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IL MONDO NEI CAMPI

Dietro i successi del made in Italy ci sono tante lingue del mondo: 25% dei lavoratori è straniero

Ammontano a 346.000 i lavoratori provenienti da ben 155 Paesi diversi che hanno trovato regolarmente occupazione in agricoltura
AGRICOLTURA, Coldiretti, MADE IN ITALY, STRANIERI, Non Solo Vino
Gli stranieri che lavorano nei campi italiani, ph di Antonio Calanni

Un quarto dei prodotti made in Italy che finiscono sulle nostre tavole sono ottenuti da mani straniere. Un dato che ci fa capire quanto incida, a livello economico ma non solo, il lavoro di persone originarie di altre nazionalità nelle nostre campagne. Sono 346.000 i lavoratori provenienti da ben 155 Paesi diversi che hanno trovato regolarmente occupazione in agricoltura con ben il 26,2% del totale delle giornate di lavoro necessarie alle campagne italiane. L’analisi della Coldiretti, che ha collaborato al dossier statistico Immigrazione 2018 Idos, rivela che gli indiani, con 32.370 occupati, sono la comunità di lavoratori agricoli più grande dopo quella rumena che guida questa speciale classifica con 110.154 lavoratori. Al terzo posto ci sono i marocchini con 32.826, che precedono albanesi (30.799), polacchi (13.532), bulgari (12.439), tunisini (12.881) e slovacchi (6.337). La manodopera indiana è diventata fondamentale soprattutto nelle stalle. “Negli ultimi 30 anni - spiega Coldiretti - gli indiani immigrati dal Punjab sono arrivati nelle campagne italiane per lavorare soprattutto nelle aziende agricole come bergamini, il nome dialettale per indicare gli esperti mungitori nelle stalle. Per l’attenzione e la cura degli animali gli indiani sikhs sono diventati indispensabili per garantire il lavoro nelle stalle della pianura Padana dove si raccoglie il latte anche per la produzione dei più prestigiosi formaggi italiani, dal Grana Padano al Parmigiano Reggiano”. Ma dietro a molte altre eccellenze del Belpaese c’è il contributo importante delle braccia straniere. E proprio dalle campagne spesso nascono esempi di integrazione, con tanti casi di lavoratori immigrati che si sono inseriti nel tessuto sociale ed economico diventando risorse fondamentali per i distretti agricoli. Dalla raccolta delle fragole nel veronese, alla preparazione delle barbatelle in Friuli, dalle mele in Trentino alla frutta in Emilia Romagna passando per l’uva in Piemonte ed in Veneto, la presenza degli stranieri in agricoltura ha creato un “melting pot” che funziona. E a volte sono proprio loro ad offrire lavoro. Non a caso alla guida delle imprese agricole si contano quasi 17.000 titolari di nazionalità diverse da quella italiana. Dietro i successi del Made in Italy ci sono tante lingue del mondo.

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