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IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLIA CIAMPI: IL VINO E' UN TASSELLO CENTRALE DEL MADE IN ITALY NEL MONDO, E IL TURISMO ENOLOGICO UN MODELLO DA SOSTENERE

“Il vino è oggi un tassello centrale del made in Italy nel mondo”: così il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, ha definito il mondo enologico italiano, ricevendo, oggi, al Quirinale, i maggiori rappresentanti del settore. Molte le presenze importanti, ma anche alcune assenze significative: da Piero Antinori a Jacopo Biondi Santi fino ad Angelo Gaja e Attilio Scienza (uno dei maggiori esperti nazionali di vitivinicoltura), passando per i vertici del Gambero Rosso e dell'Associazione Italiana Sommelier di Franco Ricci.
Quella del vino è "una delle storie più straordinarie dell'economia italiana", ha detto il presidente Ciampi, ponendo l'accento sul fenomeno del turismo enologico, il cui "sviluppo è senza dubbio da sostenere, perché è un modo di promuovere non solo un singolo prodotto, ma un intero stile di vita legato alla bellezza della nostra Italia, alla sua ricchezza artistica e alla sua civiltà di cui è parte la cultura dell' alimentazione".
Il Presidente della Repubblica ha, quindi, affrontato il problema della crescente concorrenza a livello internazionale, sostenendo che "nessun nuovo concorrente al mondo potrà copiare la nostra fantasia, la nostra capacità di suscitare simpatia e consenso con la qualità e il nostro stile di vita".
Il saluto di Ciampi al mondo dell'enologia ha segnato, oggi, un riconoscimento importante per questa imponente fetta della migliore produzione nazionale, che vanta un giro d'affari che vale 9 miliardi di euro. Un mondo dove piccolo è bello, anzi prezioso. E se le imprese sembrano troppo sottodimensionate rispetto a quelle di altri Paesi, niente paura: basta consorziarsi.
Questa la ricetta di Ciampi - che è stato ufficialmente invitato a inaugurare l’edizione n.39 di Vinitaly che si aprirà il 7 aprile 2005 - per l’enologia italiana. A preoccuparsi per le dimensioni delle aziende italiane era stato, nel suo intervento, il presidente di Assoenologi, Mario Consorte, ricordando che la superficie media delle 810.000 aziende viticole italiane è di solo un ettaro contro i 7 della Francia e gli oltre 300 nelle nuove realtà come l'Australia e il Cile.
Una preoccupazione non condivisa pienamente da Ciampi: "Il mio consiglio è: consorziatevi tra voi per la commercializzazione del prodotto". E, subito dopo, lo stesso Presidente ha spiegato i motivi di questo “consiglio”. "Non dimentichiamo - ha detto Ciampi - che la piccola dimensione è un presidio a tutela dell'ambiente, della qualità eccezionale del nostro territorio e del prodotto. In questo senso è un bene da non perdere".
Ma resta il fatto che non si può abbassare la guardia, perché se è vero che quello vitivinicolo è un settore importante, è pur vero che è anche un settore difficile. A dimostrarlo, come ha ricordato Consorte, sono le vendite dei primi mesi del 2004 che mettono in luce una certa eterogeneità, nel senso che ci sono prodotti che salgono e altri che calano, così come ci sono aziende con il vento in poppa e altre in profondo rosso. A salire sono i prodotti di qualità di costo minore, mentre flettono le bottiglie di costo elevato e quelle non parametrate a un giusto rapporto tra qualità e prezzo".
Dunque, non è più il produttore a indirizzare le scelte, ma il mercato sulla base di un giusto rapporto tra qualità e prezzo per i vini di fascia media e tra qualità, prezzo e immagine per quelli di alto livello. Per il vino italiano, quindi, si apre una pagina nuova, segnata con incisività dalla storica “giornata enologica” al Quirinale. E ora è chiaro a tutti che, se negli anni '90 è stata vinta la sfida della qualità, oggi serve vincere la sfida del rapporto tra qualità e prezzo. A ricordarlo davanti a Ciampi è stato anche il ministro delle Politiche Agricole, Gianni Alemanno, che ha anche rimarcato i problemi dovuti al grande numero di imitazioni dei prodotti italiani, ribadendo che la lotta alla contraffazione costituisce impegno preciso del governo, poiché non si possono più tollerare vuoti normativi in tal senso.

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