Da fenomeno di tendenza a solida realtà imprenditoriale, lo street food in Italia dilaga. I numeri parlano chiaro: consumano street food 3 italiani su 4, nascono nel prime guide dedicate, come quella del “Gambero Rosso”, festival ed eventi a tema in Italia non si contano più, e ormai si cono più di 2.200 imprese che lavorano nel settore, con una crescita del 13% tra il 2015 ed il 2016. Eppure, sono tante le potenzialità ancora inespresse di questo settore, anche per il mondo del vino, come spiega ,a WineNews, Sara Pratesi, alla guida del progetto “StreeFoody”, società dedicata ai food trucker italiani (www.streetfoody.it).
“Quella dello street food è una realtà sempre più consolidata. E se il must sono sempre i piatti della tradizione - arancini, pizze, piadine, fritti e così via - come nel resto della ristorazione anche qui si stanno facendo largo tendenze e novità. In generale si punta sempre più su qualità e tipicità delle materie prime e delle ricette. Poi ovviamente si sta facendo largo tutto il mondo del bio, del vegetariano e del vegano, che crescono tantissimo, così come cresce in generale lo street food più creativo”.
Il grande assente, in questo senso, sembra il vino. Per chi frequenta festival ed eventi a tema, salta subito all’occhio che la grande protagonista del “bere di strada” sia la birra, anche grazie ai tanti birrifici artigianali e locali nati negli ultimi anni.
“Prima di tutto, è un errore pensare che lo street food sia una cosa da “festival”, o da evento. Sempre più assistiamo a proposte anche in stazioni, aeroporti, nelle feste private, e in luoghi e situazioni che fanno parte della quotidianità. E che possono essere anche una grande occasione per il vino. Non solo come momento di vendita, ma anche come opportunità di comunicazione, visibilità e contatto diretto con i consumatori, e in questo senso ci sono tantissime potenzialità ancora da cogliere”.
Quello che è certo è che non ci si può improvvisare. “Il cibo di strada - aggiunge Pratesi - è un business che attira tanti imprenditori perché con un investimento contenuto si aprono grandi opportunità. Per iniziare può bastare anche un piccolo Ape Car e l’attività comporta costi molto ridotti rispetto ai ristoranti tradizionali. Ma non ci si può improvvisare: la concorrenza è spietata e il pubblico è esigente. Per distinguersi e ingranare vanno curati progettazione e allestimento, con un business plan di ferro e un ottimo marketing, soprattutto in fase di avvio della start-up”.
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