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IL VINO ITALIANO LUCIDA METAFORA DELLA “GREEN ECONOMY”: A MONTEPULCIANO (30 GIUGNO - 2 LUGLIO) È DI SCENA IL SEMINARIO ESTIVO DI SYMBOLA - FONDAZIONE PER LE QUALITÀ ITALIANE, CHE RIUNISCE MONDO DELLA POLITICA, DELL’IMPRESA E DELLA RICERCA

Sostenibilità ambientale, ma anche sociale e qualitativa. Tutto questo è “green economy”. E il vino ne è una lucida metafora, prima protagonista di una trasformazione qualitativa negli ultimi decenni, soprattutto dopo lo scandalo del metanolo, ora pioniere di una ricerca in vigna, in cantina e anche nel packaging per ridurre il suo impatto ambientale, la sua “carbon foot print” che il consumatore, ovvero il cittadino, recepisce con maggiore facilità rispetto ad altri settori, e apprezza. Ecco perché sarà proprio “La Green Economy del Vino” ad aprire il seminario estivo di Symbola - Fondazione per le Qualità Italiane “La bellezza del futuro. Cultura, innovazione, qualità, talenti e territori” che, dal 30 giugno al 2 luglio a Montepulciano (www.symbola.net), riunirà mondo della politica, dell’impresa e della ricerca enoica e non solo (ci sarà anche WineNews). “La green economy è l’orizzonte al quale guardano le economie più forti in questo momento, da gli Usa di Obama alla Germania, in tanti settori, dalle auto all’energia e all’agricoltura. E i risultati confermano che non è solo un’ipotesi, ma una concreta realtà” spiega il segretario generale Fabio Renzi. “Tutto il percorso del vino italiano è profondamente legato alla green economy, dalla ricerca della qualità al sempre minor impiego di fitofarmaci, dal risparmio idrico all’integrazione con la produzione di energia da fonti alternative, alla ricerca di metodi di produzione e di un packaging sempre più eco-friendly. E il fatto che questo percorso sia stato intrapreso da realtà che non ne hanno bisogno solo per fare immagine, perché sono già posizionate e affermate sui mercati internazionali, da Antinori a Sella & Mosca, da Santa Margherita a Caprai e Berlucchi, per dirne alcune, ci dice una cosa: significa che hanno ricevuto questi messaggi da i loro mercati, che poi sono i cittadini, le persone che oggi quando fanno un acquisto fanno una scelta, per esempio per dare una mano, con il loro acquisto, a contrastare il cambiamento climatico. E poi questo percorso le rende aziende ancora più virtuose, e più sobrie economicamente. E questa evoluzione, che anche il vino racconta, dice un’altra cosa: la green economy non è un’idea restrittiva di economia, anzi, richiede creatività”.

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