Per il suo sbarco in Maremma, il territorio vinicolo italiano paragonato alla mitica regione francese del Bordeaux, Gianni Zonin ha fatto le cose in grande: Tenuta Rocca di Montemassi è la sua ultima “creatura”, che si va ad aggiungere alle altre 10 tenute in 7 regioni d’Italia Nella Tenuta Rocca di Montemassi, che si trova proprio al centro dell’emergente Doc Monteregio, il Sangiovese è il vitigno d’elezione, al quale si aggiungono Cabernet Sauvignon, Merlot e Syrah. Per i bianchi la scelta è caduta sul Vermentino, vitigno autoctono per eccellenza della costa Toscana, che qui trova un ambiente ideale.
Il 2004 rappresenta un esordio per la tenuta maremmana di Zonin: è di quest’anno infatti il debutto della prima etichetta, e l’obiettivo è una produzione limitata di altissima qualità. Ad inaugurare la prestigiosa serie di vini che nei prossimi anni usciranno dalla Tenuta Rocca di Montemassi è il Vermentino, di cui saranno prodotte quest’anno solo 26.000 bottiglie. La quarta tenuta toscana della famiglia Zonin (oltre a Castello d’Albola nel Chianti Classico, Fattoria Il Palagio e Fattoria Abbazia Monte Oliveto, entrambe nel terroir della Vernaccia di S.Gimignano), è immersa nel suggestivo scenario della Maremma grossetana: un’azienda di 420 ettari, di cui 106 a vigneto, che diventeranno 170 entro i prossimi 5 anni, a dimostrazione della volontà di Zonin di investire in questo territorio, considerato una delle nuove frontiere della vitivinicoltura nazionale, i cui terreni sono oggi disputati dai più famosi produttori, e non solo italiani, visto che qui hanno investito anche i Rothschild di Château Lafite.
La tenuta è situata sotto la rocca di Montemassi, castello famoso per essere stato immortalato dal pittore Simone Martini nel celebre affresco “Guidoriccio da Fogliano”, e la zona è letteralmente circoscritta, a largo raggio, da una corona di rocche e castelli. La cantina della tenuta è stata ideata per integrarsi perfettamente con l’ambiente ed il paesaggio circostante: l’architetto Mirko Amatori, la cui filosofia progettuale è basata su un rispetto assoluto del territorio, ha scelto infatti di restaurare gli edifici di Rocca di Montemassi mantenendo l’andamento rurale e la salvaguardia del paesaggio toscano-maremmano, nonché il recupero architettonico delle strutture esistenti che sorgono tra pini marittimi, olivi ed un piccolo lago naturale. La cantina sarà destinata alla lavorazione di circa 15.000 quintali di uva di propria produzione provenienti da 170 ettari di vigneto, che attraverso un ciclo completo di trasformazione, affinamento e imbottigliamento produrrà vini di altissimo pregio della zona Doc Monteregio. Ciò è possibile anche grazie alle ottime caratteristiche del terreno, siliceo e argilloso, arricchito da preziosi minerali, che conferiscono alle uve un carattere unico. Il clima mediterraneo che risente delle brezze marine contribuisce a mitigare le alte temperature estive e a mantenere perfettamente sani i grappoli. Qui le precipitazioni sono concentrate nella stagione invernale, mentre in primavera ed estate sono quanto mai rare.
Il ritratto - Tenuta Rocca di Montemassi
Tenuta: l’azienda si trova nella zona pedecollinare e collinare in frazione Montemassi, comune di Roccastrada, nella Maremma Toscana, e rientra nella zona doc Monteregio, una giovanissima denominazione d’origine controllata per un territorio di antichissima vocazione vitivinicola, che si snoda all’interno di un comprensorio unico tra la costa toscana e le colline metallifere. Il terreno vitato della tenuta si estende attualmente su 106 ettari scelti con cura per ottenere uve di qualità, fra i 420 dell’intera proprietà.
Cenni storici: I vini prodotti nella tenuta Rocca di Montemassi hanno molto da raccontare: il paesaggio,la storia, il costume. Il terreni della tenuta sono infatti dominati da un insediamento fortificato che risale con tutta probabilità al X secolo. Posseduto dagli Aldobrandeschi prima, dai conti Pannocchieschi poi, usurpato da Cappuccini di Sticciano, si ribellò a Siena nel 1328 con l’aiuto di Castruccio Castracani, ma fu espugnato dalle più forti milizie senesi dopo l’assedio immortalato nel celebre dipinto di Simone Martini, che si trova nel Palazzo pubblico di Siena, raffigurante Guidoriccio da Fogliano a cavallo. Sullo sfondo, oltre al castello di Montemassi, sono dipinte le tende dell’accampamento delle sue truppe circondate da alcuni vigneti. Nel 1632 il Granduca Ferdinando II di Toscana istituì il Marchesato di Montemassi e Roccatederighi, affidandone la guida ai Malaspina di Mulazzo: guida che passò successivamente ai Cambiaso di Genova, ai Bichi di Roccalbegna, al Marchese Bichi Rispoli, fino a quando, nel 1826, il Marchesato fu definitivamente soppresso.
