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L’INDUSTRIA ALIMENTARE ITALIANA SCOMMETTE FORTE SU EDUCAZIONE DEI GIOVANI E RICERCA. “ANCHE PERCHÉ IN POCHI LO SANNO, MA IL BELPAESE È SECONDO SOLO AGLI USA PER TASSO DI INNOVAZIONE ALIMENTARE”. COSÌ DANIELE ROSSI, DIRETTORE FEDERALIMENTARE

Non ci sono solo di dati economici (che vedono volare l’export e difficoltà sul mercato interno) nei pensieri di Federalimentare, l’organizzazione di Confindustria che riunisce le maggiori imprese dell’alimentare italiano. Ma anche l’educazione al cibo dei giovani, la ricerca tecnologia, la salute. Lo spiega a WineNews il direttore generale Daniele Rossi, che parte proprio dalla formazione: “con il progetto “Scuola e Cibo”, finalmente, abbiamo una convenzione con il Ministero dell’Istruzione per organizzare dei corsi di formazione per i docenti, e interventi didattici nelle scuole a partire dalle elementari e arrivare, nel 2014, nei licei. Ma non parliamo solo di buona nutrizione, perché i ragazzi non ne possono più di indicazioni clinico-mediche. Vanno coinvolti in un percorso che aumenti la loro consapevolezza culturale, produttiva e tecnologica sul cibo, facendo capire che scelte consapevoli producono effetti benefici in quei ragazzi che diventeranno, così, adulti responsabili”. Ma c’è anche la ricerca, in cui Federalimentare investe con la piattaforma “Italian Food for Life”. “Ci sono 3 grandi argomenti, al livello mondiale - spiega Rossi - su cui stiamo puntando: come dare più nutrizione e salute nei nostri prodotti, dalle materie prime alla trasformazione; come implementare la sicurezza alimentare non solo dell’industria, ma di tutta la filiera, dai campi alla distribuzione; la sostenibilità, ambientale sociale ed economica, che è davvero importante, perché le risorse non sono infinite, la popolazione del mondo crescerà di un altro miliardo e dovremo sfamare tutta la popolazione mondiale. Siamo ottimisti, perché l’innovazione, tecnologica e produttiva, può portare risultati utili per tutti, soprattutto per le masse povere. Ma la grande domanda è: siamo in grado di aumentare il livello di innovazione tecnologica quando poi la gente è molto conservatrice sui prodotti alimentari? La questione è l’accettabilità sociale dell’innovazione”.

Altro area importante, che coinvolge molto da vicino anche il mondo del vino, è quella del consumo responsabile di alcol, “dove lavoriamo - aggiunge Rossi - con due nostre associazioni, Federvini e Assobirra, a più progetti. Il primo programma è quello più generale sul consumo responsabile, da realizzare con un nuovo tipo di marketing, con la formazione ai ragazzi e anche a chi somministra alcolici nei pubblici esercizi e così via. E poi stiamo lavorando sulla riduzione del danno. Da qui lo slogan “O bevi o guidi” per i neopatentati, quindi un’alternativa secca. E insieme al mondo medico stiamo affrontando il tema dell’alcol in gravidanza, per prevenire il più possibile sindromi feto-alcoliche in Italia e in Europa. Ma, più in generale, vanno studiate le “policy”, le linee guida da seguire per affrontare il problema, perché alcune soluzioni di tipo proibizionistico non hanno efficacia, e quindi la sfida è capire come si fa una politica efficace per il consumo responsabile senza scivolare nel proibizionismo, evitando la repressione”.

Ma intanto l’orizzonte del 2015, quando andrà in scena l’Expo di Milano, si avvicina. E, visto che il tema è “nutrire il pianeta”, è un appuntamento a cui l’industria alimentare italiana non può che guardare con la massima attenzione.

“Sull’expo abbiamo da tempo sviluppato un programma, attraverso Confindustria, per dare contenuti a questa manifestazione, che è forse la migliore opportunità che l’Italia ha per mostrarsi al mondo nei prossimi anni. La Cina nel 2010, a Shangai, ha fatto un lavoro egregio. Noi a Milano dovremo essere capaci di generare una manifestazione che abbia rilevanza mondiale, e non è facile in un periodo di difficoltà economiche. E poi mostrare le meraviglie dell’eccellenza del modello alimentare italiano, a partire dal vino fino ai prodotti più semplici come l’olio d’oliva, la pasta, i formaggi, gli insaccati, le conserve vegetali e così via. E mostrare anche un aspetto sconosciuto a tanti: far vedere che l’Italia, dopo gli Usa, è in assoluto il Paese che ha maggiore capacità di innovazione tecnologica nel settore. Quando andiamo a studiare il rapporto con i brevetti, le pubblicazioni scientifiche, le università, le agenzie governative, scopriamo che l’Italia ha il tasso più elevato di innovazioni alimentari. E questo potrebbe essere una delle chiavi per attrarre tante persone”.

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