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CANTINE E MERCATI

“Effetto vendemmia”: tornano a crescere le scorte nelle cantine d’Italia, i dati Icqrf

Tensione sui prezzi. Severino Carlo Repetto, presidente Med. & .A: “il crollo dei vini da tavola c’è, ma sui vini di qualità il mercato inizia ora”
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Crescono le scorte di vino in Italia con la vendemmia, ma c'è tensione sui prezzi

Tutte le stime, dall’Oiv all’Osservatorio di Unione Italiana Vini (Uiv) e Ismea, concordano: la vendemmia 2018, in Italia, produrrà 49 milioni di ettolitri di vino, botte più botte meno. Una crescita significativa sulla poverissima campagna 2017 ma, sostanzialmente in media con gli ultimi 5 anni. Ed in attesa che tutte le uve siano raccolte, mentre stanno cadendo gli ultimi grappoli, tornano a cresce, come ovvio, le giacenze nelle cantine del Belpaese, dove, al 15 ottobre 2018, dimoravano nel complesso 34,4 milioni di ettolitri di vino (sui 32,5 “censiti” al 30 settembre), secondo l’ultimo bollettino “Cantina Italia” dell’Icqrf, su dati del registro telematico (dalla cui tenuta sono esonerati gli operatori con una produzione annua inferiore ai 50 ettolitri, ndr). Con quasi un quarto del vino italiano detenuto dal Veneto (8,2 milioni di ettolitri), il doppio di quello nelle cantine di Toscana (4,2 milioni di ettolitri). 3,8 milioni di ettolitri sono invece “la dote enoica” dell’Emilia Romagna, 3,5 quella del Piemonte, 3 quella della Puglia. Con oltre la metà del vino italiano fatto da Doc e Docg (18,3 milioni di ettolitri), seguito da vini Igp (8,5 milioni di ettolitri), mentre i vini generici ammontano, nel complesso, a 7,5 milioni di ettolitri. Insomma, le scorte di cantina del Belpaese tornano a crescere. Ma se nella campagna 2017 l’allarme era per il rialzo dei prezzi temuto, vista la scarsità di prodotto, che in parte c’è stato ed è stato ben assorbito dalla filiera, ora c’è massima attenzione sull’effetto opposto, e su un ribasso che non sembra giustificato, nella sua entità, dalla produzione 2018, di certo, come detto, più abbondante dello scorso anno, ma nella media. Una sottolineatura rilanciata nei giorni scorsi, e ribadita a WineNews, dal segretario generale dell’Unione Italiana Vini (Uiv), Paolo Castelletti,:“c’è una riduzione delle quotazioni dei vini all’origine assolutamente ingiustificata, e che sembrerebbero frutto di logiche speculative, assolutamente dannose per il settore”.
A guardare le ultime quotazioni Ismea, aggiornate alla quarta settimana di ottobre 2018, in effetti si registra un crollo del 28,7% sul 2017 per i vini bianchi comuni, a 3,83 euro ad ettogrado, e del 23,7% per i vino rossi, a 4,04 euro ad ettogrado.
“Ed il problema è proprio qui, perché i mercati ragionano anche in maniera molto emozionale, e poiché c’è un effettivo calo sulle prime vendite dei vini generici e da tavola, che l’anno scorso avevano avuto un enorme aumento vista la scarsità di produzione, mentre quest’anno abbondano soprattutto in Emilia Romagna e Veneto, dove tanto prodotto è stato svenduto - spiega a WineNews Severino Carlo Repetto, alla guida di Repetto Wine Brokers, tra i leader di mercato in Italia, e presidente di Med. & A., Associazione Nazionale Agenti d’Affari in Mediazione e Agenti di Commercio del vino - c’è chi pensa che lo stesso effetto valga anche per i vini a Denominazione o Igp, per i quali di fatto le contrattazioni iniziano ora e che, peraltro, più o meno avevano avuto forbici di prezzo, dopo la vendemmia 2017, del +10-20%, e per i quali i quantitativi variano in maniera meno significativa”.
Ma dei fenomeni anomali ci sono. “Uno è il Pinot Grigio, sotto la nuova Doc: tutti i numeri dicono che le cose non possono che crescere, c’è una produzione che sarà appena sufficiente per coprire il consumo, ma c’è chi non vuole pagarlo più di 0,90-0,95 euro al litro, mentre io sono convinto che nel giro di 2-3 mesi non potrà che apprezzarsi. Sul fronte Prosecco, invece, forse il prezzo è salito in maniera esagerata l’anno scorso, quando era intorno ai 2,5 euro al litro, mentre la normalità probabilmente è quella verso cui si sta andando oggi, tra l’1,7-1,8 al litro”.
Per capirne di più, insomma, si dovrà aspettare ancora qualche settimana, ma c’è un altro aspetto sui cui riflettere. “La produzione veneta - sottolinea Repetto - nel segmento del vino da tavola, ha di fatto chiuso i canali degli altri vini, e oggi per esempio le Regioni che hanno sempre avuto le maggiori quantità di vino da tavola, come Abruzzo e Puglia, fanno fatica a vendere. Ma sui vini di qualità, le trattative iniziano adesso, si intravede qualche ribasso, ma non parlerei di un crollo”.

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