Il maltempo registrato nella primavera 2024 ha messo a dura prova il comparto apistico italiano. Le persistenti piogge e alluvioni al Nord Italia hanno compromesso seriamente il raccolto dei mieli primaverili, tra cui la pregiata acacia, e non se la passa meglio il Sud colpito da incendi e siccità. Così le tre associazioni apistiche nazionali, Unione Nazionale Associazioni Apicoltori Italiani (Unaapi), Federazione Apicoltori Italiani (Fai) e Miele in Cooperativa, hanno inviato, l’8 luglio scorso, una nota congiunta al Ministero dell’Agricoltura, rivolgendosi al sottosegretario Luigi D’Eramo e chiedendo un finanziamento straordinario per supportare le aziende apistiche professionali, anche quest’anno estremamente in difficoltà dal punto di vista della produzione. Una richiesta che fa seguito alle numerose voci di allarme riguardo al settore sollevate recentemente da molte Regioni.
“I consumatori, così come le istituzioni, è bene siano consapevoli che la disponibilità di alcune tipologie di miele italiano saranno difficilmente reperibili, almeno fino alla prossima stagione produttiva, ad inoltrato 2025 - fa sapere, in una nota, l’Unaapi - inoltre, molte aziende apistiche non potranno fronteggiare le perdite produttive e saranno costrette alla chiusura o ad un significativo ridimensionamento”. L’associazione espone le criticità legate al settore e le conseguenze: “il miele italiano, tra le eccellenze nostrane, sarà sostituito da quello di importazione estera, in particolare da prodotti extra Unione Europea, a basso costo e di scarsa qualità. Uno scenario che minaccia i fattori chiave per la sostenibilità negli acquisti: l’importanza dei consumi a chilometro zero e la tutela della qualità”.
Il documento entra nel dettaglio e cita dati fattuali: il 75% delle api che popolano la Lombardia sono allevate da aziende apistiche che di fatto rischiano di dover chiudere la propria attività (fonte: Apilombardia), in Veneto, nel febbraio scorso, sono state colpite dalle alluvioni, mentre in Toscana il bilancio del raccolto del miele di acacia è negativo e va male anche la produzione del miele di sulla (fonte: Arpat), e in Piemonte le piante di castagno e tiglio sono state danneggiate in piena fioritura, gli apiari sono allagati e irraggiungibili (fonte: Aspromiele).
“Un quadro nazionale che non deve lasciare indifferenti, non solo rispetto alla crisi produttiva ma anche e soprattutto per l’impatto del cambiamento climatico sul patrimonio apistico italiano - scrive Unaapi - lo sconvolgimento climatico in atto ha ripercussioni negative sulle api, monitorate e accudite dagli apicoltori, ma ricordiamo che il loro declino, e degli impollinatori in generale, si ripercuote sul valore economico del servizio di impollinazione animale, stimato in 153 miliardi di euro l’anno a scala mondiale, 22 miliardi a scala europea e 3 miliardi a scala nazionale secondo dati Ispra. Ecco perché è fondamentale tutelare il comparto apistico, prioritariamente le aziende professionali che allevano il 79% degli alveari in Italia. Preoccuparsi del benessere delle api e dell’andamento del mercato del miele senza prendere consapevolezza dell’indispensabile attività degli apicoltori, è una scelta pericolosa che potrebbe generare soluzioni tardive e inattuabili”.
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