Arriva dal Portogallo una decisione choc che potrebbe aprire scenari cupi anche per il nostro Paese: la siccità in Portogallo si aggrava ed il Ministero dell’Agricoltura annuncia un provvedimento a breve che proibirà, finché dura l’allerta nelle regioni dell’Alentejo e dell’Algarve, nuove colture intensive e permanenti di frutti rossi e avocado, cresciute molto negli ultimi anni sia per esportazioni che per consumi interni. Ma a colpire maggiormente è che la proibizione temporanea riguarderà anche il più tradizionale olivo.
Si tratta di colture che richiedono un uso eccessivo di acqua, spiegano al Ministero, sebbene la gran parte degli oliveti portoghesi (80%) venga coltivata su terreni non irrigui, che, a loro volta, soffrono per la scarsità di piogge. “Senz’acqua non c’è olio”, titola oggi il quotidiano “Público”, in un servizio in cui gli olivicoltori portoghesi, guardando anche a quanto già avviene nella vicina Spagna, prevedono una riduzione drastica della produzione di olio per quest’anno e per gli anni successivi. E la situazione non è più rosea per il comparto zootecnico, dato che la secchezza dei pascoli e i prezzi sempre più alti del foraggio stanno spingendo molti allevatori a disfarsi dei capi di bestiame.
All’inizio di maggio, il Governo portoghese aveva già dichiarato lo stato di siccità severa o estrema per il 40% del territorio nazionale, in particolare nell’Alentejo meridionale e nell’Algarve orientale.
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