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DOPO IL METANOLO NASCE IL VINO ITALIANO … NON SOLO HA RECUPERATO LA CREDIBILITÀ, POLVERIZZATA DOPO LA TRAGEDIA (26 MORTI E TANTE PERSONE RIMASTE CON HANDICAP), MA SI E’ POI IMPOSTO IN TUTTI I MERCATI DEL MONDO

Italia
Dopo il metanolo nasce il vino italiano

Sono passati 20 anni dallo scandalo del vino al metanolo, il più grave che abbia colpito il comparto vitivinicolo nazionale, e, da allora, il mondo del vino italiano, in un lasso di tempo relativamente breve, non solo ha saputo recuperare la propria credibilità, davvero polverizzata dopo una tragedia del genere, ma anche imporsi nei mercati di tutto il mondo, inserendosi a pieno titolo nel fenomeno dell’affermazione internazionale del “made in Italy”, grazie, una volta tanto, ad una risposta forte, coerente e coesa sia delle istituzioni che degli imprenditori.

Per il mondo del vino italiano, il 1986, necessariamente, segna uno spartiacque, una cesura temporale, un cambiamento irreversibile. Potrebbe essere paragonato, per la sua portata epocale e storica, al 1870, anno in cui la fillossera s’impadronì drammaticamente della storia della viticoltura europea, fissando un prima e un dopo.

Dopo il 17 marzo 1986, giorno dello scoppio del “caso metanolo”, niente poteva restare come prima. Un intero comparto produttivo, certamente non di nicchia, comincia ad interrogarsi sul proprio futuro, capisce di dover voltare pagina: si forma una nuova sensibilità, parte la corsa alla qualità. E’ il “rinascimento” del vino italiano, ma a ben guardare sarebbe forse più appropriato parlare di vera e propria “nascita” del vino italiano.

Prima di quell’“annus horribilis”, infatti, il panorama enologico italiano era desolato e stava morendo: le parole d’ordine erano grandi quantità e basso prezzo. Le aziende che facevano qualità si contavano sul palmo di una mano. L’eccellenza era di pochissimi e per pochissimi, i produttori che non agivano con approssimazione e che s’impegnavano con metodo per migliorare le proprie tecniche costituivano una minoranza. Molti dei vini che oggi sono diventati veri e propri “cult” erano considerati prodotti morti e sepolti dagli economisti, roba da “morti di fame”, perché quantitativamente irrilevanti.

E’ subito dopo il 1986 che l’enologia italiana cresce enormemente non solo in qualità, ma anche in serietà, arrivando ad essere seconda solo alla Francia, e i nostri vini piacciono, anzi affascinano. Le grandi etichette diventano famose ed appetibili come gli abiti dell’alta moda. Anche i media fiutano il cambiamento radicale in atto e cominciano a parlare di vino. Nel 1987, intercettando il bisogno diffuso di conoscere meglio il mondo del vino italiano e avere un punto di riferimento affidabile, che lo scandalo del metanolo aveva accelerato, nasce la Guida Vini d’italia Gambero Rosso-Slow-Food.

Come sempre, e in modo brutale, le crisi aiutano a migliorare. Sono stati 26 i morti accertati e decine le persone rimaste ceche o celebro-lese, a causa dell’avvelenamento da metanolo. Quasi nessuno dei responsabili ha pagato, né in sede penale, né tanto meno in sede amministrativa, sotto forma di risarcimenti. Non è una novità in un Paese come il nostro, ma questa è un’altra storia.

Esiste un libro “Terrorismo Acido” (di Roberto Ferlicca, Editore Greco e Greco) che racconta il dramma di quelle vittime. Purtroppo è di difficile reperibilità. Sarebbe il caso che il mondo del vino italiano nel suo complesso lo leggesse, per non dimenticare e perché non accada mai più.

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