Se l’Italia del vino, piano piano e non senza fatica, è partita alla conquista del mercato cinese, diventato tra i principali buyer del Belpaese, in Asia c’è un altro possibile grande ammiratore del vino tricolore: Hong Kong. Lo stato acquista infatti ogni anno 1,4 miliardi di dollari di vino, posizionandosi al n. 7 nella classifica dei buyer enoici mondiali, e la Francia non si è certo fatta scappare l’occasione, ed Hong Kong è già un mercato fondamentale per i cugini d’Oltralpe, e l’export verso di esso ha già un valore di 809 milioni di euro. L’Italia purtroppo, come per la Cina, è ancora molto indietro: per il vino italiano Hong Kong è solo la destinazione n. 25, con un export del valore di “soli” 39 milioni di euro. E non è tutto: ancora più pesante, secondo l’Osservatorio Vinitaly Nomisma Wine Monitor su base doganale, è il trend nei primi 9 mesi di quest’anno, con un -17,4% a valore per il Belpaese a fronte di una ulteriore crescita della Francia (+6,9%) e di una pausa di riflessione della domanda globale di vino della regione amministrativa speciale cinese (+0,6%).
Come sempre in questo settore, per conquistare il mercato e i buyers, e poi i winelovers, l’importante è farsi conoscere: da qui parte l’importanza della presenza del Padiglione Italia all’International Wine & Spirits Fair di Hong Kong (8-10 novembre), la principale rassegna del settore del Sud Est asiatico. Gestito da Vinitaly e Sol&Agrifood in collaborazione con Ice, il Padiglione ospita oltre 100 cantine italiane, che rappresentano l’eccellenza di tantissimi dei territori del vino italiani, dal Montepulciano all’Etna, dalla Valpolicella e dall’Amarone ai grandi piemontesi, dai vini dell’Alto Adige a quelli dell’Emilia Romagna. E non solo: a fare da porta bandiera dell’eccellenza enogastronomica del made in Italy ci sono anche i produttori dell’olio extravergine d’oliva tricolore.
“Da sempre - afferma il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese - lavoriamo bene sia con le istituzioni che con le aziende italiane. Ora però, qui come in tutta l’Asia, è arrivato il momento di fare massa critica tutti insieme per far capire veramente che cos’è l’Italia e il nostro vino. Accanto al business - continua Danese - crediamo si debba lavorare tanto in formazione, e su questa direttrice ci stiamo impegnando da tempo, con la Vinitaly international Academy, che conta solo in Asia 59 wine ambassador”. Che è il pensiero anche del direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani, che sottolinea come “Siamo convinti che occorra ripensare a una strategia comune diversa e vincente per l’Asia, a partire da una piazza chiave che è sia hub di riesportazione per il 40% sia sempre più una centrale fondamentale di consumo nell’horeca”.
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