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EVOLUZIONE PROSECCO - IL 12 DICEMBRE IL CENTRO STUDI DEL DISTRETTO CONEGLIANO-VALDOBBIADENE SI “METTE A NUDO”, PER ANALIZZARE IL PERCORSO CHE DAL 2003 AD OGGI HA PORTATO ALLA NASCITA DEL PRIMO DISTRETTO SPUMANTISTICO D’ITALIA

Sei anni di analisi e un esempio concreto di lavoro di squadra a tutto campo, per contribuire ad un importante risultato: la Docg Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore. Il 12 dicembre a Villa Brandolini di Solighetto di Pieve di Soligo (Treviso), nell’incontro “Il Distretto: un valore “Superiore”, promosso dal Consorzio per la tutela del Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene, il Centro Studi del Distretto Conegliano Valdobbiadene si “mette a nudo” spiegando cosa è cambiato dal 2003 ad oggi, ovvero alla creazione di una struttura unica nel suo genere: il primo Distretto Spumantistico d’Italia.
Sarà un incontro per parlare non solo di dati economici e di trend di mercato, ma anche dell’evoluzione di un “pensiero collettivo”, quello dei produttori dell’area Docg Conegliano-Valdobbiadene, passato da individualista a convinto del valore di squadra. “Se si è ottenuta la Docg è anche perché, a partire dal 2003, i nostri produttori sono maturati - sottolinea il presidente del Consorzio, Franco Adami - merito della costituzione del primo Distretto Spumantistico d’Italia, che ha rafforzato il valore di squadra tanto da ottenere risultati prima impensabili”.
Nell’incontro, Vasco Boatto, responsabile del Rapporto annuale, presenterà gli ultimi dati raccolti ed elaborati dal Centro Studi del Distretto Conegliano-Valdobbiadene, ma analizzerà anche come il territorio ed il suo prodotto simbolo sia cambiato dal 2003 a oggi. Se, ad oggi, i numeri del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene sono 57.434.000 bottiglie, di cui 48.058.000 spumante, l’export rappresenta il 30% della totale produzione e il giro d’affari ammonta a 370.000.000 di euro, fino a qualche tempo fa i numeri erano ben diversi. Il successo della denominazione si vede anche nella distribuzione organizzata, oggetto dell’intervento di Giancarlo Gramatica per Iri Infoscan con i dati 2009. E se il successo si è mantenuto in crescita costante, è grazie anche all’organizzazione del territorio in Distretto: Mario Volpe, uno dei maggiori esperti di economia distrettuale, spiegherà il valore innovativo del Distretto che, attraverso l’organizzazione di una rete di relazioni, ha portato a vincere sfide difficili come la Docg, il cui ottenimento è solo un punto di partenza perché la vera sfida sarà comunicarla al consumatore. Del turismo come strumento prezioso alla luce anche della candidatura a Patrimonio Unesco, parlerà, invece, Mara Manente, che ha condotto un approfondimento sulla struttura ricettiva del territorio. A chiudere l’incontro sarà, infine, Enrico Finzi, presidente di Astraricerche ed esperto in indagini di mercato, che farà riflettere sulle strategie future dei produttori della Docg, analizzando come il consumatore si approccia all’alta gamma in un momento economico difficile.
L’iter per il riconoscimento della Docg Conegliano-Valdobbiadene non è stato, infatti, facile e ha richiesto l’armonia fra tutti i produttori, e questa, secondo il Consorzio, si è creata grazie anche al Distretto e al Centro Studi che, in questi anni, “ha consentito al territorio di elaborare delle strategie, facendo “vedere lungo” al territorio storico di produzione del Prosecco”. Se la Docg comporta un profondo rinnovamento del vino di Conegliano-Valdobbiadene, e forse qualche rischio, dall’altro, secondo il Consorzio, “consentirà di affermare il vero valore differenziale del prodotto, che costituisce il vertice della piramide qualitativa del Prosecco. Si tratta, ovviamente, di un lavoro che richiede una strategia precisa ma, grazie al Centro Studi, il territorio è in grado di elaborarla. Il Centro Studi, infatti, è una struttura unica nel panorama nazionale perché unisce il pensiero degli imprenditori, attraverso il gruppo di lavoro in rappresentanza di tutte le categorie, e quello degli esperti di economia, grazie alla presenza dell’Università degli Studi di Padova. Il Centro Studi è partito dalla volontà dei produttori di conoscere meglio la propria identità per definire il futuro. E se, all’inizio, sembrava un progetto forse troppo ambizioso, oggi i risultati concreti sono sotto gli occhi di tutti”.

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