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LA SVOLTA

Disgelo tra Pechino e Canberra, via i dazi per il vino australiano in Cina

La notizia, confermata dal Primo Ministro Anthony Albanese, può rappresentare la svolta per un settore che sta attraversando una crisi delicata
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L’Australia è il quinto Paese esportatore al mondo

La notizia era nell’aria e adesso arriva l’ufficialità di una novità che può tornare a dare respiro al prodotto di punta che sta vivendo una profonda crisi nel Paese: il Primo Ministro australiano, Anthony Albanese, ha confermato che i dazi sul vino australiano, da parte della Cina, termineranno domani. “Quando esportiamo il nostro vino - ha detto Albanese - è un bene per i nostri viticoltori ed è un bene per le persone che lo acquistano. Perché il vino australiano è il migliore del mondo. È un’industria enorme che sostiene l’occupazione e contribuisce anche alla nostra ricchezza nazionale. Accogliamo con favore la conferma odierna della Cina che i dazi sul vino australiano verranno rimossi. Ciò riflette i progressi che abbiamo fatto verso la stabilizzazione della nostra relazione in modo paziente, calibrato e deliberato”. Dazi arrivati a punte del 218% e che termineranno il 29 marzo chiudendo un doloroso capitolo per il vino australiano.
Nel 2020 l’Australia era il primo esportatore in Cina, sia in termini quantitativi (104 milioni di litri) che in valore (627 milioni di euro), ma a seguito di una crisi diplomatica le esportazioni enoiche si sono pressoché azzerate. Ma tra Canberra e Pechino è tornato finalmente il disgelo e lo stop ai dazi arriva al momento opportuno visto lo “stallo” del vino australiano in profonda difficoltà, come già analizzato da WineNews. L’Australia, il quinto Paese esportatore al mondo, è infatti alle prese con una “ristrutturazione” macchinosa e con una crisi decollata proprio con i dazi del 2020 voluti dalla Cina, un mercato fondamentale e su cui l’Australia ha gettato, in passato, le basi per la propria crescita.
Ma non è l’unica causa perché il vino australiano è stato “piegato” anche dal mercato globale con una domanda che si è allontanata dai vini rossi più economici, che, in Australia, vanno per la maggiore, oltre ad un calo generalizzato dei consumi del prodotto vino. Problematiche sfociate, come già successo in Francia, a Bordeaux, nell’estirpazione dei vigneti, con zone vitivinicole importanti come quella di Griffith (dove i prezzi delle uve destinate alla produzione, l’anno scorso, sono scesi a una media di 180 euro a tonnellata contro i 400 euro del 2020) che si stanno interrogando sul da farsi, non a caso nel Paese si è parlato di una task force per risollevare il settore. L’eliminazione dei dazi dalla Cina, salutata con positività dal mondo produttivo, potrebbe essere il primo passo verso la risalita.

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