Lo Strumento Europeo per la Ripresa, dopo la crisi generata dall’epidemia del Covid-19, attribuisce al Fondo Europeo per lo Sviluppo Rurale una dotazione aggiuntiva di oltre 8 miliardi a prezzi correnti che, nella proposta della Commissione europea, sarebbero dovuti essere disponibili solo dopo l’entrata in vigore della nuova Politica Agricola Comune, prevista per il 1 gennaio 2023. Con il voto di oggi, il Parlamento Europeo - come riporta una nota del Coordinatore per il Gruppo dei Socialisti e Democratici e relatore della misura per il Parlamento Ue Paolo De Castro - prende una posizione netta su questa proposta, anticipando la disponibilità dei fondi già a partire dal 2021, fino a tutto il 2022.
“Una misura senza precedenti per circostanze senza precedenti. Tradotto: fondi freschi aggiuntivi per il settore agro-alimentare e le aree rurali europee. Questi fondi, a cui si aggiunge un anticipo da 2,6 miliardi previsto dall’accordo sul Bilancio Ue, per un pacchetto complessivo che supera i 10 miliardi, di cui 1,22 destinati all’Italia, dovranno rappresentare uno stimolo economico verso un’agricoltura più resiliente, sostenibile e digitale - commenta De Castro - in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo. Questa decisione tempestiva - approvata con 46 voti favorevoli e solo 2 astensioni - costituirà la base del nostro mandato negoziale e ci consentirà di avviare immediatamente i negoziati inter-istituzionali con la Commissione e il Consiglio. Siamo particolarmente orgogliosi che i fondi siano destinati ad aumentare la resilienza, la sostenibilità e la digitalizzazione del settore, e non solo a finanziare il business as usual”.
Infatti, almeno il 37% delle risorse aggiuntive sarà indirizzato a pratiche a favore dell’ambiente, mentre almeno il 55% dei fondi dovrà incentivare gli investimenti per lo sviluppo sociale ed economico delle zone rurali attraverso il sostegno ad agricoltura di precisione, digitalizzazione e modernizzazione dei macchinari, migliori condizioni di sicurezza sul lavoro, giovani agricoltori, filiere corte e mercati locali, energie rinnovabili ed economia circolare. “Siamo orgogliosi - conclude De Castro - di aver spinto l’Unione a mostrare concreta solidarietà a uno dei settori che, anche nei giorni più bui della pandemia, non si è mai tirato indietro dalle proprie responsabilità e doveri verso i cittadini dell’Ue”.
Focus - I punti principali della relazione votata in Commissione Agricoltura Ue
- Viene chiesto che la dotazione totale di EUR 8.070.486.840 (di questi, 925 milioni di EUR saranno assegnati all’Italia) sia suddivisa in circa 2.4 miliardi EUR per il 2021, e circa 5.6 miliardi nel 2022. Questa suddivisione tiene conto del fatto che, nel 2021, gli agricoltori europei potranno beneficiare anche di ulteriori 2.6 miliardi circa, provenienti da un anticipo dei fondi per lo Sviluppo Rurale, previsto all’interno del Quadro finanziario pluriennale. Il tutto, per un pacchetto totale di sostegno alla ripresa delle nostre aziende agricole e aree rurali di oltre 10 miliardi di EUR a livello europeo, con una quota nazionale per l’Italia pari a circa 1,22 miliardi.
- Si tratta però solo di un punto di partenza in quanto il Parlamento chiede che questi fondi vengano obbligatoriamente co-finanziati con ulteriori risorse nazionali per un minimo del 10% aggiuntivo, fino ad un massimo del 400%, di fatto moltiplicandoli fino a 5 volte, nel caso in cui gli Stati membri lo vogliano.
- Si sottolinea come questi fondi dovranno essere realmente strumentali alla ripresa del settore, e quindi non dovrebbero finanziare misure che rappresentino il business-as-usual, senza portare valore aggiunto in termini di resilienza, sostenibilità e digitalizzazione. Per questo, almeno il 55% degli oltre 8 miliardi dovrà essere destinati al supporto al primo insediamento di giovani agricoltori e, soprattutto, a investimenti che promuovano lo sviluppo sociale ed economico delle aree rurali, perseguendo anche i seguenti obiettivi:
- maggiore efficienza nell’utilizzo delle risorse tramite l’agricoltura di precisione, la digitalizzazione e la modernizzazione dei macchinari e degli strumenti produttivi;
- migliori condizioni di sicurezza sul lavoro;
- filiere corte e mercati locali;
- energie rinnovabili, economia circolare e bio-economia;
- accesso a tecnologie informatiche e di telecomunicazione di alta qualità nelle aree rurali.
Questa spinta verso l’innovazione deve però avere un carattere pienamente democratico, dando ad ogni agricoltore la possibilità di accedervi, indipendentemente dalla dimensione aziendale e dal background formativo. Per questo, l’intensità del supporto per questi investimenti sostenibili viene innalzata dall’attuale 40%, fino ad un massimo del 90% per le regioni più in difficoltà.
- Perché la ripresa del settore possa contemperare concretamente sostenibilità ambientale, sociale ed economica, almeno il 37% dei fondi saranno destinati a misure agro-ambientali (riflettendo quanto annunciato dalla Presidente della Comissione europea Ursula Von Der Leyen nel suo discorso sullo Stato dell’Unione) e, in particolare, all’agricoltura biologica, all’adattamento ai cambiamenti climatici e alla riduzione delle emissioni agricole di gas serra, alla conservazione dei suoli e al potenziamento dell’assorbimento di carbonio, al miglioramento della gestione idrica, alla creazione e al mantenimento di habitat favorevoli alla biodiversità, alla riduzione dei rischi derivanti dall’uso di pesticidi e antibiotici, alla salute e al benessere animale, alle attività previste dal programma LEADER.
- Per quanto riguarda la parte rimanente dei fondi (massimo 8%), viene lasciata agli Stati membri la flessibilità di decidere per quali misure utilizzarla, sia tra quelle sopraccitate che tra gli altri interventi già presenti nei rispettivi piani di sviluppo rurale.
- Oltre e dare chiare indicazioni sull’allocazione delle risorse aggiuntive, il Parlamento ritiene che alcune cruciali misure dello Sviluppo Rurale debbano essere rese più accessibili e più incisive: per questo si chiede un innalzamento del livello massimo di sostegno per i giovani agricoltori dagli attuali 70.000 a 100.000 EUR, così come l’incremento del sostegno concesso agli agricoltori e alle associazioni di agricoltori che partecipano a regimi di qualità (DOP, IGP e STG) da 3.000 a 5.000 euro per azienda agricola al fine di per sostenere la promozione di questi prodotti sul mercato interno. La crisi dovuta al Covid-19 ha messo ancora una volta in luce la necessità di strumenti più efficaci per la gestione dei rischi atmosferici e di mercato: per questo si chiede un innalzamento dell’aliquota di sostegno per assicurazioni, fondi mutualistici tra agricoltori e strumenti di stabilizzazione del reddito, dall’attuale 70 all’80%.
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