Nei tempi in cui sprecare il cibo era semplicemente impensabile, gli avanzi dei vari formati di pasta venivano pazientemente riposti in un cassetto della dispensa: qui si mescolavano dando origine alla cosiddetta “pasta mista”, considerata da sempre un formato povero, usato in particolare nella cucina tradizionale del Sud. Ora il pastificio trentino Felicetti - uno dei top player del settore, con un fatturato 2023 che si aggira sui 54 milioni di euro - la inserisce nel proprio catalogo Monograno riservato alla ristorazione, puntando a quei sempre più numerosi chef che negli ultimi anni hanno sdoganato la “pasta mista” nei loro menu, da Gennarino Esposito de “La Torre del Saracino” a Peter Brunel ad Arco.
Per realizzarla Felicetti utilizza un’unica trafila che produce fusilli, mafaldine, ziti, spaghetti quadrati, gramigna e fettuccine, che nascono insieme e non vengono mescolati in seguito: così si possono degustare nelle loro diverse consistenze. Del resto Felicetti, che con uno stabilimento ad oltre 1.000 metri di altitudine punta sulla purezza dell’acqua alpina come ingrediente essenziale per la pasta, vanta in totale ben 100 stelle Michelin, mettendo insieme tutti i ristoranti che utilizzano i suoi prodotti. Adesso però l’obiettivo - con un fatturato che ad oggi per un terzo è legato alla ristorazione e per due terzi all’export - è il consumatore finale, attraverso il rafforzamento delle vendite in supermercati e negozi, anche grazie al raddoppio della capacità produttiva (da 20.000 a 40.000 tonnellate). Per il 2024 si punta ad un fatturato di 60 milioni, anche grazie alle private label: sono svariate infatti le linee che Felicetti produce per le linee di alta gamma della Gdo, soprattuto all’estero.
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