Per molti siamo ormai alle prese con un nuovo proibizionismo che non distingue tra categorie di alcolici e che mette il vino sullo stesso piano delle sigarette. Confondendo abuso con consumo e tralasciando la storia, la cultura e la tradizione secolare che sta alla base di un prodotto il cui consumo, moderato, è consigliato nella Dieta Mediterranea riconosciuta dall’Unesco.Sta facendo molto discutere l’adozione da parte dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) del documento “European framework for action on alcohol 2022-2025” e le reazioni non si sono fatte attendere, come WineNews ha riportato in questi giorni. Da Sandro Sartor, presidente “Wine in Moderation” e vicepresidente di Unione Italiana Vini (Uiv) e Managing Director Constellation Brands Emea (Europe, Middle East, Africa) & Ruffino Winery e ceo Ruffino, che ha parlato di scelte che contrastano il consumo e non l’abuso con il vino che è destinato a pagare il prezzo più alto, alla stessa Unione Italiana Vini (Uiv) che non ha usato giri di parole sostenendo come siamo alle prese con “una decisione che, di fatto, mette in crisi un comparto”.
Ma la notizia non ha lasciato indifferenti i principali Paesi europei dove il vino è un tassello importante nella propria economia. Non a caso le associazioni del settore vino di Francia, Italia e Spagna, che, nei giorni scorsi, si sono riunite a Conegliano, hanno espresso forte preoccupazione chiedendo di tenere conto di quanto espresso dal Parlamento europeo nel parere sul Piano europeo di lotta contro il cancro la scorsa primavera, di concentrarsi sulla lotta all’abuso di alcol e evitare politiche sproporzionate. Al coro di voci contrarie si aggiunge quella di Cia/Agricoltori Italiani che ha definito “folle equiparare il vino alle sigarette, con l’obiettivo di tagliare il 10% dei consumi di alcol entro tre anni”.
Un orizzonte, tra l’altro, nemmeno troppo lontano. Un piano che metterebbe in crisi il comparto vitivinicolo europeo, che solo in Italia conta 1,2 milioni di addetti e un surplus commerciale con l’estero di 7 miliardi di euro annui. Quanto disposto a Tel Aviv dall’Oms si discosta, secondo Cia/Agricoltori Italiani, dalla “Global alcohol strategy” approvata in maggio 2022 dalla stessa organizzazione e dalla votazione al “Cancer plan” da parte del Parlamento europeo, che si riconosceva in una linea di approccio moderato nelle strategie per combattere la malattia. Non c’era, dunque, alcuna demonizzazione del consumo consapevole di vino e delle altre bevande alcoliche e veniva ribadito il concetto di pericolosità dell’abuso di alcol, ma non dell’uso di alcol in sé. Dopo gli attacchi alla carne e agli insaccati, Cia/Agricoltori Italiani vede all’orizzonte il rischio di un nuovo proibizionismo ed è assolutamente contraria all’aumento di tassazione o ai divieti di pubblicità, promozione e marketing per il settore del vino, come pure a un’etichettatura di forte impatto sulle bottiglie come avviene per le sigarette. L’organizzazione chiede ora alla politica un intervento a difesa del settore vitivinicolo, eccellenza del nostro made in Italy e ricorda come il consumo moderato di vino sia sempre stato un fattore caratterizzante della Dieta Mediterranea, riconosciuta nel 2010 dall’Unesco Patrimonio culturale immateriale dell’umanità.
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