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IL TIRRENO

Brunello tra passione e business ... Simbolo del made in Italy e miglior vino del mondo. Primo nel mondo e in buona compagnia. E se lo dice Wine Spectator... L’Italia di vino festeggia lo straordinario Brunello di Montalcino Casanova di Neri Tenuta Nuova 2001 figlio della ‘sinergia’ fra Giacomo Neri, il produttore, e Carlo Ferrini, l’enologo... 41 anni, da molti in testa alle classifiche delle riviste e delle guide specializzate italiane, Giacomo Neri è un uomo felice. Il suo Brunello (Sangiovese grosso in purezza) è sulla cima dei Top 100 della ‘bibbia’ del vino mondiale, uscito primo assoluto da una selezione di 12mila bottiglie. Do-di-ci-mi-la. Dal 1988 ad oggi, da quando cioè esiste la classifica di Wine Spectator soltanto il Solaia di Piero Antinori nel 2000 e l’Ornellaia di suo cugino Ludovico avevano conquistato un risultato del genere tra i vini italiani. E gli Antinori, si sa, sono una potenza mondiale...
Poi c’era stato un terzo posto del Brunello di Montalcino 1997 di Castello Banfi, infine un grande riconoscimento al Brunello Biondi Santi Riserva 1955, unico italiano tra i grandi nel Novecento. Poi solo posti di... rincalzo. Si fa per dire.
“È il premio più importante della mia vita - ha spiegato a caldo Giacomo Neri al sito www.winenews.it che lo ha raggiunto in Lussemburgo - e lo dedico a mio padre, perché è lui che mi ha dato la possibilità materiale e morale di produrre vino e mi ha trasmesso la passione per la vigna. Ma è un onore che voglio condividere con la mia squadra. Abbiamo lavorato moltissimo in vigna e in cantina e questo premio ci ripaga di tutti i sacrifici di questi anni. È una vittoria di tutto lo staff e soprattutto il riconoscimento della grandezza di Montalcino”. E poi un ringraziamento a Ferrini, “uno dei più bravi d’Italia”.
Guarda caso lo stesso enologo ‘autore’ del Blu 2004 dell’azienda La Brancaia, anche questa in Toscana, un blend di Sangiovese, Merlot e Cabernet Sauvignon al nono posto nella classifica di Wine Spectator. La nostra regione dunque esce vincente dalle prove della ‘bibbia’ e non è un caso: gli americani sono stati stregati dal Brunello, una bottiglia su quattro del vino prodotto a Montalcino viene stappata negli States. A seguire lo comprano tedeschi, svizzeri e canadesi. I francesi no... anzi, per loro rappresenta una spina nel fianco. Il Brunello è uno dei simboli del made in Italy, come la Ferrari o Bulgari o gli yatch della Ferretti. Se ne producono sei milioni di bottiglie l’anno con il 60 per cento che finisce all’estero e il quaranta che resta in Italia.
Il businnes? Nel 2005 è stato di 143 milioni di euro. Non a caso il Brunello è al top della classifica dei valori fondiari: la quotazione di un ettaro di vigneto di Brunello di Montalcino, secondo un’indagine dell’istituto Nazionale d’Economia Agraria, si attesta oggi sui 350mila euro (ma talvolta i valori reali salgono anche a 4-500mila euro), uno dei più alti in assoluto a livello italiano e mondiale. Ma non finisce qui. Nella Top 100 di Wine Spectator ci sono altri tre Brunelli: 12° è il Brunello di Siro Pacenti 2001, al 23° il Brunello di Fanti 2001, al 27° il Brunello dei Marchesi de’ Frescobaldi Castelgiocondo 2001. E poi altri toscani: 45° l’Oreno 2004 dell’aretina Tenuta Sette Ponti, 61° il “Torrione” 2004 della Fattoria Petrolo, 81° il Vino Nobile di Montepulciano 2003 Avignonesi. Un pienone… Gli altri italiani premiati fra i primi cento? il Barolo 2001 Pio Cesare (32) e poi due bianchi, l’Alto Adige Pinot Bianco 2005 Alois Lageder (66) e la Falanghina 2004 di Terredora (76).

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