Addio ai grissini da sgranocchiare al ristorante tra una portata e l'altra? Il più famoso tra i sostitutivi del pane ha subito un calo del 50% delle vendite a volume nel canale ristorazione rispetto al 2019: per questo aziende, accademici, chef, ristoratori e panificatori lanciano l’allarme #savethegrissino, in occasione del “Breadstick Day”, la Giornata internazionale che oggi celebra l’arte del grissino.
Ma quali sono le cause? Innanzitutto gli effetti del periodo pandemico e l’aumento dei costi delle materie prime che ha portato, tra il 2021 e il 2022, (indagine NielsenIQ), ad un aumento del +2,3% del prezzo medio al kg dei grissini e addirittura del +13,9%, anno su anno, per i prodotti da forno confezionati (studio Unione Nazionale Consumatori su dati Istat).
A questo si aggiungono le difficoltà per i ristoratori di riutilizzare gli avanzi: ad andare per la maggiore sono infatti le porzioni di grissini monodose, le quali però, sempre più spesso, vengono aperte dai clienti ma poi lasciate a metà, inducendo così i ristoratori a tagliare la referenza grissino dai cestini del pane. Inoltre si stanno affermando nuovi trend di consumo e i grissini. Ma, come spiega Federica Bigiogera, marketing manager di Vitavigor, azienda leader nel settore: “Non possiamo permettere che una tradizione millenaria della cucina italiana possa scomparire dai cestini del pane e dai menu dei ristoranti italiani: facciamo dunque appello a tutti i consumatori e ristoratori italiani affinché difendano con forza l’identità del grissino”.
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