La crisi non molla la presa, ma il vino, in crescita, si conferma settore anticiclico: ma come si comportano i consumatori davanti allo scaffale del supermercato, il canale che concentra la maggior parte delle vendite totali, davanti a cantine ed enoteche? Dipende, se comprano vino per il consueto consumo familiare badano soprattutto al prezzo, mentre se devono fare un regalo o hanno ospiti a cena puntano decisamente su una delle tante denominazioni. Sui criteri di scelta, invece, sembrano piuttosto insicuri, per questo chiedono alla Grande distribuzione uno scaffale più facile da leggere, diviso per tipologia (bianco, rosso) e per Regione. I consumatori, inoltre, guardano ai supermercati con relativa fiducia, convinti che i maggiori profitti sul vino al supermercato li realizzino comunque le cantine. Emerge dalla ricerca “Atteggiamenti e comportamenti del consumatore del vino e nel rapporto con la Gdo”, commissionato da Veronafiere a Marilena Colussi, sociologa delle tendenze alimentari che, in collaborazione con Cra-Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, ha intervistato sull’argomento 2.000 italiani sopra i 18 anni. La ricerca sarà di scena domani (26 marzo), nella tavola rotonda “I nuovi comportamenti di acquisto e consumo di vino nella grande distribuzione” a Vinitaly.
“Le statistiche ufficiali da anni ci riferiscono di un aumento delle vendite di vino nei supermercati - ha dichiarato Marilena Colussi, autrice della ricerca - con una crescita delle fasce di prezzo sia basse che alte, ma cosa pensano davvero i consumatori? Per la prima volta siamo andati ad intervistarli, utilizzando un campione molto ben costruito e rappresentativo: emerge un quadro di un consumatore a cui non basta più l’elemento convenienza offerto dalla Gdo, ma chiede informazione e cultura del vino, in modo da qualificare sempre più i suoi acquisti”.
Una delle questioni più dibattute, sia dagli strateghi della grande distribuzione che dai semplici consumatori, è l’organizzazione dello scaffale del vino, perché quando vengono allineate centinaia e centinaia di bottiglie, il rischio per i consumatori è quello dell’effetto disorientamento. Dalla ricerca risulta che al primo posto i consumatori (nei due sotto target analizzati dei bevitori di vino in generale e degli acquirenti di vino nella Gdo) vorrebbero una chiara distinzione per tipologia (42%): bianchi fermi, bianchi mossi, rossi, spumanti, prosecchi, champagne, liquorosi. Subito al secondo posto (39% acquirenti vino in Gdo, 35% per i bevitori vino in genere) troviamo la richiesta di una chiara identificazione della provenienza per Regione (o Paese). Al terzo posto troviamo il prezzo, cioè una suddivisione per fasce di prezzo (32% acquirenti vino Gdo, 31% bevitori vino), al quarto posto (26% e 27% per i due target) una suddivisione per vitigno (merlot, barbera, pinot, etc). Al quinto l’ abbinamento gastronomico (23%). I consumatori di vino sembrano avere un buon rapporto con la Grande Distribuzione, apprezzandone l’ampia differenziazione dell’offerta, sia relativamente alle fasce di prezzo che alla qualità. L’esistenza di un buon rapporto di fiducia con la Gdo si desume anche dalle risposte degli intervistati alla domanda “chi ci guadagna di più relativamente al prezzo del vino venduto nella gdo, tra i vari soggetti coinvolti nella filiera?” : le risposte della maggioranza degli acquirenti vino in Gdo sono state riferite al complesso gruppo dei produttori e imbottigliatori (50%) mentre per il 32,4% sembra essere la Gdo ad ottenere i maggiori profitti. Non a caso i consumatori preferiscono comprare vino al supermercato, piuttosto che altrove: lo sostiene il 62,9% degli intervistati , seguiti da un significativo 25% di acquisti fatti presso il Produttore- Cantina/Cantina Sociale e quindi dal 7,3% in Enoteca e dal 5,1% in altri tipi di format (negozi, grossisti, vendita a domicilio e internet, agriturismo). Anche la percezione e l’immagine del vino veduto nella Gdo è decisamente migliorata. Così la pensa il 78,3% degli acquirenti che sempre più si orientano verso la bottiglia di vetro da 75 cl (53,5% dei formati acquistati più spesso in Gdo), seguita da un 13% di acquisti di bottiglie di vetro da 1 litro, dal 12,1% di cartoni Brick da 1 litro, da un 10,6% di più grandi formati (dame), dal 6,9% di bottiglioni da 1,5 litri, dal 2,8% di cartoni brick 3x25 cl. Il 55,6% degli acquisti di vino effettuati nella Gdo negli ultimi 6 mesi è rappresentato da vini Doc, Docg,Igt, con una significativa quota di acquirenti fedeli a questa tipologia di vini (il 43,2% degli acquisti fatti più spesso).
La ricerca effettuata dalla sociologa Marilena Colussi, in collaborazione con Cra, ha preso in analisi anche i comportamenti generali dei consumatori di vino, indipendentemente dal luogo preferito d’acquisto: ritengono che il vino italiano sia il migliore del mondo, anche se amano assaggiare di tanto in tanto vino estero, ricercano soprattutto la qualità e chiedono sempre maggiori informazioni sul vino. Il 73,4% del totale campione e ben l’88% dei bevitori considera infatti il vino italiano il “migliore del mondo”. Negli ultimi 12 mesi, quasi un terzo dei bevitori ha però provato un vino straniero (ma è un dato che include anche lo champagne francese), quindi un fenomeno in crescita, che va collocato nell’attitudine sempre più allargata di sperimentare qualcosa di diverso, in termini di gusti e sapori.
Il secondo elemento di forte condivisione riguarda l’attenzione alla qualità: per 8 bevitori su 10 è un fattore decisamente importante e per 7 su 10 è altrettanto importante identificare la provenienza. 4 bevitori su 10 dichiarano che quando acquistano un vino badano principalmente alla qualità e non al prezzo e questa attitudine è ancora più evidente per gli acquisti di vino da regalo o da condividere nella socialità sempre più allargata e condivisa. il ruolo dei marchi di certificazione come Doc, Docg, Igt fungono da importanti indicatori qualitativi e di sicurezza, seguiti dal marchio del produttore e dalle informazioni reperibili in primis sull’etichetta.
Un terzo nucleo di aspetti importanti che caratterizzano il rapporto con il vino riguarda l’informazione e il sapere; la maggioranza dei bevitori vorrebbe sapere di più: c’è sete di informazioni, rassicurazioni, emozioni e cultura. Un quarto nucleo importante riguarda il contesto conviviale e alimentare in cui si colloca idealmente il consumo di vino nel nostro Paese. Sui gusti si nota che la maggioranza tende a bere vini sempre più leggeri ( il 55,2 % dei bevitori italiani intervistati e in particolare il 62% dei bevitori che si definiscono occasionali), mentre tra i vini preferiti dai bevitori di vino al primo posto troviamo in situazione di sostanziale parità il gruppo dei bianchi con spumanti e champagne e dei rossi.
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