Al vino di domani servono psicologi, giovani e new media per comunicare in maniera profonda, con messaggi nuovi, al consumatore del futuro. Ecco, in sintesi, il pensiero di Attilio Scienza tra i massimi esperti del mondo di Bacco (ed è professore ordinario all’Università di Milano, ndr), raccontato a Ragusa, nell’evento internazionale “Sicilia en primeur”.
“In tutti questi anni ci siamo parlati addosso, nei convegni di viticoltura, enologia e marketing che fossero, i concetti era molto ridondanti. Ora è il momento di attingere ad altre discipline scientifiche che sono rimaste un po’ fuori dalla comunicazione enologica - spiega a WineNews - prodotti “laterali” ma che possono dare un grandissimo aiuto a comunicare il vino. Ad esempio, tutte le esperienze di psicologi o comunicatori che partono da conoscenze antropologiche o di cultura materiale, possono essere benissimo utilizzate con le nuove tecnologie e gli strumenti moderni della comunicazione che i giovani sono bravissimi a far funzionare, che sono reti neurali prima ancora che elettroniche, per capire cosa vuole il consumatore nel suo stato profondo, perché oggi lo conosciamo solo a livello superficiale.
Uno psicologo può aiutarci a dire “quel consumatore vuole quel prodotto”, e a spostarci in quella direzione, comunicando con brand, segnali e messaggi che colpiscano i suoi punti sensibili e aiutarlo a scegliere”. Ma per fare tutto questo serve un cambio di mentalità: “noi siamo eredi di una cultura verticale, conosciamo poche cose ma le abbiamo approfondite.
I giovani, invece, vogliono una cultura orizzontale, conoscere tante cose anche in maniera più superficiale, però il futuro è quello di realizzare relazioni tra queste cose. E questo è possibile con strategie di comunicazione moderne che utilizzino le 4 formule fondamentali: la lettura, il suono, la visione e l’interazione. Ovvero, tutti i mezzi di connettività attuali. Per questo è importante per le aziende assumere giovani e giovanissimi che facciano questa comunicazione, che parlino il linguaggio dei loro coetanei, è una rivoluzione che non può essere affidata ai cinquantenni. Per questo alle aziende dico: assumete giovani e giovanissimi, daranno una nuova linfa, un nuovo messaggio a quello che sarà il pubblico di domani, che non è più raggiungibile con slogan di passato come territorio, storia, tradizione, cultura. Sono cose che a loro suonano come cose di scuola, non piacevoli. Diamogli dei messaggi diversi, con questi nuovi mezzi di comunicazione”.
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