È la conferma del trend segnalato da WineNews alla vigilia del Natale: il “re” delle Feste, ma non solo vista la passione che spinge i consumi tutto l’anno, è il panettone artigianale, che rappresenta il 52% del valore complessivo del comparto, e, secondo i numeri di Confartigianato, se ne venderanno oltre 50 milioni solo in Italia, per un totale di più di 26.000 tonnellate e un valore che supera i 195 milioni di euro. E con una crescita, secondo le previsioni dell’Ufficio Studi di Confartigianato Sardegna, pari al 19,5% (sullo stesso periodo 2021).
Dalle analisi Confartigianato emerge che i Paesi che più amano i dolciumi italiani tipici delle Festività sono prevalentemente europei. In testa c’è la Francia, che ne importa per un valore complessivo pari a 130 milioni di euro e, da sola, rappresenta più del 20% del totale esportato. A seguire Germania (110 milioni di euro, con un’incidenza del 18%) e Gran Bretagna (60 milioni di euro ed un’incidenza di poco inferiore al 10%). Poi Belgio (+24%), Polonia (+15%) e Svizzera (+13,5%). Gli Stati Uniti si confermano il primo Paese extraeuropeo per import di dolci natalizi italiani. Quanto ai prezzi, per panettoni e pandoro artigiani oscillano tra 15 e 20 euro al chilo.
Sul settore pesano i rincari dell’energia e delle materie prime. Secondo l’analisi dell’organizzazione artigiana (basata su dati UnionCamere), la farina è aumentata del 33,8% tra ottobre-novembre 2021 e ottobre-novembre 2022, l’olio extravergine è cresciuto del 29%, quello d’oliva del 43,6%, quello di semi vari 16,6%, il burro del 23,5% e lo zucchero del 19,4%. Nonostante tutto questo, l’aumento del costo medio di questi dolci artigianali è stato solo del 7%, sottolinea Marco Rau, delegato Confartigianato Sardegna per l’alimentare: “i clienti sanno bene che da almeno 5-6 anni i nostri prezzi sono, praticamente, invariati e che ci siamo autotassati e abbiamo fatto sacrifici in questo lunghissimo periodo. Però non si può andare avanti con questa situazione di continua penalizzazione del settore. Stiamo lavorando perché si arrivi sempre più a prodotti di filiera corta. Abbiamo già degli ottimi esempi”.
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