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STORIA E FUTURO

Conte: “agricoltura, tra le poche luci che intravediamo tra le ombre”. I 100 anni di Confagricoltura

Il presidente Giansanti, vertice della più importante organizzazione agricola italiana: “dalla Pandemia anche opportunità, ma serve piano strategico”

La consapevolezza che l’agricoltura italiana è forte, e che, seppur messa in grande difficoltà dalla pandemia, ha davanti opportunità imperdibili, è una delle poche “luci che intravediamo tra le ombre”, ha detto il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, per un futuro che passa da parole chiave come “resilienza, rilancio e dialogo”, ha sottolineato la Ministra delle Politiche Agricole Teresa Bellanova. Il tutto nei 100 anni di Confagricoltura, la più importante organizzazione delle imprese agricole italiane, celebrati oggi a Roma, a Palazzo Colonna, uno dei più maestosi palazzi nobiliari romani, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e del Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli. Una festa per il passato, dunque, ma guardando ad un futuro quanto mai incerto, con la consapevolezza che l’agricoltura è fondamentale per l’Italia, e che deve essere al centro non solo delle misure di supporto all’economia in tempo di Covid, come il Recovery Fund, per esempio, ma anche al centro dell’agenda politica del Paese.
“Nell’emergenza abbiamo fatto la nostra parte, dando seguito alla richiesta che ci è stata rivolta ai fini del rifornimento senza interruzioni del mercato e i fatti - ha detto il presidente Confagricoltura,m Massimiliano Giansanti - hanno dimostrato che l’Italia può fare affidamento su un solido sistema agroalimentare di cui le nostre imprese costituiscono una componente essenziale. Collaborano con le nostre aziende agricole oltre 520.000 lavoratori che sviluppano più di 41 milioni di giornate lavoro”. Ma è al domani che bisogna guardare: “è ora di dare slancio - ha detto Giansanti - a competitività e produzione, con l’ambizione di andare ben oltre il recupero della situazione esistente prima della pandemia. Anche l’Unione Europea, dopo qualche titubanza iniziale, è stata capace di dare una risposta adeguata alle esigenze poste dalla pandemia, mobilitando disponibilità finanziarie senza precedenti. Tocca ora a noi impiegare quelle ingenti risorse con la massima efficacia, senza ritardi, per sanare le carenze di fondo che hanno frenato la crescita economica da oltre un decennio”.“Grazie a Confagricoltura ed alla filiera agroalimentare - ha detto Conte - per quello che avete fatto per i cittadini in tutti questi mesi difficili: grazie al vostro impegno e ai vostri sacrifici i generi alimentari non sono mai mancati. Il Governo sta lavorando ad un piano economico per aiutare le filiere agricole. Il nostro piano di resilienza è motore di sviluppo, soprattutto nel Mezzogiorno, per ridurre il divario tecnologico e per dare contributi ad aree interne che più di altre stanno pagando i contraccolpi di questa fase. Fra le ombre intravediamo qualche luce, e una di queste è l’agricoltura italiana, c’è crescita in controtendenza. E ha tanti primati di cui essere orgogliosi”.
Primati che, però, non sono intoccabili, e sarebbe imperdonabile cogliere le opportunità che, paradossalmente, la pandemia mette a disposizione. A partire dalla crescita della produttività, che ristagna da oltre un decennio, rilanciando gli investimenti pubblici, “per dare ai cittadini e alle imprese infrastrutture moderne, diffondere la digitalizzazione, a partire dalla pubblica amministrazione, rispondere alle sfide urgenti poste dal cambiamento climatico. Abbiamo l’occasione e le risorse finanziarie - ha detto il presidente Confagricoltura, Giansanti - per realizzare un’opera di ricostruzione di portata analoga a quella che fece seguito alla conclusione della Seconda Guerra Mondiale. Ma ora più che mai è urgente lanciare e realizzare un piano strategico per lo sviluppo del sistema agroalimentare italiano per aumentare le produzioni e l’occupazione, grazie anche ad un rapporto più integrato tra tutte le parti della filiera. Anche in termini di migliore assegnazione del valore aggiunto”, ha sottolineato. Il presidente Giansanti non ha mancato di soffermarsi sull’attualissimo tema della sovranità alimentare, sottolineando come “la nuova frontiera non può essere il cibo di laboratorio. L’innovazione e le tecnologie innanzitutto, ma nell’alveo dei processi agricoli. Dobbiamo aumentare il tasso di auto-approvvigionamento per assicurare, in ogni circostanza, ai consumatori italiani ed europei, i prodotti necessari per una alimentazione sana e con livelli di qualità che non temono confronto su scala mondiale”.
