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Il vino, il cibo, i ristoranti ed i territori protagonisti del turismo italiano, tra ripresa e crisi

Lo stato dell’arte, tra successi, trionfi e difficoltà di un 2022 fin qui positivo, ma ora durissimo, nella “Giornata Mondiale del Turismo”
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Giovani e donne guidano il futuro del turismo del vino (ph: Consorzio del Franciacorta)

Inflazione, costi energetici alle stelle, tensioni politiche e internazionali gettano ombre scure sul prossimo futuro. Ma così come il vino e la ristorazione made in Italy possono tutto sommato brindare, almeno fino ad oggi, ad un 2022 di ripresa piena, altrettanto può farlo il turismo italiano, che all’appeal di territori rurali, borghi, cantine, vini, cucine, aziende agricole e ristoranti, deve molto del suo successo. Da celebrare oggi, nella “Giornata Mondiale del Turismo”, che rappresenta un asset decisivo per l’economia italiana. Animato da tanti operatori che il Ministro del Turismo Massimo Garavaglia ha definito “eroici”, per la capacità di superare la pandemia prima e di lottare contro l’aumento dei costi poi. Una tappa verso una chiusura di 2022, fin qui, davvero positivo. Lo dicono tanti dati. Come quelli di Agriturist (Confagricoltura), per esempio, con i 24.000 agriturismi italiani che, nell’estate appena conclusa, hanno superato, per presenze, i livelli pre-pandemia. Lo dice anche la Fipe/Confcommercio, secondo cui, nel secondo trimestre 2022, il fatturato delle imprese è cresciuto del 67,9% sul 2021, e addirittura del +9,8% sul 2019, ultimo anno davvero “libero”. E questo grazie ai tanti turisti stranieri, tornati in massa, ma anche agli italiani: per il 17% di loro, secondo Coldiretti/Ixè, le esperienze enogastronomiche sono il primo fattore di scelta per una meta di vacanza, per il 56% sono molto importanti, tanto che il 58% visita frantoi, malghe, cantine, aziende, agriturismi o mercati degli agricoltori. Espressioni di un’offerta che, dal punto di vista dell’enogastromia legata al turismo, vede l’Italia Paese n. 1 al mondo, come spiegato, nei giorni scorsi, anche nel quadro del Forum Mondiale dell’Enoturismo delle Nazioni Unite ad Alba, dove si è fatto il punto su un settore che, per l’Italia, vale 2,5 miliardi i euro, e incide, in media, per il 27% del fatturato delle cantine, tanto che 9 su 10 offrono una qualche forma di accoglienza turistica.Come ricordato tra gli altri, da Roberta Garibaldi, firma dell’Osservatorio sul turismo gastronomico italiano e guida dell’Enit - Agenzia Nazionale del Turismo. Che ha sottolineato le tendenze che guidano la crescita dell’enoturismo. Come la voglia di “vivere spazi all’aperto” (una necessità nata dalla pandemia ma sempre più richiesta), attraverso wine trekking, wine picnic, cene in vigna; il “nature bathing”, un trend in forte crescita in cui è fondamentale l’immersione nella natura, con yoga, Spa e corsi di pittura nei vigneti; “nuove connessioni tra urbano e rurale”, ovvero portare flussi di turisti dalle città alla campagna, ma anche viceversa, con le vigne rurali; “ospitalità innovativa”, con cantine che offrono wine hotel, glamping e ristorazione gourmet; “new wine travelers”, con le nuove tipologie di viaggiatori del vino, donne, giovani ed appassionati di arte e cultura. E, a fare la differenza, ha sottolineato, nei sui studi, la stessa Garibaldi, è sempre più il tema dell’esperienza, che conquista soprattutto quando si sposano le possibilità offerte dalla tecnologia - anche per le degustazioni di vino, per esempio (dalla realtà virtuale al “metaverso”, dai musei interattivi, gli “hub gastronomici, alla realtà aumentata attraverso i Qr code) - allo “human touch , soprattutto se, nella degustazione o nel racconto del vino e del prodotto, si sostanzia nella presenza del produttore in persona. Fin qui si è arrivati, in estrema sintesi, e da qui si riparte, dunque, per far crescere turismo ed enoturismo. In uno scenario più incerto e difficile che mai, ma con la certezza dell’appeal dell’Italia e dei suoi territori del vino (e non solo).

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