Nel mondo del vino, le bollicine sono state le assolute protagoniste dell'evoluzione dei consumi. Dapprima vino da fine pasto, sono state sdoganate come vino gastronomico e capace di accompagnare un intero pranzo o una cena, e poi, da vino da “evento”, da festeggiamento, sono entrate nel quotidiano dei consumatori di tutto il mondo. E gli Usa non fanno eccezione, come raccontano i dati di Impact Databank del gruppo Shanken (editore di Wine Spectator, ndr). Dal 2007 al 2017, spiegano i dati, i consumi complessivi sono cresciuti del 51,1%, ed il grande protagonista di questa crescita, almeno nei volumi, è per distacco il Prosecco, cresciuto, dal 2010 al 2018, di qualcosa come il +561,6%, con i consumi che hanno superato i 5,3 milioni di casse da 9 litri. Motore formidabile di quella “sparkling mania” che ha contagiato anche gli Stati Uniti, mercato n. 1 del vino mondiale (e dell'Italia del vino nel suo complesso), che ha visto crescere tutte le bollicine più importanti a doppia cifra, dallo Champagne, a +40,4%, al Cava spagnolo, a +19,2% (ed entrambi con spedizioni che superano 1,7 milioni di casse da 9 litri), così come la produzione americana, ovvero gli spumanti made in California, cresciuti del 26,6%. Un trend più che solido, dunque, e che non sembra destinato ad esaurirsi nel breve termine. E di cui, magari, potrebbero approfittare anche le grandi bollicine metodo classico del Belpaese, dal Trentodoc al Franciacorta, dall'Alta Langa all'Asti, in cerca di riscossa.
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