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IL CAMBIAMENTO CLIMATICO NON È IL RESPONSABILE DIRETTO DELL’AUMENTO DEL GRADO ALCOLICO DEL VINO. A DIRLO UNO STUDIO DELLA AMERICAN ASSOCIATION OF WINE ECONOMISTS SU 129.123 VINI CONFRONTATI CON I DATI CLIMATICI DEGLI ULTIMI 18 ANNI

Italia
Il clima non è il responsabile diretto dell’aumento del grado alcolico del vino

Il cambiamento climatico non è il responsabile diretto dell’aumento del grado alcolico del vino. A dirlo uno studio della American Association of Wine Economists, “Splendide Mendax - False Label Claims about High and Rising Alcohol Content in Wine”, che ha analizzato i dati sul clima tra il 1992 ed il 2009, comprendendo 129.123 campioni di vino, di cui 80.421 rossi e 46.985 bianchi di tutto il mondo. Si è così scoperto che l’indice di calore della maggior parte dei Paesi produttori è cresciuto molto meno del grado alcolico: in soldoni, l’aumento delle temperature non può rappresentare la causa primaria dell’aumento di grado alcolico. Il perché è presto detto: secondo gli autori della ricerca il contenuto di alcol nel vino è aumentato mediamente dell’1,12& all’anno, che in 18 anni equivale ad una crescita del 12,7%, molto di più di quanto fosse legittimo aspettarsi, perché l’innalzamento dell’indice di calore rilevato nel periodo 1992-2009 prevedrebbe in realtà un aumento medio dello 0,05% di alcol all’anno. Per rendere l’idea, ci vorrebbe un aumento delle temperature enorme, pari a 6,67 gradi all’anno per giustificare solo con il clima un tale aumento della gradazione alcolica dei vini.

Lo studio rileva poi un altro aspetto, specie per quanto riguarda i vini americani, su cui aprire una riflessione. Nel 57% dei campioni analizzati, perlopiù rossi del Nuovo Mondo, sono stati rilevati livelli alcolici più alti di 0,45 gradi rispetto a quelli effettivamente riportati in etichetta. Secondo Julian Alstor dell’Università Uc Davis, primo autore della ricerca, i motivi di una scelta del genere vanno ricercati nell’evoluzione dei gusti del mercato: “potrebbe essere vantaggioso per l’azienda dare al consumatore sia un vino che abbia le caratteristiche desiderate, tra cui una maggiore gradazione alcolica effettiva, sia le indicazioni in etichetta che in qualche modo ci si aspetta di trovare, sottostimando il vero contenuto di alcol”. Ma non è l’unica motivazione, per quanto riguarda i rossi americani infatti c’è da considerare l’aspetto economico: l’accisa federale sul vino varia infatti a seconda della gradazione alcolica così, mentre su un gallone (3,78 litri) di vino che abbia fino al 14% di alcol si paga 1,07 dollari, superata questa soglia (e fino ai 21%) la tassa sale a 1,57 dollari.

In conclusione, spiegano i ricercatori, nonostante l’impossibilità di poter considerare ogni variante climatica in grado di spiegare il fenomeno, è da escludere quasi totalmente la teoria per la quale l’aumento del grado alcolico dei vini, in tutto il mondo, è strettamente legato all’aumento delle temperature, anzi, il primo responsabile è, ancora una volta, l’uomo.

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