«Stiamo puntando con importanti investimenti sui vigneti e sui vitigni autoctoni delle più vocate regioni italiane. L’obiettivo è una decisa evoluzione dei nostri vini verso i massimi livelli qualitativi». Gianni Zonin parla del nuovo corso affrontato dalla sua azienda, una delle firme storiche della viticoltura del nostro Paese. Con 11 tenute in 7 regioni italiane (a cui si aggiunge quella di Barboursville in Virginia, negli Usa) ed un totale di 3.700 ettari, di cui 1.800 di vigneto specializzato, Zonin è l’azienda vitivinicola più importante d’Italia e la terza in Europa. Gianni Zonin ha intrapreso da qualche tempo una vera e propria “rivoluzione” nel nome della qualità, senza timore di rimettersi in gioco per seguire le attuali richieste del mercato. «Quest’anno rappresenta per noi una pietra miliare verso una nuova filosofia produttiva. Il nostro spirito è sempre stato quello di non sentirsi mai arrivati, ma anzi rinnovarsi continuamente per garantire il meglio ai nostri consumatori. Ciò presuppone di possedere antenne molto sensibili per captare le esigenze provenienti dal mercato, ed eventualmente riorientare le scelte quando necessario».
La qualità per tutti
Negli ultimi anni si è assistito ad un cambiamento radicale nei gusti dei consumatori, che ha riguardato non solo l’Italia ma tutto il mondo occidentale. Il consumo di vino da tavola è in netto calo, mentre la richiesta di prodotti di valore continua la sua ascesa. Si beve meno rispetto al passato, ma con una maggiore attenzione alla qualità. Le cause sono una migliore informazione e preparazione del consumatore, nuove scoperte scientifiche che raccomandano l’assunzione regolare di vino a scopo di prevenzione e, sicuramente, un fenomeno di moda legato al concetto del piacere e del “buon vivere”. Partendo dalla propria storia recente, caratterizzata dalla produzione di vini destinati ad un largo consumo, Gianni Zonin ha deciso di rivedere la mission dell’azienda, ponendosi nuovi traguardi e puntando deciso al mercato della qualità. «Abbiamo constatato che, seppure esista da parte dei consumatori una crescente richiesta di prodotti di livello, permanga un gap evidente tra chi può permettersi bottiglie appartenenti ad una fascia di prezzo molto elevata e chi deve conciliare il proprio desiderio di qualità quotidiana con il budget a disposizione.
Il nostro obiettivo è colmare questo vuoto e garantire a tutti la qualità, che non può essere prerogativa di un gruppo ristretto di consumatori ma deve allargarsi al maggior numero possibile di persone. Un concetto di qualità - conclude Zonin - che vogliamo progressivamente estendere a tutti i nostri prodotti. Solo un’azienda organizzata come la nostra può raggiungere questo difficile obiettivo». E per raggiungerlo Gianni Zonin sta investendo nelle più importanti regioni vitivinicole italiane: «La presenza nei principali territori del vino, attraverso undici grandi tenute, rappresenta un valore aggiunto per i nostri prodotti».
I punti di forza: investimenti in vigna
e valorizzazione dei vitigni autoctoni
Nella certezza che la qualità nasca innanzitutto dalla vigna, la famiglia Zonin sta investendo dal 1999 cifre considerevoli, pari al 20 % del fatturato annuo (che è stato di 77,5 milioni di euro nel 2001): identificata in passato come l’azienda che “comprava” le uve, Zonin ha avviato, da alcuni anni, un’importante campagna di acquisizione di vigneti nelle più vocate regioni italiane, partendo dai territori storici del vino, Toscana e Piemonte, fino alle zone emergenti: la Sicilia, la Puglia e il Friuli. Sul fronte del vigneto, Zonin si sta concentrando per sviluppare al meglio il concetto di qualità, impegnando un’equipe tecnica tra le più preparate del settore. Fondamentale il ruolo svolto da Franco Giacosa, uno dei migliori winemaker a livello mondiale, che ha dato una nuova impronta alla produzione. Giacosa è riuscito a valorizzare le varietà tipiche del territorio italiano trovando, al tempo stesso, una perfetta mediazione con il gusto internazionale. «I nostri vini - evidenzia Zonin - oggi hanno una precisa carta d’identità, una personalità definita e, grazie al contributo di Giacosa, grandi potenzialità di sviluppo».
Riuscire a conciliare tradizione con innovazione e modernità è sicuramente uno degli obiettivi principali di Gianni Zonin. Un’operazione che sembrava impossibile - rivoluzionare i vigneti spingendo esclusivamente sull’alta qualità e realizzare vini che interpretano al meglio i gusti dei consumatori partendo dalla tipicità del terroir - sta dando oggi i primi importanti risultati. A cominciare dalla Sicilia, con il Nero d’Avola, il Merlot ed il Cabernet Sauvignon (Feudo Principi di Butera), e dal Piemonte con la Barbera (Masarej). Altri esempi di combinazione positiva tra tradizione, valorizzazione del territorio e rispetto dei gusti del consumatore sono le tenute Zonin in Maremma ed in Friuli-Venezia Giulia, considerate le due nuove frontiere della nostra enologia. In Friuli, Zonin è impegnato nell’impresa di rilanciare l’area di Aquileia, facendola diventare una reale alternativa al notissimo Collio. Sempre in questa regione, con la tenuta Ca’ Bolani, Zonin sta riscoprendo la vocazione friulana ai grandi vini rossi, valorizzando un importante autoctono come il Refosco dal peduncolo rosso. Gianni Zonin è talmente convinto delle potenzialità dei nostri vitigni tradizionali che anche nella sua azienda di Barboursville, in Virginia, sta producendo un Nebbiolo che dimostra la grande adattabilità e forza espressiva delle varietà italiane in zone molto lontane.
Le tenute Zonin: presidi del territorio e
delle tradizioni rurali
Negli ultimi anni la famiglia Zonin ha assunto il ruolo di “custode” del territorio nelle regioni in cui è presente con le proprie tenute: ciò nella convinzione di avere una precisa responsabilità per la salvaguardia e la valorizzazione delle peculiarità storiche e paesaggistiche. «Le nostre fattorie sono presidi di qualità e civiltà rurale, oasi di tradizioni che vogliamo difendere - spiega Gianni Zonin - Sono particolarmente orgoglioso della cura e del rispetto da sempre poste nella gestione delle tenute, tutte di grande rilievo paesaggistico ed architettonico». Una per tutte Castello d’Albola, tra le più suggestive residenze rinascimentali toscane. Ma non c’è solo la conservazione e la salvaguardia: Zonin esercita un ruolo attivo per la valorizzazione di specifici territori. In questa direzione si inserisce l’ultima “sfida” lanciata per il rilancio dell’Oltrepò, che da alcuni anni sta soffrendo di un calo d’immagine nei confronti dei consumatori a vantaggio della limitrofa Franciacorta. Per Gianni Zonin una nuova grande opportunità per l’Oltrepò potrebbe venire dalla Docg Oltrepò Classico, uno spumante ottenuto per l’80% da uve di Pinot Nero che ben si potrebbe contraddistinguere dalle bollicine prevalentemente a Chardonnay franciacortine. Un’ulteriore chiave di rilancio potrebbe essere la valorizzazione delle varietà autoctone, come Barbera e Bonarda, alle quali dovrebbe essere riconosciuta la Docg.
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