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FASCIA ALTA PRONTA A SFIDA RECESSIONE. LO DICONO I “GRANDI MARCHI” (TENUTA SAN GUIDO, CÀ DEL BOSCO, UMANI RONCHI, CHIARLO, LUNGAROTTI, MASI, MASTROBERARDINO, DONNAFUGATA, ANTINORI, TASCA D’ALMERITA, BIONDI SANTI, AMBROGIO E GIOVANNI FOLONARI …)

In tempi di crisi i consumatori si fanno più accorti negli acquisti, ma il vino italiano di fascia alta resiste e mette a punto una ricetta anti-recessione. Lo ha detto Piero Antinori, presidente dell’Istituto del vino italiano di qualità Grandi Marchi, che raccoglie 17 aziende consorziate che esprimono il 10% dei 3,6 miliardi di euro del valore dell’export Made in Italy. “Cresce l’oculatezza negli acquisti da parte dei consumatori ma a fare la differenza - ha sottolineato Antinori - sono la qualità e tipicità del vino”.
L’assise dei 17 big di 11 regioni del Vigneto Italia (da Biondi Santi a Michele Chiarlo, da Ambrogio e Giovanni Folonari alla Tenuta San Guido, da Cà del Bosco, a Umani Ronchi, da Lungarotti a Masi, da Mastroberardino a Donnafugata, da Marchesi Antinori a Tasca d’Almerita) con 500 milioni di euro di fatturato complessivo nel 2008, dei quali il 60% realizzati all’estero, hanno visto crescere le proprie esportazioni del 10%.

“Nella burrasca - ha detto Antinori - serve gioco di squadra”. La nostra ricetta, sottolineano i Grandi Marchi, è la sinergia nel promuovere sui mercati esteri; le azioni promozionali sono state fatte in 11 paesi e 12 città, con contatti fino a 25.000 persone. “Cambia la geografia dei mercati emergenti - ha concluso Antinori - ma resta l’ottimismo. Il vino italiano fa parte del nuovo stile di vita in Brasile e in Messico intercettiamo anche i turisti stranieri, già eno-consumatori. Regge il mercato russo e altre piazze di sicuro interesse sono Seul, Singapore e Taipei, veri e propri hub nella distribuzione asiatica”.

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