Ci sono pochi dubbi che l’Aglianico sia il grande vitigno rosso del Sud d’Italia, spesso degnissimo rivale del Sangiovese e del Nebbiolo per il campionato di tutte le uve rosse del paese. Pieno, austero, profondo, potente e longevo, le bottiglie delle migliori zone, fatte a regola d’arte, vivono decenni di vita vigorosa, raggiungendo pure picchi di grande completezza e autorevolezza. La varietà è coltivata in tutte le province della Campania, godendosi una dominanza incontestata, ma a partire della metà degli anni ‘90 una tradizione locale, rivelatasi vincente, è emersa sulle falde di Roccamonfina in provincia di Caserta: l’aggiunta di una percentuale di Piederosso, che conferisce ulteriore complessità olfattiva. Sono comparsi grandi vini con questo blend, che ovviamente hanno stuzzicato l’ingegno di Paolo Cotroneo della Fattoria La Rivolta beneventana e il suo talentuosissimo enologo, Vincenzo Mercurio. Azienda di punta nella suo provincia, e non solo, era logico che il risultato sarebbe stato di notevole interesse. E così è stato. Il blend è quello canonico già sperimentato in zone più vicine alla costa, Aglianico all’85% e il Piedirosso al 15%. Fermentazioni a regola d’arte, affinamento nei piccoli legni...parlare di un'esperimento davanti ad un vino di questo calibro sarebbe un’assurdità. Grande potenza (35 gr/ltr di estratto!) e grandi profumi in ammirevole e totale “simbiosi” davvero.
(Daniel Thomases)
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