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IL MINISTRO DELLE POLITICHE AGRICOLE GIANNI ALEMANNO INTERVIENE A SQUISITO! A SAN PATRIGNANO: “SI ALL’ETICHETTA RESPONSABILE DEL VINO”

Secondo il ministro delle Politiche Agricole Gianni Alemanno l'accostamento tra vino e droga è "completamente fuorviante". Ma è anche positivo che le etichette sulle bottiglie di vino invitino a bere con moderazione, come ha scelto di fare la comunità di recupero dalla tossicodipendenza di San Patrignano con la propria produzione enologica. Il ministro ha concluso la seconda edizione di “Squisito”, rassegna eno-gastronomica della comunità di San Patrignano, partecipando ad un convegno che aveva come tema di fondo il problema se il vino possa o meno essere considerata una droga.
"L'accostamento è completamente fuorviante - ha affermato il ministro - le droghe non hanno alcun aspetto positivo, hanno solo lati negativi e distruggono la personalità dell'individuo". Secondo Alemanno il vino "solo se consumato in eccesso può avere risvolti negativi ma, se consumato con moderazione, è positivo dal punto di vista nutrizionale, della qualità della vita e anche dell'integrazione sociale". Alemanno ha sottolineato come lo sforzo che il ministero sta facendo per qualificare la produzione vinicola nazionale aumentando la qualità del prodotto è legato anche a questo aspetto perché - ha sottolineato - "bere poco significa anche bere bene". Alemanno ha giudicato "estremamente positiva l'iniziativa della comunità di San Patrignano che, sulle bottiglie della propria produzione enologica, mette una "etichetta responsabile" con la scritta: “Il vino e' piacere e salute. Bevi con sobrietà". Alemanno ha ricordato che, sul piano promozionale, il ministero continuerà nella strada intrapresa con i giovani agricoltori rivolta alle fasce giovanili con l'invito ad accostarsi al vino anche attraverso un consumo responsabile.
"Metteremo insieme l'aspetto nutrizionale con quello di promozione del nostro patrimonio agroalimentare - ha spiegato - e l'iniziativa di San Patrignano con l'etichettatura sul vino che contemporaneamente invita alla moderazione - ha concluso - è un fatto estremamente positivo".
Alemanno ha ringraziato il coordinatore della comunità, Andrea Muccioli, "per questo incrocio magico, unico e straordinario - ha sottolineato - che siete riusciti a realizzare tra l'attività di recupero dalle dipendenze e quella di produttori vinicoli". Nel suo intervento, Muccioli ha sottolineato la necessità di diffondere messaggi di responsabilità ma in positivo: "Quando chiedete a un eroinomane perché si è fatto per tanto tempo - ha spiegato - vi darà la stessa risposta che vi darei io se mi chiedeste perché bevo il vino: perché mi piace. Non ci devono interessare le sostanze di cui si diventa dipendenti, ma la ragione per la quale la persona le va a cercare. Ieri sera ho bevuto vino, con piacere - ha concluso Muccioli - ma alzandomi dal tavolo sobrio proprio perché voglio che resti un piacere".
Tra i relatori del convegno, è intervenuto anche Ennio Palmesino, presidente dell'Associazione italiana alcolisti in trattamento (2300 gruppi in Italia, 200 mila persone trattate in 25 anni), il quale ha detto che "ci sono circa 4-5 milioni di persone coinvolte insieme con le loro famiglie in Europa" per quello che è "il terzo fattore di rischio di morte". Secondo Palmesino "l'alcol è pericoloso come l'eroina ed è una droga anche se tecnicamente non viene definita tale". Ma bisogna fare attenzione perché "i tre quinti delle persone con problemi di alcolismo si dichiarano bevitori di vino" ed è difficile "definire una soglia di consumo moderato: sotto i 16 anni l'Organizzazione mondiale della sanità consiglia il tetto di sei litri l'anno, ma in Italia siamo a nove". Secondo l'ex ministro della Salute Girolamo Sirchia, il vino "deve essere considerato non una droga ma un alimento".
Il rischio deriva dall'abuso di drink "anche cinque-sei in una serata come stimolo ad assumere euforia e perdere l'inibizione, magari mescolando bevande alcoliche di tipo diverso".
Questa deformazione dà sballo del consumo fisiologico, secondo Sirchia è particolarmente pericolosa nei giovani anche sotto i 16-18 anni tra i quali è molto diffusa e può diventare causa di un aumento dei comportamenti violenti. Su questo problema la responsabilità si divide tra genitori, scuola e pubblicità e comprende anche chi deve applicare le leggi tra cui - ha concluso l'ex ministro - "quella che vieta ai minori di 16 anni l'acquisto di alcolici che però trovano liberamente nei supermercati".

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