Con 456.000 tonnellate di consumo interno (8,2 litri pro-capite) l’Italia è il maggior consumatore di olio extravergine d’oliva. Il nostro Paese è anche il secondo produttore mondiale, con 290.000 tonnellate prodotte nel 2023 e il secondo esportatore con 359.000 tonnellate nel 2022. Tutti dati, presentati oggi, da Ismea, a Roma, al Ministero dell’Agricoltura, nella conferenza Origin Italia, dal titolo “Olio Extravergine d’Oliva: il fattore IG”. Sono 42 le Dop e 8 le Igp dell’olio extravergine d’oliva in Italia, numeri da primato europeo anche in questo caso e proprio quello dell’Indicazione Geografica potrebbe essere il fattore chiave per il rilancio della filiera italiana. Dai terrazzamenti liguri alle colline umbre o toscane, dalle piane pugliesi alle valli siciliane, dalle pendici dei monti abruzzesi ai laghi, l’extravergine d’oliva italiano si esprime con oltre 500 varietà di olive. 24 i Consorzi di tutela riconosciuti dal Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste. 23.500 gli operatori impiegati nel settore.
“Occorre realizzare nel comparto dell’olio extravergine d’oliva quello che è stato fatto per altri settori di successo della Dop Economy - ha commentato Cesare Baldrighi, presidente Origin Italia - ed a questo scopo occorrono politiche e scelte che puntino sulla direzione della valorizzazione e della crescita della filiera Dop e Igp e il consolidamento dei Consorzi di Tutela. Ci auspichiamo che, da oggi, si possa tracciare un nuovo percorso per l’Olio Evo”. “Quella dell’extravergine d’oliva italiano è un’altra filiera di grande territorialità, qualità, espressività del nostro made in Italy - ha sottolineato, nel suo intervento (e in intervista a WineNews), il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida - ha tutte le potenzialità del vino, ma ci stiamo lavorando, a partire dalla lotta contro il nutriscore e poi dal Pnrr tante misure per il rilancio del settore, grazie anche a un lavoro di squadra con i Consorzi di tutela”.
L’olivicoltura italiana rappresenta un patrimonio inestimabile a partire dagli oltre 1,16 milioni di ettari ad olivo coltivati da 619.000 aziende agricole di cui il 61% di meno di un ettaro e 4.352 frantoi attivi. Se nei primi 9 mesi 2023 il volume delle vendite è calato dell’11%, secondo i recenti dati presentati da Ismea è, invece, cresciuto il valore +16% e, in particolare, il prezzo medio dell’extravergine d’oliva del +30%. Nel 2023 è sceso anche l’import (-23%), mentre l’export è cresciuto del 7% in valore. I principali consumi di olio si registrano nei Paesi Ue, ma, negli ultimi anni, anche quelli extra Ue stanno incrementando i consumi.
“L’olio extravergine d’oliva in totale rappresenta ancora solo il 4-5% dei consumi mondiali di grassi e questo significa che abbiamo un buon margine di crescita del mercato soprattutto in Paesi dove non c’è ancora tradizione di consumo - commenta i dati, il dg Ismea, Maria Chiara Zaganelli - e sono tanti gli strumenti a disposizione per la crescita del settore, soprattutto Dop Igp, dal Pnrr ai fondi dei nuovi piani di Sviluppo Rurale, oltre alle misure legate all’Eco-Schema 3 della Pac e agli interventi settoriali”.
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