L’emergenza è il coronavirus, ma non solo. Mercati in difficoltà anche prima del Covid, un cambiamento climatico da fronteggiare, a prescindere dal Covid-19, cantine che devono fare i conti con una sempre più spiccata sensibilità a tutti i temi della sostenibilità, un’Europa dove continuamente, e non sempre in maniera rassicurante, si ridiscutono le politiche di sostegno e di gestione del vino. Tutte problematiche che vanno affrontare ora, con competenza, metodo, ma anche con coraggio. Lo stesso che ha messo in campo Helmut Kocher nel programmare il Merano Wine Festival “fisico” 2020, in calendario dal 6 al 10 novembre, nonostante il Covid, e che ha chiamato a raccolta personaggi del wine & food, tra comunicatori, istituzioni, chef e non solo, oggi in un webinar, per affrontare tante tematiche. Come il Ministro delle Politiche Agricole Teresa Bellanova: “tre mesi fa nessuno pensava che il vino, nostro settore di punta, avrebbe vissuto tante difficoltà come oggi, soprattutto quello di più alta qualità, colpito dalla chiusura dell’horeca in Italia e nel mondo, e che come tutta la ristorazione, per cui stiamo pensando ad un tavolo insieme al Ministro delle Sviluppo Economico Patuanelli, ha bisogno di essere sostenuto. Nel Decreto Rilancio ci sono 1,1 miliardi di euro per l’agricoltura, 100 milioni per la vendemmia verde, abbiamo trovato l’accordo con le Regioni per la distillazione volontaria, per non invadere il mercato, che è in difficoltà, con troppo prodotto, cosa che farebbe crollare i valori, ma non basta. Soprattutto per la nostra produzione di alta qualità. Voglio fare un tavolo con la filiera del vino per capire come e dove destinare le risorse. Sarà fondamentale far ripartire la ristorazione, anche nel mondo, e fare ancora più promozione, e su questo ho già sollecitato l’Ice”, ha detto la Bellanova.
In questo percorso di rilancio, però, sarà fondamentale l’Europa, come ha ricordato Paolo De Castro, vice presidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale Ue: “ci lamentiamo sempre dell’Europa, che però in verità questa volta ha risposto, si sta lavorando velocemente sul Recovery Fund, si parla di grandi risorse che saranno fondamentali. Ma c’è di più, per il vino, che è una filiera che gode di una attenzione come poche altre. Stiamo lavorando per poter usare le misure Ocm per la promozione anche all’interno dell’Unione Europea, per esempio. C’è un atto delegato su cui stiamo lavorando, come stiamo lavorando per autorizzare i tagli di annata anche oltre il limite di oggi che, è del 15%, per aiutare i produttori e riequilibrare l’offerta. Ma nulla è scontato. Abbiamo difficoltà enormi a Bruxelles: quando parliamo di cultura del vino, per molti ancora non c’è differenza tra abuso e uso, per molti Paesi del Nord Europa l’alcol è un nemico tout court, a molti non importa niente del nostro modello mediterraneo, che è fatto di cultura del vino, di moderazione. Voglio ricordare che in Commissione Ambiente, non molto tempo fa, è stato avanzato un provvedimento che voleva togliere le risorse alla promozione del vino perchè voleva dire promuovere l’alcol. Un provvedimento che poi abbiamo bocciato in Commissione Agricoltura, ma questo è il contesto in cui ci muoviamo”.
E delle risorse europee il vino italiano ne ha un grande bisogno, come è ovvio. Perchè a pesare sui mercati, ha detto il presidente di Unione Italiana Vini (Uiv) Ernesto Abbona, e produttore a Barolo con la Marchesi di Barolo, un pezzo di storia delle Langhe, non è solo il Covid. “Il nostro osservatorio monitora tanti mercati importanti, europei ed extra Ue, e i nostri dati ci dicono che le esportazioni nei primi 3 mesi, quando solo la Cina sostanzialmente era colpita pesantemente dal virus, sono calate del -6%. Vuol dire che c’era già un rallentamento prima. In Cina poi, il calo è stato forte e per tutti, anche per Cile, Australia e Francia, non solo per noi, e questo vuol dire che anche questi Paesi cercheranno di recuperare in altri mercati, e la competizione si farà sempre più forte”.
Ma nei pensieri dei produttori, oltre al mercato, c’è la vigna, che va avanti, e deve essere curata e gestita. Con dei costi da sostenere, anche se non si vende vino e non entra denaro in cassa, come ricordato da Luigi Moio, vicepresidente Oiv, docente all’Università di Napoli e produttore in Irpinia, con Quintodecimo.
“Le vigne in questo momento sono in pieno ciclo vegetativo, per gestirle servono soldi, e anche per fronteggiare cambiamento climatico. Devono ripartire le vendite, è fondamentale, soprattutto l’horeca. Il vino è stare insieme, è convivialità, non si può prescindere da questo. E sono tanti i temi che dobbiamo affrontare, perchè siamo di fronte ad un cambiamento di rotta per tanti motivi, e questa crisi Covid è anche un’occasione per accelerare. C’è il tema del clima che cambia, quello della crescita della sensibilità sul tema ambientale, quello della revisione del biologico, quello di una enologia che io definisco leggera, sempre meno invasiva e sempre più orientata alla qualità e all’eleganza dei vini. Ma si deve intervenire con la scienza, con un approccio scientifico, serve un impegno serio, e non ritorni al >Medioevo. Il vino, come ho scritto, è la fusione tra conoscenza, scienza e poesia. E forse negli ultimi anni si è fatto troppa poesia ...”.
Non di meno, la narrazione del vino e dei territori è fondamentale, come ha ricordato il direttore WineNews Alessandro Regoli: “è un lavoro che si può fare solo tornando a toccare con mano i territori, a confrontarsi faccia a faccia con i produttori, nelle loro cantine e nelle loro vigne. Perchè il vino ed i territori, prima di tutto, sono motori di bellezza, arte, paesaggio, umanità, integrazione di conoscenze, competenze, culture, e sono questi gli elementi che, stratificandosi nella storia, fanno di un luogo un grande territorio, che diventa terra fertile, fisicamente e filosoficamente, per la nascita dei grandi vini. E questo non dobbiamo mai smettere di raccontarlo”.
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