Territorio: Nell’immaginario popolare, la Maremma toscana era una terra poco felice: quella che ispirò a Dante uno dei suoi versi più tristi, “Siena mi fè, disfecemi Maremma”, e a uno sconosciuto autore una struggente canzone: “Tutti mi dicono Maremma Maremma / ma la Maremma è una Maremma amara: / l’uccello che ci va perde la penna / io ci ho perduto una persona cara”. In realtà il territorio di Montemassi, situato nei pressi delle alture che costituiscono l’ultima propaggine delle colline metallifere, non ha molto a che fare con quell’immagine. Anzi il suo clima, con piogge limitate solamente in inverno e primavera, con un’estate e un autunno piuttosto caldi e asciutti, assicura una perfetta maturazione delle uve, mentre la notevole ventilazione della zona marina favorisce la loro perfetta sanità. E le correnti d’aria fresca che di notte scendono dalla collina verso il mare, esaltando la componente aromatica, stimolano la formazioni di vini dalla personalità forte ma al tempo stesso piacevole e fine.
Suolo & clima: Il terreno, di tessitura argillosa e pressoché privo di limo, è il più atto a cedere gli elementi nutritivi alla vite e consente un forte accumulo d’acqua in primavera, da cedere nelle fasi successive quando non piove più. L'area è attraversata dal raggio di luce che parte da Montalcino e si esaurisce a Bolgheri, sul mare, assicurando alla vigna e alle uve la luminosità ideale. Le condizioni pedoclimatiche, insomma, sono ideali per ottenere risultati enologici entusiasmanti soprattutto se si rispetta il suolo con lavorazioni appropriate, se si dispone di una riserva idrica per affrontare i periodi di siccità, se i lavori in vigna sono adeguati. Tutti questi “se” sono legati però a una grande certezza: la Maremma è la nuova frontiera del vino di qualità italiano perché può fruire di straordinarie potenzialità qualitative ancora inesplorate.
Vigneti: Dopo approfondite indagini pedo-climatiche si è deciso di adottare come forma di allevamento la controspalliera gestita a cordone speronato e guyot bilaterale in funzione delle caratteristiche fisiologiche delle varietà coltivate. La densità di impianto è di 5000 ceppi/ha.
Tecniche di allevamento: La gestione della vigna è seguita da uno staff di agronomi il cui compito è quello di interpretare il comportamento vegeto produttivo delle diverse varietà e di intervenire con sapienza per esaltare le caratteristiche peculiari di ciascuna di esse. Le tecniche adottate si pongono inoltre l’obiettivo di essere rispettose dell’ambiente: i diserbi hanno lasciato il posto alla lavorazione del terreno così come la ricerca dell’equilibrio della vite e la gestione della parete vegetativa hanno permesso una riduzione drastica dell’utilizzo degli agrofarmaci.
Varietà & vini: Le varietà coltivate sono quelle tradizionali della zona e cioè il Sangiovese ed inoltre l’autoctono per eccellenza della costa toscana il Vermentino. A queste si affiancano i vitigni Cabernet Sauvignon e Franc, Merlot e Syrah; vitigni questi ultimi che già dalle prime vinificazioni hanno manifestato una eccellente interazione con il terroir.
Prospettive del territorio: Qualche anno fa, questo lembo di Maremma era stato dimenticato dai viticoltori, ma oggi i suoi terreni se li disputano i più famosi produttori non solo italiani. Se è vero infatti che il vino è espressione del territorio da cui nasce, quelli di Montemassi sono frutto di una terra che confina da un lato con Bolgheri e dall’altro con Scansano, patria del Morellino, scaturiscono da una natura che ha le sue perle in Punta Ala e Castiglione della Pescaia e traggono dalle colline metallifere su cui sono allineati i filari delle viti quella mineralità che li fa distinguere da tutti gli altri. Non per niente in questo territorio hanno investito perfino i Rothschild di Château Lafite. E una simile concentrazione di firme prestigiose garantisce che quest’angolo di Maremma diventerà una delle zone più importanti del panorama vitivinicolo italiano., recuperando un’antichissima vocazione che risale addirittura agli Etruschi: questa è la loro costa, e dalla vicina Vetulonia, cui è legata la memoria del mitico re Porsenna, si irradia il fascino della loro civiltà che nella vite aveva le sue basi.
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