Oggi “c’è un fortissimo rapporto tra i cittadini e la terra, ma soprattutto e c’è un grande interesse verso tutto ciò che è ecosostenibile, al biologico, ai gruppi di acquisto solidali, al riciclo e alla riqualificazione urbana”: ecco, in una frase, lo stato delle cose per quanto riguarda le città italiane, dall’estremo nord al profondo sud, e alla loro riscoperta dell’agricoltura come chiave di volta di un rapporto diverso con il Paese, con l’ambiente e con la società. A dirla Marcello Masi, ex direttore del TG2 e giornalista con un rapporto di lungo corso con il mondo dell’agroalimentare tricolore (sua, tra l’altro, la rubrica “I Signori del Vino”), che da quest’anno co-conduce il “raddoppio” del sabato di “Linea Verde”, la storica trasmissione di Viale Mazzini.
Una serie, quella “targata” Masi, che si discosta apertamente dalla linea editoriale storica della trasmissione, in quanto innova, ribaltandola, la prospettiva dello spettatore: non sulle campagne, ma sulle città, e sul loro nuovo rapporto con la terra, l’agricoltura e con la gestione di uno spazio urbano che, da Trieste a Palermo, non è più solo visto come un qualcosa da riempire di cemento o di asfalto, ma come un modo per raggiungere un nuovo equilibrio urbano tra uomo e natura. “Andremo a visitare 36 città”, puntualizza Masi, “e devo dire che da un primo bilancio, il rapporto tra l’agricoltura e i cittadini è molto più forte di quanto si possa immaginare. In ogni città nascono associazioni che hanno come loro principale interesse quello di produrre prodotti agricoli in città, con terreni che i comuni, che stanno capendo l’importanza di questi polmoni verdi, danno a titolo gratuito per questo scopo”. Ma ve ne sono altrettante che vanno più in la, “rubando la terra al cemento di piani urbanistici che la destinavano a posteggi, come la Garbatella romana, dove ci sono circa tre ettari coltivati da abitanti del quartiere vicino alla Regione Lazio”. Esempi virtuosi, e tangibili, di un nuovo interesse non solo per i prodotti della terra, ma anche per il cambiamento che l’agricoltura può portare nel tessuto sociale delle città: “A Palermo, per fare un esempio”, racconta Masi, “c’è un’associazione di giovanissimi, chiamata “Orto Capovolto”, che sta entrando nei quartieri degradati di Palermo e li sta riqualificando grazie al verde, restituendo alla città dei luoghi che erano diventati discariche a cielo aperto”.
L’introduzione dell’agricoltura nei tessuti urbani, quindi, sta creando un vero e proprio cambiamento di percezione nella società italiana: “devo dire che è una grande consolazione andare in giro in Italia e scoprire che questo è diventato un interesse diffuso, non è più un’avanguardia di costume degli “illuminati”: in tutte le città ci sono centinaia di persone che si mettono insieme per fare questo tipo di esperienze, per non parlare delle grandi associazioni, come Slow Food o il Wwf, che continuano a fare il loro lavoro allargando sempre di più la possibilità di far partecipare i cittadini a quello che fanno. Vengo da Lecce”, racconta ancora Masi, “dove una casa di pietra leccese in disuso dal 1947, diventata discarica, due ettari, è diventata negli anni una foresta e ora il Wwf l’ha recuperata aggiungendovi anche un orto urbano, ci sono una fauna e una flora che fanno pensare di stare in una foresta, ed è qualcosa che lascia a bocca aperta”. Altra grande, e notevole, differenza positiva, è che oggi il fenomeno è diffuso, e lo sta divenendo sempre più ogni giorno che passa, secondo Masi, dato che “gli orti sono una vera e propria moda, e uso il termine in senso positivo. E’ una bellissima moda, quella di potersi approcciare all’agricoltura in un appezzamento che magari è di appena venti metri quadrati. Ma sono più che sufficienti per coltivare degli ottimi prodotti della terra, soprattutto se con attenzione alla naturalezza del prodotto. In ogni città abbiamo incontrato persone, associazioni e istituzioni che sono molto attente a questo mondo, e lo stanno innaffiando, per usare un termine agricolo. I cittadini si sentono sempre più padroni del loro destino lavorando per un futuro migliore. C’è molta responsabilità da questo punto di vista, e non posso dire che ci sia una città rimasta indietro, per non parlare delle start-up di giovani. Ed è qualcosa che fa molto, molto piacere.”.
Il viaggio delle telecamere Rai in questo splendido “nuovo mondo” dell’agricoltura urbana è lungi dal finire: Sabato sarà la volta di Siena, poi Palermo, Lecce, Firenze, Trieste, Reggio Emilia e Milano, ma non solo. “Il percorso è lungo”, conclude Masi, “ma è affascinante. Ed è gratificante”.
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