Dopo anni di continua e per certi verti tumultuosa crescita, il mercato dei fine wines - nicchia di investimento che nonostante i suoi successi recenti resta, dal punto di vista finanziaro, poco più che un asset complementare per diversificare un po’ il portafoglio rispetto a pilasti come l’arte o l’immobiliare - nel 2023 accusa i primi e continuativi segnali di difficoltà, come abbiamo raccontato nelle nostre consuete analisi degli indici del Liv-Ex, riferimento per il monitoraggio dell’andamento di questo particolare mercato. Ma in un mondo del vino in cui tutto sommato “va sempre tutto bene”, anche per la naturale inclinazione degli appassionati e degli operatori nel guardare sempre al proverbiale “bicchiere mezzo pieno”, c’è anche ci si spinge a leggere in positivo anche questa flessione, come Oeno Group, società leader nel settore degli investimenti in fine wines.
“Gli indici del Liv-ex, che monitorano l’andamento dei prezzi dei vini più pregiati al mondo nel mercato secondario, mostrano nell’ultimo anno flessioni nei valori del mercato dei fine wine. Lo stesso Liv-ex Fine Wine 1000 mostra però come negli ultimi 5 anni tutti i sottoindici regionali che lo compongono (Bordeaux, California, Porto, Borgogna, Champagne, Rodano, Italia e Resto del Mondo) siano ampiamente in positivo, con una crescita media del 29,5%, trainata dal podio composto da Champagne con +71,7%, Borgogna con +67,6% e Italia con +43%”, spiega una nota.
“Come viene indicato dal Liv-ex, il mercato internazionale dei fine wine nell’ultimo anno ha visto decrescere i propri valori con picchi del -15%, come nel caso del Rodano” spiega Michael Doerr, fondatore e ceo Oeno Group. Che aggiunge: “gli investimenti in fine wine non vanno, però, considerati in una prospettiva di tempo così limitata come quella di soli 365 giorni, ma bisogna sempre tenere prospettive di medio-lungo termine. Se attualmente sono al ribasso, si tratta di un sintomo che questo mercato è sano, perché nessuna economia è sempre al rialzo, altrimenti si tratterebbe di una bolla speculativa destinata a scoppiare. Anzi, questo ribasso può essere considerato un momento utile per investire”. La situazione economica internazionale, ricorda Oeno Group, attualmente è determinata da diversi fattori destabilizzanti, come la guerra in Ucraina, la forte inflazione e la crisi delle banche in Silicon Valley, che hanno portato molti mercati a deflettere nei valori, comprese alcune valutazioni sui fine wine. In questo annus horribilis, l’Italia è tra i Paesi produttori che hanno conservato meglio il proprio valore. I valori del sottoindice italiano Liv-ex Fine Wine 1000, che monitora le performance delle dieci etichette nostrane più iconiche tra cui cinque Super Tuscan, da gennaio sono diminuiti del 3,4%, ma negli ultimi 365 giorni sono invece cresciuti dello 0,3%, dato che arriva al 16,3% se si considera gli ultimi due anni e sale addirittura a 43% negli ultimi cinque anni.
“L’Italia negli ultimi quindici anni è cresciuta veramente moltissimo nel mercato mondiale dei Fine Wine” spiega Gabriele Gorelli, Master of Wine e Brand Ambassador Oeno Group per l’Italia. “Le performance dei suoi vini sono state straordinarie, trainate non solo dalla Toscana, ma da un Piemonte sempre più apprezzato grazie al Barolo, al Veneto e ai territori emergenti, le cosiddette rising star, come l’Etna e la Campania. Sono proprio questi, meno conosciuti all’estero come patria di fine wine, che potranno dare nuove prospettive internazionali ai nostri straordinari vini di pregio e sui quali come Oeno Group stiamo investendo”.
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