
In un contesto internazionale segnato da incertezze macroeconomiche, tensioni geopolitiche e nuovi assetti nei consumi, il settore delle bevande italiane si conferma strategico per l’industria agroalimentare e mostra importanti segnali di resilienza, soprattutto sul fronte export. I consumi, pur restando sobri e consapevoli, nel 2024 sono in lieve ripresa: il mercato delle bevande in Italia ha registrato dinamiche diversificate, con le acque minerali che hanno trainato i consumi (+29,1% sul 2013), seguite dalla birra (+20,9%); in flessione, invece, spirits (-10,7%) e soft drinks (-4,0%). A trainare il comparto, come detto, è l’export, che nel 2024 ha toccato quota 12,3 miliardi di euro, con un balzo dell’86% rispetto al 2014. I mercati chiave restano Europa e Stati Uniti, con questi ultimi che assorbono da soli il 23% dell’export beverage italiano. Gli Usa rappresentano un partner strategico per il made in Italy, soprattutto per vini spumanti (27% dell’export solo per il Prosecco), acque minerali (41%) e spirits (25%). Lo ha ribadito la ricerca Nomisma “Le bevande in Italia. Tematiche e tendenze”, presentata nei giorni di Vinitaly 2025, che si è chiuso, ieri, a Verona, da Agronetwork, l’Associazione fondata da Confagricoltura, Nomisma e Luiss, fotografando un settore che in Italia conta oltre 3.300 imprese industriali, un fatturato di 26,1 miliardi di euro e 43.000 addetti, e rappresenta il 15% dell’intero comparto agroalimentare per valore della produzione e il 21% delle esportazioni.
“Il tema dei dazi nel mercato Usa introduce una vulnerabilità ad oggi non sufficientemente misurabile. Cresce l’interesse per prodotti healthy, low e no-alcol, funzionali e arricchiti: oltre il 50% degli italiani dichiara di aver aumentato il consumo di prodotti free from, ossia a ridotto contenuto di zuccheri o calorie”, ha detto Emanuele Di Faustino, responsabile Industria, Retail e Servizi di Nomisma, e vicepresidente Agronetwork, del quale, ha spiegato Giordano Emo Capodilista, vicepresidente Confagricoltura, “abbiamo promosso la nascita e lo sviluppo perché crediamo nei progetti condivisi con le industrie alimentari: una stretta collaborazione tra imprese agricole e industriali facilita il raggiungimento di obiettivi comuni e aumenta la competitività dell’agroalimentare italiano”.
“Riteniamo che sia giunto il momento di fare una riflessione profonda sulla cultura di impresa nel nostro Paese - ha aggiunto Piero Mastroberardino, vicepresidente Federvini e presidente del Forum 2050 - la formazione imprenditoriale ha bisogno di nuovi contenuti, nuove competenze e nuovi metodi per far fronte alle sfide che la nostra produzione deve affrontare a livello globale. Ci sono altre misure, oltre ai dazi, che hanno inciso sulla percezione dei valori positivi del vino: alcune politiche salutistiche estremistiche hanno prodotto un danno a un comparto che invece storicamente educa i giovani a un bere moderato”.
Alfredo Pratolongo, presidente di Assobirra e vicepresidente Agronetwork, ha sottolineato come “sul fronte dazi, per il comparto brassicolo, oltre alle esportazioni andrà supportato soprattutto il mercato italiano. La birra, grazie a continui investimenti, ha guadagnato un ruolo importante nell’economia nazionale: è una bevanda da pasto che crea valore condiviso nella filiera per 10,6 miliardi di euro, con circa 900 birrifici e 2 grandi malterie in un comparto che impiega più di 109.000 persone”.
Per Cristina Camilli, vicepresidente Assobibe, “le bevande analcoliche sono un’eccellenza del made in Italy e rappresentano una filiera profondamente radicata nel Paese. Di fronte a uno scenario preoccupante e delicatissimo, ora aggravato dalle politiche Usa, le imprese confidano che il Governo nazionale sospenda il prima possibile i “dazi interni”, come la Sugar tax, in vigore tra poche settimane. Ci aspettiamo quindi un ulteriore rinvio a 12 mesi o una cancellazione”.
Ettore Fortuna, vicepresidente Mineracqua, ha sottolineato il positivo andamento del settore delle acque minerali, “che registra una crescita consolidata soprattutto a valore, nonostante alcune criticità che il settore sta affrontando, come le acque trattate servite nei ristoranti”.
Per Roberto Bava, presidente del Consorzio Vermouth di Torino, “la tendenza da diversi anni è di crescita sostenuta: il Vermouth è un prodotto agricolo, vino al 75%, erbe, zucchero; è nella cultura mediterranea quindi positivo e politically correct. Inoltre, il suo tenore alcolico può essere dosato. Possiamo dire che il buon Vermouth alza il livello qualitativo del mondo della miscelazione”.
Antonio Emaldi, presidente Assodistil, ha concluso che “il comparto dei distillati sta subendo un attacco ideologico e noi puntiamo sul consumo consapevole. Dobbiamo trovare nuovi sbocchi di mercato, oltre i confini nazionali, cercando di proporci come sistema, facendo squadra, certi di presentare un’eccellenza italiana che merita di essere conosciuta”.
Copyright © 2000/2025
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025