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COME SI COMPORTANO I VINI ITALIANI IN CASA E FUORI CASA: LA DISTRIBUZIONE ITALIANA E STATUNITENSE ALLE PRESE CON LA CONTRAZIONE DEL MERCATO

Il mercato italiano, senza particolari pressioni e poco soggetto ad investimenti da parte delle aziende (e da molte praticamente snobbato), ha tenuto e in certi casi ha aumentato, assumendo il ruolo di "salvagente" in una situazione di difficoltà ed incertezza, come quella che sta attraversando attualmente questo settore merceologico. "Ma un giudizio generale sul mercato italiano è quasi impossibile - ha spiegato a WineNews Gianluca Putzolu, direttore commerciale Italia della "Heres" - perché la situazione è caratterizzata da realtà molto diverse: i grandi marchi (ancora forti e leader nelle politiche di ridimensionamento dei prezzi), le aziende singole medie e piccole (che hanno concentrato le loro vendite all'estero e non riescono ad entrare nel mercato italiano), la distribuzione radicata (che anche in momenti difficili ha saputo mantenere le proprie posizioni, talvolta accrescendole e concentrandosi più sulla fornitura di servizi (come il controllo del posizionamento del prodotto) che su politiche di vendita aggressive). Il 2003 è stato l'anno della "paura" (anche psicologica), mentre il 2004 sta assumendo la fisionomia della "riflessione" e della "sobrietà", non necessariamente legata al prezzo, ma piuttosto connessa alla scelta di quelle aziende dalla costanza qualitativa ormai affermata e che hanno saputo costruirsi il rispetto del cliente anche nei momenti più radicali della folle speculazione sui prezzi. Questa follia - ha continuato Putzolu - ha senza dubbio dei responsabili: in primis i produttori, che attualmente scaricano la responsabilità tutta sulle spalle degli enotecari e dei ristoratori, certamente non immuni da colpe, ma "incitati" da quanto stava accadendo nelle cantine. Sia i produttori che gli enotecari e i ristoratori non hanno applicato un' alternanza dei prezzi ed hanno finito per dichiararsi un'ingiustificata guerra che ha finito per nuocere a tutti". La situazione negli Stati Uniti è abbastanza confortante, ma non trionfalistica. I consumatori americani continuano ad amare il vino italiano, ma il caro-cambio rende tutto più difficile. Il mercato americano non è stato preparato a questo fenomeno e non lo accetta. In più, la concorrenza dei vini del "Nuovo Mondo" diventa sempre più aggressiva. "La varietà di vini e di vitigni italiani rappresenta - ha spiegato a WineNews Kristin Milles, responsabile delle relazioni esterne della "Winebow" - una parte della forza dei vini italiani, insieme alla loro indubbia qualità, ma allo stesso tempo rende il lavoro più difficile. L'Italia dovrebbe essere più aggressiva dal punto di vista della promozione. I produttori italiani dovrebbero essere più presenti negli Stati Uniti e dovrebbero essere meno "presuntuosi". Nel senso che la loro conoscenza oltre oceano non è così scontata".

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