Un Qr code sulla bottiglia che, sfruttando la tecnologia blockchain (ovvero quel sistema di informazione che viene scambiato e certificato in ogni singolo passaggio dagli stessi operatori che lo effettuano, ndr), garantisce l’autenticità del vino europeo. Un passaporto digitale a conferma della “firma” chimica unica del prodotto che nasce dal terreno, dall’aria e dalle condizioni ambientali in cui viene coltivata l’uva. È quanto sta realizzando l’Università Autonoma di Barcellona (Uab), finanziata dall’Unione Europea, e con la quale collabora, tra gli altri, anche l’Università di Pisa: un progetto dal nome “Tracewindu” con l’obiettivo di contrastare le contraffazioni che colpiscono il settore vinicolo.
Secondo i dati più recenti che è possibile trovare dell’Ufficio dell’Unione Europea per la Proprietà Intellettuale (Euipo) le frodi di alcolici e vino costano alle aziende europee 1,3 miliardi di euro all’anno, il 3,3% del totale, con un danno importante a livello economico, ma anche di immagine e credibilità.
“I consumatori vogliono sapere da dove provengono i prodotti, chi li manipola e i processi che li accompagnano fino al mercato ed è necessario soddisfare questa curiosità”, ha spiegato Manuel Valiente, professore di chimica dell’Uab, a capo del team a lavoro sul progetto, e che ritiene che la soluzione sviluppata dai suoi ricercatori sarà un modo efficace e conveniente per garantire l’autenticità di un vino. La combinazione tra gli elementi chimici e la tecnologia blockchain “crea un metodo di verifica pressoché inalterabile - concorda Gustavo Perez Gonzalez, senior project manager in Tracewindu - un sistema affidabile e immutabile per proteggere le informazioni”.
Così facendo, infatti, ogni fase della produzione del vino, dalla coltivazione dell’uva alla fermentazione, passando per l’imbottigliamento e la distribuzione, sarà registrata in modo permanente e accessibile tramite un Qr code sull’etichetta. Una sorta di impronta digitale paragonabile a quella umana e, perciò, viene spiegato, difficile da falsificare: basterà che il consumatore scansioni l’etichetta intelligente Tracewindu con il proprio smartphone per ricevere tutte le informazioni registrate sul vino che in quel momento ha di fronte.
A beneficio sia di chi beve quella bottiglia, ma anche di chi la produce: la garanzia di autenticità fidelizza da un lato il cliente e rafforza dall’altro il brand della cantina produttrice.
E questo in un contesto in cui, nonostante il calo dei consumi e le sfide poste dal cambiamento climatico e dalle tensioni internazionali, il settore vitivinicolo rimane una forza economica in Europa. Secondo il Ceev - Comité Européen des Entreprises Vins impiega 3 milioni di persone e ha contribuito per 130 miliardi di euro al Pil dell’Unione Europea nel 2022. Viticoltura che è importante non solo per l’indotto economico generato, ma anche per la sostenibilità delle aree rurali europee, spesso soggette a spopolamento.
Tracewindu nasce in parte, infatti, anche dalla “denuncia” di Sanja Radonjić, enologa di Plantaže, in Montenegro, stufa di vedere il proprio vino contraffatto: la cantina impiega 600 persone, con picchi stagionali fino a 1.000, una cifra significativa in un Paese di poco più di 615.000 abitanti. Per Radonjić, la viticoltura non è solo un’industria, ma un patrimonio culturale. Il professor Valiente continua comunque a guardare a Tracewindu in prospettiva (sarà a capo del progetto ancora fino al 2026, ndr) e ha detto di voler prevedere ulteriori etichette intelligenti per i vini protetti dal sistema di Indicazione Geografica dell’Ue, per proteggere quelle denominazioni legate ad un terroir specifico e che possiedono qualità uniche per la loro origine geografica e grazie al know-how tradizionale. Secondo lui, la collaborazione con cooperative vinicole e distributori globali potrebbe inoltre massimizzare la visibilità e l’impatto del sistema di tracciabilità: “ciò potrebbe incrementare le vendite, in particolare nei mercati premium, dove l’autenticità è fondamentale”, conclude.
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