Al centro del dibatto per il Ceta, l’accordo di libero scambio tra Unione europea e Canada, il mercato nordamericano è uno di quelli fondamentali per il vino italiano, quinto mercato straniero per le cantine del Belpaese dove, secondo i dati Istat, nel 2017 l’Italia del vino ha esportato per 333 milioni di euro. Mercato complesso, tuttavia, e che nel primo trimestre 2018 ha visto le importazioni dall’Italia perdere il -4,2% in volume, a fronte di un piccolo aumento in valore, dello 0,4%, per un valore di 73,3 milioni di euro. Eppure, anche in questo mercato, la crescita potrebbe essere guidata dalle bollicine, locomotiva delle esportazioni italiane, visto che il segmento della spumantistica, in Canada, è in forte crescita e mostra ancora molte potenzialità. A sottolinearlo il report “Sparkling Wine in the Canadian Market 2018” di Wine Intelligence, secondo cui la crescita dei consumi di spumanti ha visto un tasso del +4% all’anno tra il 2013 ed il 2017, con un’accellerazione tra il 2016 ed il 2017, a +7%. E mercato dove, ancora, gli spumanti sono considerati vini da celebrazione, da occasione, tanto nel consumo domestico che nel fuori casa, altro elemento che fa pensare ad ottime potenzialità di crescita. Il 54% degli spumanti consumati in Canada sono prodotti proprio nel “Paese degli aceri”, mentre il 32% è rappresentato dal Prosecco, punto di forza dell’Italia spumantiera, considerata dai canadesi Paese produttore dall’ottimo rapporto qualità prezzo anche per le bollicine. Lo Champagne, secondo il sondaggio di Wine Intelligence, è considerato come il top della qualità, ma con un rapporto qualità-prezzo sconveniente, mentre è decisamente negativo, per entrambi gli aspetti, il giudizio sugli spumanti prodotti nei vicini Usa.
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