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FRANCIA E ITALIA POSSONO ALLEARSI PER CONQUISTARE IL MERCATO ASIATICO, ED IN PARTICOLAR MODO LA CINA? SECONDO IL CRITICO FRANCESE DI FAMA MONDIALE THIERRY DESSEAUVE LA STRADA DA PERCORRERE E’ QUESTA, IMPRONTATA SULLA QUALITA’ E SENZA DUALISMI

Italia

E se Francia e Italia, da sempre in competizione, nei quattro angoli del mondo, per cercare di vendere più vino dell’altra, scoprissero che per vincere la sfida del mercato asiatico occorre fare squadra? L’idea non è nuova, ma Thierry Desseauve, critico francese di fama mondiale, che già nel 2008 aveva messo in guardia l’Europa del vino, spiega a WineNews i motivi di una proposta del genere.
“Al giorno d’oggi - spiega Desseauve - Francia e Italia vantano una qualità media altissima, con punte d’eccellenza in qualsiasi Regione, ma ciò che le distingue realmente è il concetto di reputazione. Gli italiani sono un popolo di viaggiatori, di migranti, e nell’ultimo secolo si sono spostati in massa negli Stati Uniti come in tanti Paesi europei, creando una rete in cui la promozione dei vini tricolore passava per la ristorazione e poggiava, in generale, sulla massiccia presenza di italiani all’estero. La Francia, al contrario, ha lavorato molto sui propri vini migliori, Bordeaux, Champagne, Borgogna, per crearsi una solida reputazione. Ma oggi, il mercato asiatico è nuovo per entrambi, e vista la qualità media dei vini italiani e francesi, sarebbe il caso di pensare a qualcosa di diverso”.
Riuscirà la Cina, a sua insaputa, a metter fine al dualismo più antico del mondo del vino? Chi può dirlo. Intanto, da un sondaggio commissionato per promuovere il più grande raduno di wine lovers di tutta l’Asia, Vinexpo Asia-Pacific, emerge che il 99,5% del vino consumato in Cina è senza bollicine, ed il 91% di questo è rosso.
Un indirizzo chiaro su quali siano i gusti dei consumatori cinesi, che si riflettono sui prezzi astronomici pagati, ad esempio, per una cassa di Lafite-Rothschild 1982, pagata da un appassionato 132.770 dollari, un record. E se la quota di Francia ed Italia continua a correre, non bisogna mai dimenticarsi dell’Australia, competitor “geograficamente” temibile in un Paese in cui il vino rappresenta già il 39% del mercato delle bevande alcoliche, secondo i dati Ipsos.
Segno, come scrive anche il quotidiano di Stato “China Daily”, che sono sempre di più i cinesi che amano il vino, specie i giovani tra i 25 ed i 35 anni, particolarmente sensibili alle campagne pubblicitarie dei grandi produttori, ma anche smaniosi di crearsi una solida cultura enoica.

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