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L’INTERVENTO - RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO LA SECONDA PUNTATA “A PROPOSITO DEL BRUNELLO …”. IL GIORNALISTA ANDREA GABBRIELLI HA INVIATO A WINENEWS UN SUO PENSIERO SULLA VICENDA BRUNELLO DI MONTALCINO

Riceviamo e pubblichiamo … Il testo integrale sarà pubblicato su “Il Corriere Vinicolo” dell’Unione Italia Vini (Uiv) del 31 agosto 2009 (ringraziamo il settimanale, in chiusura estiva, per l’anticipazione, ndr). Il giornalista Andrea Gabbrielli ci ha inviato una seconda puntata del suo pensiero a proposito della vicenda Brunello di Montalcino … La prima puntata è stata pubblicata dal sito Acquabuona e da WineNews.

Caro Direttore,
quando un aereo sta per “stallare”, rischia di precipitare se i piloti non modificano la velocità nei modi opportuni. Non so se il paragone si attaglia oppure no al mio amato mondo del Brunello ma, dopo un breve quanto intenso soggiorno a Montalcino nei giorni scorsi, durante i quali ho incontrato degli imprenditori delle più diverse scuole di pensiero, questa sensazione è diventata più forte. Infatti se non si riuscirà a superare l’attuale fase con un’altra maggiormente propositiva, il rischio di stallo potrebbe diventare molto reale. Ecco pertanto qualche ulteriore riflessione, e una precisazione, che si va ad aggiungere a quelle già fatte in precedenza (“Il Corriere Vinicolo” - 31 agosto 2009).
1) Ci vorrebbe un piano
La vendemmia è ancora lontana, ma le offerte di vino alle aziende più grandi, aumentano di giorno in giorno. Nel frattempo però, i prezzi calano. Se sino a non molto tempo fa 1 ettolitro di Brunello si poteva vendere a quasi 700 euro, ora viene offerto a 450 euro. Attualmente nelle cantine di Montalcino riposano quasi 39,6 milioni di bottiglie di Brunello delle annate dal 2004 al 2007 (in questo senso aggiorno quanto in precedenza avevo sottostimato, ndr), oltre a 5,3 milioni di bottiglie di Brunello 2003 e 600.000 del 2002. Il Rosso di Montalcino poi, è in fortissima crisi non solo dal punto di vista della richiesta delle fascette o come prezzo, ma soprattutto di identità. Le giacenze intanto si accumulano: al 31 luglio 2008, le annate dal 2002 al 2007 di Rosso di Montalcino ammontavano a 7.340.000 bottiglie (dati Artea). Resta da vedere quante saranno al 31 luglio 2009, dato per ora non disponibile.
Ad una mia domanda, il vecchio e saggio Franco Biondi Santi, un po’ di tempo fa commentò così la situazione: “Non credo che sia a rischio uno dei due vini in particolare, (cioè il Rosso o il Brunello, ndr) bensì entrambi”. Il Rosso di Montalcino seppur in passato ha svolto un ruolo importante per le finanze aziendali - ha permesso di incassare ogni anno denaro fresco in attesa dell’uscita del Brunello - non ha mai goduto di grande credibilità né di promozione adeguata, a parte il periodo in cui Giancarlo Pacenti è stato presidente dell’allora Consorzio del vino Rosso di Montalcino. Certo, non saranno gli ultimi giorni di Pompei, però, in una siffatta situazione, una maggiore duttilità almeno sul Rosso, sarebbe quantomeno auspicabile. Anche in questo caso vale la pena di citare Franco Biondi Santi, che non credo certo si possa tacciare di qualsiasi forma di “revisionismo storico”: “Io per quest’ultimo (cioè il Rosso) - sostiene il Grande Vecchio - proponevo l’eventuale aggiunta di altri vitigni in piccole percentuali”.
Produrre meno Brunello, salvaguardandone la qualità, significa anche rilanciare il Rosso di Montalcino. Se i numeri sono questi forse qualcuna delle proposte già fatte in passato, meriterebbe una diversa attenzione.
Insomma, ci vorrebbe un piano di commercializzazione di ampio respiro per smaltire le giacenze e un piano di comunicazione per sostenerlo. Ricordo che, in ogni caso, stiamo parlando di grandi vini.
2) Quando i numeri sono galantuomini
Secondo il comunicato emesso dalla Guardia di Finanza di Siena il 18 luglio 2009, a proposito della chiusura delle indagini sul Brunello, risultano alla fine declassati i seguenti quantitativi di vino:
- 1.300.000 litri di vino Brunello di Montalcino
- 500.000 litri di vino Rosso di Montalcino
- 150.000 litri di vino Chianti
- 100.000 litri di vino Igt Toscana Rosso
In sintesi il totale dei declassamenti è pari a litri 2.050.000.
Se si fa il rapporto tra 1.300.000 litri di Brunello di Montalcino e il totale delle giacenze dello stesso al 31 luglio 2008 (ultimi dati Artea disponibili), vale a dire 35.049.900 litri, il quantitativo declassato corrisponde al 3,7% del totale della massa di Brunello di Montalcino presente nelle cantine della zona.
