I dati di sintesi vanno interpretati, e da soli valgono per quel che valgono. Ma se spesso abbiamo raccontato che alimentare e agricoltura sono da sempre settori anticiclici nelle fasi di crisi, la situazione attuale, che vede mescolarsi inflazione in forte crescita e un caro energia e materie prime che si ripercuote su tutto, sembra rimescolare le carte. E così, con un taglio dello 0,7% nel terzo trimestre del 2022, la produzione alimentare cala quasi il doppio della media dell’industria (-0,4%) per effetto della riduzione della spesa degli italiani che con il caro prezzi hanno diminuito gli acquisti in quantità. A dirlo la Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi alla produzione industriale. “Si tratta del risultato - sottolinea la Coldiretti - delle difficoltà in cui si trovano le famiglie italiane che, spinte dai rincari mettono meno prodotti nel carrello, ma è anche il segnale dei problemi della filiera produttiva alle prese con l’esplosione dei costi dell’energia e delle materie prime. L’intera filiera agroalimentare è sotto pressione a partire dall’agricoltura dove si registrano, infatti, aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio fino al +500% delle bollette per pompare l’acqua per l’irrigazione dei raccolti”.
Ma gli aumenti, continua la Coldiretti, riguardano anche l’alimentare, con il vetro che costa oltre il 50% in più rispetto allo scorso anno, il 15% il tetrapack, il 35% le etichette, il 45% il cartone, il 60% i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al +70% per la plastica, secondo l’analisi Coldiretti.“Bisogna intervenire subito sui rincari dell’energia che mettono a rischio imprese e famiglie in settori vitali per il Paese” afferma il presidente Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “la filiera agroalimentare vale 575 miliardi di euro, quasi un quarto del Pil nazionale, e vede impegnati ben 4 milioni di lavoratori in 740.000 aziende agricole, 70.000 industrie alimentari, oltre 330.000 realtà della ristorazione e 230.000 punti vendita al dettaglio”.E se i tagli si sentono sulla spesa domestica, non va meglio nel fuori casa, che rappresenta 1/3 della spesa alimentare degli italiani, aggiunge la Coldiretti, commentando l’ennesimo allarme sulla tenuta della ristorazione lanciato da Fipe/Confcommercio. “La riduzione dell’attività - sostiene la Coldiretti - pesa, infatti sulla vendita di molti prodotti, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura che trovano in ristoranti e bar un importante mercato di sbocco. In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione - continua la Coldiretti - rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato ma ad essere stati più colpiti sono i prodotti di alta gamma dal vino ai salumi, dai formaggi fino ai tartufi”.
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