Il cibo non è soltanto un modo per soddisfare un bisogno primario dell’uomo, ma è un mezzo per avvicinarsi alle persone, ai prodotti ed ai territori. Questo è chiaro per le 109 insegne del gusto che, grazie al loro impegno per il riscatto sociale e l’inserimento lavorativo di persone con disabilità, si sono avvicinate al grande pubblico e si sono guadagnate un posto nella nuova guida per i ristoranti cooperativi, dal titolo “Il gusto della Cooperazione”. Il volume, edito da Pecora Nera, l’editore indipendente che, dal 2003, realizza guide critiche basate su visite effettuate pagando il conto come clienti qualsiasi (la tecnologia blockchain le rende le uniche guide al mondo ad essere tracciate), curato da Simone Cargiane e Fernanda D’Arienzo e presentato da Fabiola Di Loreto, direttore generale di Confcooperative, presso “La Trattoria degli Amici”, il ristorante gestito a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio, ha l’obiettivo, in 240 pagine, di raccontare molto più di un semplice viaggio culinario attraverso l’Italia. È un’esplorazione delle realtà cooperative che, attraverso la ristorazione, uniscono il piacere del cibo all’impegno sociale e alla valorizzazione dei territori. Ogni ristorante cooperativo racconta una storia di inclusione, sostenibilità e legame con la comunità locale. Organizzata per regioni, da nord a sud, la guida offre un percorso unico che sazia non solo il palato, ma anche l’anima, presentando un’Italia che crea valore e opportunità attraverso la cooperazione. Un viaggio da gustare con tutti i sensi.
“Sono 109 storie - spiega Di Loreto - da leggere come un romanzo, di cooperative agricole che decidono di valorizzare i prodotti dei loro soci ad esempio del settore della pesca. Dando così l’opportunità ai pescatori di integrare il reddito da lavoro della pesca con il reddito della ristorazione che valorizza il pesce e anche i trasformati del pescato. Sono in gran parte cooperative sociali che nascono per fare un altro tipo di servizio di assistenza e di cura nei confronti delle persone e danno un’opportunità di lavoro a tutti, disabili compresi”. Che poi decide di raccontare il perché della scelta de “La Trattoria degli Amici” come locale per la presentazione del volume: “questo è un ristorante che nasce da una cooperativa sociale, che solo recentemente ha deciso di iscriversi a Confcooperative e che sarà nella prossima edizione della guida insieme ad altre realtà con storie di riscatto che partono dalla cucina. Censiti in questa guida sono i ristoranti di alta qualità, con ingredienti generalmente da produzioni italiane e cucine che valorizzano i prodotti del territorio, ma soprattutto le persone”. E “La Trattoria degli Amici”, infatti, offre, nel cuore di Trastevere, lavoro stabile a 15 persone tra disabili e professionisti, come spiega Paola Scarcella della Comunità di Sant’Egidio. La storia dell’insegna parte nel 1998 quando l’Associazione Culturale ricevette l’ambita licenza per la ristorazione, dono dell’allora sindaco Walter Veltroni in occasione della Giornata della Disabilità, fino alle soddisfazioni più recenti, come la trasferta in Umbria per cucinare nella brigata del G7 della Disabilità. “Oggi - conclude Scarcella - è qualcosa che lega l’impresa e quindi la capacità di produrre un reddito, di produrre dei benefici sociali, di produrre un’autonomia finanziaria per le persone con disabilità, ma nello stesso tempo anche un bel lavoro, allegro, è un lavoro dove si sta bene e con turni sostenibili”.
Una storia che colpisce, come afferma anche il presidente di Confcooperative Maurizio Gardini: “in questi ristoranti si deve entrare utilizzando tutti i sensi: gusto, olfatto, vista, ma soprattutto l’ascolto, l’udito. Perché dietro a questi ristoranti ci sono delle storie bellissime, delle storie di grandissima esperienza, professionalità e umanità. Non pensate di andare in questi ristoranti facendo un’opera di bene perché sbagliate assolutamente approccio: andateci con gli amici ed i familiari, per mangiare bene, e scoprirete bellissime storie di emancipazione, integrazione e storie di socialità che raccontano il valore del lavoro autentico e ben retribuito”. Gardini considera orgogliosamente questa guida come un’alternativa al modello Michelin, ovvero qualcosa che possa guardare alla ristorazione da una diversa prospettiva: “ci sono spesso troppe stelle che brillano e parlano di un tipo di ristorazione che è lontana dalle persone - sottolinea - noi segnaliamo i ristoranti dove si va per gratificarsi con un buon pasto conviviale tra amici e familiari”.
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