Piemonte, Toscana, Campania, Umbria, Alto Adige, Valpolicella: ecco la “Best Italian Wines from 2019”, un viaggio tra i grandi territori d’Italia, durato tutto l'anno, dando la precedenza alla narrazione ed alla ricerca sui punteggi, scelta stilistica ed editoriale che da anni caratterizza il lavoro di Thomas Hyland, firma enoica di Forbes, attraverso i vini che più l’hanno conquistato, senza classifiche. Dalla sua Chicago, dove lo abbiamo incontrato qualche settimana fa, vola spesso e volentieri nel Belpaese, per raccontare ai wine lover Usa la complessità del vino italiano, ma anche i suoi limiti e le sue possibilità, quelle delle grandi etichette, “come Barolo e Barbaresco, che sul mercato dei premium wine, sono alternative spesso vantaggiose ai top di Bordeaux e Borgogna”, e quelle di vini ancora emergenti sul mercato Usa, come il Verdicchio, che “un vino straordinario, che amo molto, un bianco dalla capacità d’invecchiamento unica, eppure nelle carte dei vini dei ristoranti di New York e Chicago se ne trovate due è già un miracolo”, che sconta però un altro aspetto, ossia la scarsa conoscenza e popolarità di una Regione come le Marche, “schiacciata”, in un certo senso, dalla Toscana, dal Piemonte e dalla Sicilia.
Limiti che, di certo, non valono per Hyland, che tra i bianchi del Belpaese è capace di spaziare dalla Campania, con il Greco di Tufo 2018 di Pietracupa, il Greco di Tufo “Devon” 2018 di Antonio Caggiano e la Falanghina “Serrocielo” 2018 di Feudi di San Gregorio, all’Umbria, con la “Cuvée Secrete” 2017 di Arnaldo Caprai (blend di Spoletino, Fiano, Grechetto e Sauvigon firmata dal super enologo Michel Rolland) e l’“Arboreus” 2015 di Paolo Bea, dal Trentino Alto Adige, con il Pinot Grigio “Porer” 2018 di Alois Lageder, alle Langhe, con il Riesling “Herzu” 2018 di Ettore Germano e l’“Anas-Cetta” 2018 di Elvio Cogno. Riprende proprio dal Piemonte il tour tra i rossi più buoni d’Italia dell’anno secondo Forbes, con il Verduno Pelaverga 2018 di Burlotto, il Barolo “Bric del Fiasc” 2015 di Paolo Scanavino, il Barolo Bussia Riserva “90 Dì” 2013 di Giacomo Fenocchio ed il Grignolino d’Asti “Grigné” 2018 di Montalbera. Ci si sposta quindi, inevitabilmente, in Toscana, dapprima nel Chianti Classico, con il Chianti Classico Gran Selezione “Vigna del Sorbo” 2015 di Fontodi, il “Flaccianello della Pieve” 2016 ancora di Fontodi, il Chianti Classico Gran Selezione “Sergio Zingarelli” 2015 di Rocca delle Macìe ed il Chianti Classico Gran Selezione “Coloni” 2016 di Fèlsina, quindi a Bolgheri, con due mostri sacri come il Sassicaia 2016 e l’Ornellaia 2016. Tappa finale in Trentino, con il Pinot Nero Riserva “Maglen” 2016 di Cantina Tramin, mentre tra i vini dolci si segnalano il Vin Santo 2007 di Fèlsina ed il Vin Santo “Occhio di Pernice” 2007 di Badia a Coltibuono.
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