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ECONOMIA

Digital Tax: per difendere i colossi del web gli Usa potrebbero colpire il wine & food italiano

Dopo l’aviazione civile, tra Washington e Bruxelles si profila un altro scontro. Per ora, il vino trema ma resiste, aspettando che si insedi Biden
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Usa, quanti ostacoli per il vino

Nel mondo globalizzato, gli accordi commerciali tra Paesi e Aree economiche svolgono un ruolo apicale. Dopo anni di apertura e avvicinamento, qualcosa si è inceppato nel processo di espansione del libero mercato. E anzi, tra pulsioni sovraniste e politiche protezioniste, anche le rotte una volta “sicure” rivelano una certa fragilità, compresa quella tra Unione Europea e Stati Uniti. Una vera e propria autostrada, percorsa ogni anno da miliardi e miliardi di euro (o dollari) di merci e, ovviamente, di vino. A minare la sicurezza degli scambi, lo scontro tra Washington e Bruxelles sull’annosa questione degli aiuti di Stato all’aviazione civile, e quindi ai colossi Airbus e Boeing, che ha fortunatamente risparmiato il vino italiano, ma colpito duro quello di Francia e Germania.
Per una lite risolta - malamente e a colpi di dazi - in sede Wto, ma che vivrà a metà febbraio un nuovo capitolo, un’altra si profila all’orizzonte. Con l’Italia, questa volta, in primissima fila, al fianco della Francia. Parigi e Roma, infatti, hanno deciso da tempo di tassare i giganti del web, con un’imposta che porterebbe nelle casse del Tesoro 700 milioni di euro, per due terzi dalle aziende americane. Una misura che non piace agli Stati Uniti, come emerso già il 6 gennaio, quando la conclusione dell’indagine avviata dall’Amministrazione Usa nel giugno 2020 si era risolta in una sostanziale condanna da parte del Rappresentante Usa per i negoziati commerciali (Ustr): “la tassa sui servizi digitali varata dall’Italia è contraria ai principi prevalenti nella tassazione a carattere internazionale e discrimina le imprese degli Stati Uniti d’America”.
Di buono c’è che, per ora, non c’è stata alcuna ritorsione, come sottolinea la Federvini, ricordando che il rappresentante commerciale degli Stati Uniti ha sospeso l’imposizione di dazi del 25% sulle importazioni di merci francesi, che sono valutate a 1,3 miliardi di dollari all’anno e che sarebbero dovute entrare in vigore il 6 gennaio. Gli Stati Uniti avevano annunciato le tariffe nel luglio 2020 dopo che la Francia aveva imposto una tassa sui servizi digitali a società statunitensi come Amazon, Apple, Facebook e Google. Il 6 gennaio, il Rappresentante per il commercio degli Stati Uniti ha pubblicato i risultati nelle sue indagini della Sezione 301 sulle tasse sui servizi digitali adottate da India, Italia e Turchia, concludendo che sebbene ciascuna delle tasse discrimina le società statunitensi, gli Stati Uniti non intraprenderanno alcuna specifica azione in questo momento.
Il pericolo, comunque, esiste, come sottolinea l’Unione Italiana Vini (Uiv), e il vino italiano, che negli Stati Uniti vende circa il 30% del proprio export a valore (oltre 1,7 miliardi di euro), potrebbe essere ancora una volta tra i prodotti a rischio ritorsione. “Ciò che preoccupa - ha detto il segretario generale Uiv, Paolo Castelletti - è che se da una parte la vicenda Airbus è tutt’altro che definita per il vino italiano e si dovrà attendere il prossimo carosello di metà febbraio, dall’altra si aggiunge un altro fattore di rischio legato alle imprese digitali statunitensi, forti sostenitrici della nuova amministrazione che si insedierà a breve”. Per Castelletti, “Occorre prudenza in questa fase così delicata della politica americana, come l’Italia aveva auspicato prima dell’azione su Boeing da parte della Commissione UE a novembre. Serve ora sospendere temporaneamente gli effetti dell’imposta sui servizi digitali alla luce dei lavori in corso in ambito OCSE, anche cogliendo l’opportunità della presidenza italiana del G20 nel 2021 che potrebbe farsi promotrice di un accordo multilaterale e tendere una mano verso la nuova amministrazione Biden. Una finestra di opportunità, secondo Uiv, potrebbe essere il decreto milleproroghe nell’ambito dell’iter di conversione del decreto-legge in Parlamento”.
Secondo quanto indicato dalla Farnesina, seppur in uno scenario incerto, una eventuale decisione sulle misure di ritorsione contro l’Italia sarà lasciata alla prossima amministrazione Usa, che avrà tempo fino alla scadenza dell’indagine fissata nel giugno prossimo per valutare la questione. Con la tassa sui servizi digitali l’Italia prevede di concretizzare un corrispettivo di 700 milioni di euro. “È necessario - conclude Castelletti, segretario generale Unione Italiana Vini (Uiv) - evitare che il settore vitivinicolo, come altri prodotti simbolo dell’agroalimentare e del made in Italy siano coinvolti, come successo in Francia, in una disputa commerciale che ci vede completamente estranei”.

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