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IL PRINCIPATO DI MONACO STA PER APRIRE LE PORTE AL MONTE-CARLO WINE FESTIVAL INTERNATIONAL WINE TASTING (7/9 MARZO), KERMESSE DAL CUORE ITALIANO, DAI MOLTI SPONSOR E DAI “VARIEGATI” OBIETTIVI

C’è Leonardo da Vinci e i suoi scritti sul vino, c’è una ricerca su Sant’Antioco, “isola felice”, unico fazzoletto di terra salvo (in realtà insieme al Cile), dalla filossera della vite e ci sono i vini di un produttore toscano che fa crescere le viti a suon di musica: c’è una gran quantità di “chicche” al Monte-Carlo Wine Festival - International Wine Tasting (info: www.monte-carlowinefestival.com), di scena dal 7 al 9 marzo. Almeno stando al suo presidente Michele Florentino.
In verità, che il genio toscano Leonardo da Vinci si fosse dilettato a scrivere di vino è un fatto noto da tempo ma forse i monegaschi non lo sanno e allora, sotto l’ombrello (largo) di Buonitalia, Ice, Enit, Veronafiere, Comune di Roma, Regione Lazio e due Ministeri (Politiche Agricole e Sviluppo Economico), l’Associazione Iter della presidente Carmen Zizza porta nel Principato una rappresentanza del mondo vinicolo italiano, anche se non è chiaro (almeno per chi ha assistito ieri alla presentazione dell’evento), che tipo di manifestazione sta per aprire i battenti. Non un luogo privilegiato di incontri b2b, non un momento di approfondimento sulle tematiche del settore ma, sempre secondo gli organizzatori, l’obiettivo del Montecarlo Wine Festival (che ha una dotazione finanziaria pubblica, stando ai rumors, di 500/600.000 euro, ndr) sarà quello di “di promuovere e divulgare la cultura, come espressione della qualità del territorio”.
L’evento strizza l’occhio anche ad “una nuova forma di turismo lento” rappresentata, nella fattispecie dall’Opera Romana Pellegrinaggi, di cui il vicepresidente monsignor Liberio Andreatta ha descritto le virtù, con lo stesso trasporto di un’omelia domenicale. “L’enogastronomia è legata alla cultura del territorio, esprime con ricchezza la storia di un popolo - ha detto Andreatta - tra l’altro intorno alle grandi congregazioni religiose e ai monasteri nasceva la coltivazione della vite, dell’olivo, del grano, che sono i tre grandi elementi, il pane, l’olio e il vino, essenziali nella simbologia e nel significato dei sacramenti della Chiesa.
A posto con lo spirito, la missione del festival non dimentica il corpo, in senso estetico, sottolineando che il vino è anche “fonte e sorgente di sostanze da utilizzare in cosmetica”, come ha spiegato Leonardo Celleno, primario di Dermocosmetologia all’Università Cattolica di Roma, riferendosi ai complessi polifenolici del vino, che costituiscono la base per creme e unguenti dalle proprietà antiossidanti, vale a dire il magico processo grazie al quale vengono bloccati i radicali liberi, all’origine dell’invecchiamento della pelle. Musica per le orecchie delle signore monegasche che, dal 7 al 9 marzo, visiteranno il Monte-Carlo Wine Festival.
Ma il settore del vino non vive (nonostante il supporto spirituale), di sola cosmesi o richiami alla cultura del tempo che fu. Il mercato, come il tempo, è tiranno e allora ci pensano i presidenti di Buonitalia, Walter Brunello, e dell’Istituto per il Commercio con l’Estero (Ice), Umberto Vattani a riportare il vino nei binari dell’economia. “Dobbiamo imparare a comunicare le nostre eccellenze - ha spiegato Walter Brunello - puntare sulla qualità certificata e fare sistema, affinchè anche la ristorazione impieghi sempre più diffusamente prodotti di qualità certificata, se gli italiani si renderanno conto che il loro patrimonio artistico e enogastronomico sono i migliori strumenti di marketing, non c’è crisi da temere”.
A fargli eco, il presidente dell’Istituto per il Commercio con l’Estero, Umberto Vattani che ha ricordato come la via dell’export sia, per il vino, una strada quasi obbligata e, per questo motivo, “certi che a Montecarlo saremo accolti con grande amicizia - ha detto - abbiamo invitato delegazioni di molti Paesi, dove i consumi crescono anche in maniera sensibile, come Polonia, Ungheria, Russia e Repubblica Ceca”.
Teresa Carbone

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