Se poi si prendono in esame le giacenze totali dei vini a Denominazione di Origine e Igt a Montalcino, sempre il 31 luglio 2008 (ultimi dati Artea disponibili), cioè a dire 49.419.600 litri, e si mettono in relazione con il totale declassato, cioè 2.050.000 litri citati sopra, la percentuale corrisponde al 4,1% del totale della massa di vino presente nelle cantine di Montalcino. Chi ha sbagliato, se dimostrato, dovrà pagare ma rispetto al 96,3 e al 95,9 di vino assolutamente “regolare”, il 4% non sembra poi un granché.
Eppure queste piccole percentuali sono servite agli integralisti per evocare le stesse atmosfere dell’indimenticabile “Velenitaly” del “L’Espresso”.
Un’ultima notazione. Solitamente i dati che riguardano il mondo del vino vengono forniti in ettolitri, cioè in centinaia di litri. Una differenza non da poco che il lettore non addentro alle segrete cose, non sempre è in grado di cogliere. L’impressione è che lo stesso valga anche per molti redattori non avvezzi a maneggiare questa materia, per cui quella parola “ milioni di litri” faccia sicuramente un’impressione maggiore di “milioni di ettolitri”. (sic)
3) Do you remember “acilati”?
Doveva essere un metodo analitico infallibile per cogliere in fallo “i vini taroccati” nel senso che la presenza in quantità maggiori o minori di questa sostanza nel Brunello, avrebbe immancabilmente denunciato indebite presenze nel sangiovese. In realtà non se ne parla più perché a fronte di una puntuale verifica scientifica, queste percentuali di acilati si sono dimostrate immaginifiche.
4) I problemi di sempre
“La mia impressione è che la presenza di altre varietà come il merlot, molto ricche di colore, sembra invogliare delle indebite intromissioni nel Brunello”. […] Anche la commissione di degustazione della Camera di Commercio di Siena non ci sta aiutando: i giudizi devono essere più severi e personalmente ho chiesto al Consorzio di “richiamarla ufficialmente” ai suoi doveri. […] Poi anche se non è il compito del Consorzio ci deve essere un maggiore controllo sulla vocazionalità terreni - stanno piantando anche “sull’argilla da mattoni” - perché non è vero che sono tutti uguali basta che siano a Montalcino. Prima l’Ispettorato Agrario interveniva ed eventualmente negava i permessi. Oggi ogni terreno è diventato idoneo alla faccia anche dell’evidenza”. Chi parla è Piero Talenti, che risponde alle mie domande. Il brano è tratto da “Ex Vinis” di Veronelli, n. 46. Era l’aprile/maggio 1999. I problemi erano chiari sin da allora (ndr, posso dire anch’io di aver fatto uno scoop visto che queste cose le ho pubblicate 10 anni fa?).
5) Non è mai troppo tardi
La refrattarietà dei produttori di Montalcino a qualsiasi ipotesi di zonazione viticola è una costante negli anni. Ciò non toglie che la coincidenza tra il territorio comunale e l’area a Docg sia da sempre fonte di problemi. Infatti, basti pensare alle differenze tra Sesta, i Canalicchi e il versante di Torrenieri (sono tre diverse aree di Montalcino, ndr) per capire quanto le diverse condizioni pedoclimatiche (esposizioni, altitudini, pendenze, tipo di suoli …), specialmente in relazione alla scarsa adattabilità del sangiovese, contribuiscono a dare vita a Brunello sostanzialmente diversi e non sempre degni di questo nome. Certo chi ha comprato, pur di avere della terra a Montalcino, non sempre ha fatto un buon affare. Una strada da seguire la zonazione? Diciamo che oggi le motivazioni a favore - ulteriore maggiore qualificazione - potrebbero essere molte. Non è mai troppo tardi.
6) La resa dei conti?
Nell’era di Internet, questa vicenda del Brunello è stata vissuta in diretta sulla rete come la guerra del Golfo sulla Cnn. Scorrendo qua e là i vari blog, la vicenda è stata seguita passo dopo passo con un crescendo degno di “Sfida Infernale” (My Darling Clementine - 1946) di John Ford. Nel film si narra della tensione crescente che poi sfocerà nello scontro a fuoco avvenuto nel primo pomeriggio di mercoledì 26 ottobre 1881, con da una parte “i buoni”, i fratelli Earp e Doc Holliday e, dall’altra, “i cattivi”, il gruppo dei Clanton.
Nell’immaginario di molti l’assemblea del Consorzio che, ad aprile 2010, si troverà ad eleggere le nuove cariche consortili è vissuta sin da ora come la “resa dei conti finale”. Gli integralisti che sperano in una altrettanto leggendaria “sparatoria” dimenticano che Montalcino non è Tombstone e la Toscana non è l’Arizona. Infatti, questa è la terra dei Machiavelli e dei Guicciardini, teste decisamente più fini ma non per questo meno micidiali. I “talebani”, però, si mettano il cuore in pace, alla fine il buon senso prevarrà anche questa volta.
Andrea Gabbrielli

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