicazioni per l’assunzione nel settore vitivinicolo è sempre più condivisa dai datori di lavoro: un sondaggio rivela che “per oltre la metà dei leader aziendali, il reclutamento è sempre più difficile da effettuare anno dopo anno”, d’altronde per un terzo delle aziende intervistate, “la prima causa individuata è la carenza di candidati”, sottolinea Vitijob nel suo “white paper”, pubblicato a giugno. Eppure, queste difficoltà di reclutamento non dipendono una brutta esperienza da parte dei dipendenti, visto che la maggioranza si dichiara soddisfatta (73% degli intervistati) ed è pronta a consigliare ad un amico o ad un familiare di lavorare nel settore (65% contro il 23% di indecisi, solo l’11% è per il “no”). La viticultura è un settore dalle “porte aperte”, non è, infatti, chiuso a profili privi di formazione o esperienza in enologia: il 42% degli intervistati non ha seguito un corso dedicato alla vite ed al vino. Emergono delle discrepanze tra le aspettative dei candidati e quelle delle aziende. I datori citano in primo luogo la qualità della vita sul lavoro (17%), la retribuzione (16%) o l’atmosfera (15%) come vantaggi presentati ai nuovi dipendenti, mentre i candidati sono i primi a parlare di bonus di partecipazione agli utili (16%), di una partecipazione ai risultati dell’azienda (11%), di orari di lavoro flessibili (9%), di auto aziendali (7%), di buoni pasto/pasti aziendali (7%).
Ma per il reclutamento è la retribuzione è l’aspetto chiave. Per Vitijob “solo il 40% dei dipendenti si dichiara soddisfatto o molto soddisfatto del proprio stipendio”, rilevando aspettative salariali non superiori a 35.000 euro lordi all’anno (il salario minimo è di 21.203,04 euro all’anno) e “in assenza di una remunerazione che soddisfi le aspettative di alcuni candidati”, aggiunge il white paper, si può pensare a “benefici finanziari o in natura che possono aiutare a convincere un candidato esitante (bonus di partecipazione agli utili e partecipazione ai risultati dell’azienda, buono pasto, auto aziendale, ecc.)”. Spesso tabù, per Camille Nicolas (Vitijob), le aspettative salariali sono, invece, fondamentali, la trasparenza su questo tema permette al candidato di sapere, fin dall’inizio, se è interessato: evitare rinunce alla fine del corso e motivare il coinvolgimento nel processo di selezione.
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