Se non è un escalation, poco ci manca. Dalla Francia, dove la vendemmia alle porte rischia di rivelarsi molto meno semplice del previsto, risuona l’ennesimo allarme, un altro segnale di una viticoltura d’Oltralpe tutt’altro che sta attraversando un momento di enorme difficoltà. Questa volta, sono i viticoltori del Sud-Est, quelli delle cooperative dell’Occitania (Vignerons Coopérateurs d’Occitanie, Vco), a lanciare un appello forte agli enti locali, al Governo francese e all’Unione Europea. “Malgrado tutti gli sforzi compiuti, il contesto continua a inasprirsi, mettendo a rischio la sopravvivenza di tante aziende. Il sostegno delle istituzioni pubbliche è essenziale per un futuro sostenibile”, si legge nel comunicato dei Vignerons Coopérateurs d’Occitanie, riportato dal magazine francese “Vitisphere”, che rappresentano il 70% della produzione vinicola regionale (che ammonta mediamente a 14 milioni di ettolitri, poco meno di un terzo della produzione nazionale francese, ndr) con 193 cantine e unioni cooperative per 17.000 viticoltori soci e 5.900 dipendenti.
Un sistema che rischia seriamente il collasso, minato com’è nelle sue fondamenta. Aumento dei costi, inflazione, calo dei consumi interni ed un mercato in contrazione, ma anche le conseguenze, in vigna, della siccità e degli attacchi delle muffe: tante sono le “piaghe” che hanno colpito e stanno colpendo il settore nella Regione (in difficoltà ormai dal 2020, quando il governo stanziò 34 milioni di euro proprio per sostenere la ripresa del comparto fiaccato dalla fase più acuta della pandemia di Covid-19), affrontabili solo con una serie importanti di aiuti. Il presidente dei Vignerons Coopérateurs d’Occitanie, Ludovic Roux, ottenuto pochi giorni fa un aumento del plafond destinato alla distillazione di crisi (in tutto, 200 milioni di euro, come abbiamo ricordato qui), rilancia la richiesta di estirpazione differita, affossata da Bruxelles, ma che darebbe “il tempo ai viticoltori di fare scelte di ristrutturazione del vigneto in linea con il mercato se quest’ultimo lo consente”. E mentre gli aiuti per l’abbandono della professione di viticoltore si limitano allo sradicamento sanitario a Bordeaux (per la rinaturalizzazione e la diversificazione agricola), la cooperazione occitana rileva che “se i viticoltori saranno costretti a cessare la loro attività abbiamo il dover di sostenerli ed esigere una misura sociale adeguata”.
Parallelamente a questi aiuti alla ristrutturazione dell’offerta, i Vignerons Coopérateurs d’Occitanie chiedono un aiuto economico a breve termine: “una misura di sostegno per le imprese, una deroga all’ammortamento, una misura relativa al flusso di cassa attraverso una deroga di un anno ai contributi della mutualité sociale agricole, uno sgravio al 100% della taxe foncière sur les propriétés non bâtiesmisure, una fiscalità adeguata all’Agricoltura”. Inoltre, di fronte alle criticità causate dal clima nell’annata 2023 - la peronospora e la siccità - le cantine cooperative chiedono “una misura di sostegno specifica, basata sull’Ebitda e sui fatturati delle aziende agricole”.
A livello strategico, le cooperative dell’Occitania chiedono infine “misure che accompagnino l’apertura di nuovi mercati all’export”, richiamando la necessità di una “grande causa nazionale”. I Vignerons Coopérateurs d’Occitanie ritengono quindi “necessario il controllo delle pratiche dei nostri fornitori in un periodo inflazionistico in cui i nostri costi di produzione sono cresciuti di oltre il 20%, a vantaggio di alcuni”. La cooperazione occitana raccoglie anche le richieste del Syndicat des Viticulteurs de l’Aude, contro la francesizzazione dei vini importati, chiedendo maggiori controlli. Infine, in un periodo in cui i costi di produzione sono alle stelle, la risposta per i Vignerons Coopérateurs d’Occitanie “non può essere un calo dei prezzi alla produzione: il sostegno del governo è essenziale. Stare fermi non sarà tollerato”, conclude il comunicato dei vignaioli delle cooperative dell’Occitania.
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