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IL MONDO DEL VINO HA PERSO UNO DEI SUOI PIONIERI: SI È SPENTO PINO KHAIL, UOMO DI GIORNALISMO E DI MARKETING E FONDATORE, NEGLI ANNI ’70, DELLA RIVISTA “CIVILTÀ DEL BERE”, UNA DELLE TESTATE STORICHE DELL’ENOLOGIA ITALIANA. IL RICORDO DI EZIO RIVELLA

Italia
Pino Khail

Il mondo del vino ha perso uno dei suoi pionieri: si è spento, a 83 anni, Pino Khail, da sempre uomo di giornalismo, di marketing e pubblicità, fondatore, a metà degli anni ’70, della rivista “Civiltà del Bere”, una delle testate storiche dell’enologia italiana. Uomo attivissimo, è stato anche membro dell’Accademia italiana della vite e del vino, sommelier ad honorem dell’Associazione italiana sommeliers e consigliere dell’Italian Wine & Food Institute di New York, come si legge nel suo profilo su Civiltà del Bere. Per la sua attività ha ricevuto premi e riconoscimenti in Italia e all’estero e, tra questi, il premio Dalmasso, la Targa d’oro dell’Associazione enotecnici italiani e, a Parigi, il titolo di Commandeur dell’Association Internationale des Maîtres Conseils en Gastronomie Française, al Vinitaly di Verona il prestigioso Premio Morsiani, in Piemonte il Malligand d’Oro, il Premio Paisan Vignaiolo della Confraternita de la Bagnacauda e tra gli ultimi in ordine di tempo, alla V edizione di Enopolis, il Premio “Sicilia Terra di Vino” e in occasione dell’evento “Anteprima Novello 2008”, un riconoscimento ufficiale per il trentennale contributo dato alla valorizzazione e promozione del vino italiano.

Il ricordo - Ezio Rivella: “un grande, il primo che ha messo i produttori italiani insieme per fare promozione”

“Era un carissimo amico, ha avuto il grande di merito di mettere insieme su un aereo i produttori italiani che all’epoca si guardavano tutti in cagnesco e ha “stabilito” il principio che tutte le manifestazione vanno fatta insieme”. Ecco il ricordo di Ezio Rivella, che con Pino Khail ha condiviso molto del suo percorso, come manager del vino ma anche come collaboratore di “Civiltà del Bere”. “Per la prima volta tutti insieme siamo andati in America e nel mondo, ed eravamo negli anni 70, quando creò la rivista, ma soprattutto questo clima di affiatamento e collaborazione tra produttori che non si era mai visto prima. Davvero un grande del giornalismo, della pubblicità e della promozione del vino italiano fatta in maniera unitaria, che ha avuto sempre una visione molto lucida e molto pragmatica, ha contribuito molto allo sviluppo del settore, ad una visione più moderna dei mercati internazionali. Ricordo che quando io andai in pensione mi dedicò addirittura 13 pagine di foto e ricordi su “Civiltà del Bere”. Vorrei poter ricambiare questo pensiero in un modo altrettanto bello”.

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