La centralità dell’agroalimentare e di quella che altrimenti definisce “La Filiera della Vita” è stata rimarcata anche dalla Ministra Teresa Bellanova: “il nostro Paese, anche se a volte un po’ si dimentica e si trascura, continua ad essere un Paese dalla fortissima vocazione agricola. Una vocazione che dobbiamo essere capaci di riconoscere e riaffermare come snodo rilevantissimo nelle politiche di costruzione del futuro. Obiettivo che ha caratterizzato i contenuti della nostra azione esplicata finora. Per questo, oggi, le parola chiave dinanzi a questa platea qualificata e importante sono: resilienza, rilancio e dialogo. Un dialogo che, con Confagricoltura, come con tutte le associazioni di rappresentanza del settore e l’intera filiera istituzionale, non è mai mancato. Oggi la centralità della “filiera della vita” che in questi mesi non si è mai fermata è evidente a rutti, in Italia come in Europa. Questo anche in relazione ai tre macro-obiettivi che abbiamo indicato nella Strategia per il settore: competitività del sistema alimentare, produzione da fonti rinnovabili e riduzioni delle emissioni; la lotta alle conseguenze del cambiamento climatico e al dissesto ecologico. Tre macro-obiettivi a cui se ne aggiunge un altro: il rafforzamento della resilienza e vitalità dei territori rurali”. La Bellanova ha anche poi osservato che “l’occasione che viene offerta dal Recovery Fund non può essere sprecata” e “la parte più fragile del Paese può e deve offrire nuove opportunità di vita e di lavoro ai cittadini”. Ma soprattutto, la ministra ha indicato come la chiave di volta sia per lei la parola “rigenerazione”, intesa come “rigenerazione del sistema agricolo e alimentare del Paese attraverso il potenziamento delle imprese e filiere, l’ammodernamento dei sistemi produttivi, la meccanizzazione per un’accelerazione della transizione verde e digitale del Paese, la riconversione, il potenziamento, il miglioramento dei sistemi produttivi e della loro sostenibilità”.
Una svolta, insomma, che l’agricoltura italiana può e deve fare, con il sostegno dello Stato, certamente, ma anche con i contributi degli agricoltori più lungimiranti e anche dei professionisti di altri settori che, nel percorso della loro vita, hanno scelto di cambiare mestiere, e dedicarsi al mondo dell’agricoltura. Percorsi che Confagricoltura ha deciso di valorizzare, raccontando tre diverse case histroy sul palco dei suoi 100 anni. Come quella di Luca Travaglini, una laurea in Economia alla Bocconi, e poi, in seguito ad una brutta esperienza di salute, fondatore di Planet Farms, azienda che si occupa di coltivazione “indoor”, con un metodo che consente di produrre ovunque, utilizzando il 97% di acqua in meno e garantire un prodotto in assenza totale di residui e fitofarmaci, fresco 365 giorni all’anno, indipendentemente dal fattore ambientale esterno. O come quella di Arianne Lotti, nata e cresciuta a New York, e che ha scelto di tornare in Italia per gestire l’azienda di famiglia, la Tenuta San Carlo, nel Grossetano, oggi una realtà di Toscana che produce riso biologico, e che si estende su 480 ettari, metà nel Parco Regionale della Maremma, con seminativi, un piccolo allevamento di vacche maremmane, agriturismo e zone di pineta e di palude protette. O, ancora, venendo al vino, quella di Francesco Cambria, oggi alla guida di Cottanera, con la sorella Mariangela. Avvocato in diritto penale e societario, che dieci anni fa ha cambiato vita, e tornato in Sicilia da Milano, mettendo da parte la toga, ripartendo da zero e imparando a conoscere la vitivinicoltura da vicino, ha riallaccia il filo con il passato, sull’Etna, dove il padre, tra i primi, aveva creduto nelle potenzialità viticole di quello che oggi è uno dei territori più importanti di Sicilia e d’Italia, eliminando noccioleti e uliveti e piantando vigne. Inizia una nuova avventura alla guida dell’azienda di famiglia, insieme allo zio e ai fratelli, con tecniche di viticoltura che tutelano un terreno speciale come quello vulcanico e strutture uniche come i pietrai. Allo stesso tempo l’azienda punta sull’innovazione, lavorando per una viticoltura di frontiera. Nel 2019 Francesco Cambria riceve dalla guida dei vini più importante d’Italia, quella del “Gambero Rosso”, il premio speciale “Viticoltore dell’Anno”. “Ed oggi posso dire, con quasi assoluta certezza, che non è stata una follia lasciare la professione di avvocato e iniziare - ha detto ai microfoni di WineNews - questa nuova vita: oggi, dopo dieci anni di questa attività, sono orgoglioso e contento e non cambierei la scelta fatta”.

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