02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

L’INTERVISTA - GIANNI ZONIN: “COSI’ OGGI NEL SUD ITALIA È POSSIBILE PRODURRE VINI CHE RISPONDONO ESATTAMENTE ALLE RICHIESTE ATTUALI DEI CONSUMATORI”

Tra i grandi imprenditori del mondo del vino, Gianni Zonin è stato il primo ad investire nel nostro Mezzogiorno. E tra pochi mesi si appresta al debutto in Sicilia con il Feudo dei Principi di Butera (l’evento è in calendario per il 25 maggio). La tenuta, in provincia di Caltanissetta, si estende su una superficie di 250 ettari, dei quali 110 già a vigneto (che diventeranno 180 entro il 2003). Ma le acquisizioni fondiarie, effettuate da Zonin nel Sud d'Italia, sono ubicate anche in Puglia, “Masserie Conti Martini-Carissimo”, nata dall’accorpamento di due masserie rispettivamente di 160 e 60 ettari, collocate nella penisola salentina (Brindisi): il territorio è nella doc Primitivo di mandria (oggi il vigneto è di 40 ettari, ma entro breve saranno aggiunti altri 60 ettari e con prospettive a medio termine di ulteriori espansioni).

Dottor Gianni Zonin, quali le ragioni che hanno portato la sua azienda a questi importanti investimenti nel Mezzogiorno?

“Le ragioni sono di varia natura, ma direi che innanzitutto vi è stata la consapevolezza che oggi nel Sud Italia è possibile produrre vini che rispondono esattamente alle richieste attuali dei consumatori. Quest’ultimi, infatti, oggi sono orientati in particolar modo verso i vini rossi corposi e ben strutturati che in qualche modo si avvicinano ai vini provenienti dal nuovo mondo (Australia e Cile, in primis). Tutto questo perché al Sud, grazie alle favorevoli condizioni climatiche si ha la possibilità raggiungere maturazioni ottimali che sono alla base della migliore espressione qualitativa dei frutti e quindi dei vini”.

Ma questa era una cosa nota da tempo eppure nessun grande gruppo vitivinicolo fino a pochi anni fa investiva al Sud?

Questo è vero ma bisogna sottolineare come fino a un po’ di tempo fa erano due i principali limiti che condizionavano investimenti vitivinicoli nel nostro Mezzogiorno: la mancanza di acqua e le temperature elevate durante la vinificazione. Sul primo aspetto, l’irrigazione a goccia e l’aver individuato aree con risorse idriche sufficienti ci hanno consentito di fare degli investimenti molto interessanti in due importanti regioni del Sud Italia, come la Sicilia e la Puglia. Sul secondo aspetto, invece, la tecnologia di cantina oggi consente il controllo della temperatura nei vasi vinari e quindi si può lavorare sempre in condizioni di temperatura controllata ideale (30° per i vini rossi e 18° per quelli bianchi). Tutto ciò ci consente oggi di ottenere vini di notevole struttura e grande qualità. Un riconoscimento a questo riguardo è arrivato dai “Tre Bicchieri” della Guida Gambero Rosso/Slow Food riconosciuti al nostro Cabernet 2000 della siciliana Feudo Principi di Butera.

Ma quanto ha inciso nella vostra scelta anche la possibilità di investire in vitigni autoctoni di grande prestigio come molti di quelli del nostro Sud Italia?

E’ indubbio che vitigni come il Nero d’Avola in Sicilia o il Negroamaro e il Primitivo di Manduria in Puglia sono vitigni che hanno grandi potenzialità. Tra l’altro, a questo riguardo, va riconosciuto come vi siano numerose istituzioni di ricerca al Sud che in questi anni sono riusciti a migliorare notevolmente il livello genetico di questi vitigni. E’ indubbio, ad esempio, che l’Istituto della Vite e del Vino in Sicilia ha contribuito moltissimo alla crescita e all’affermazione dei vini siciliani sui mercati. Basti pensare al contributo dato dai risultati emersi dalle ricerche sui vigneti sperimentali e sulle microvinificazioni svolte dal noto istituto siciliano. Noi, comunque, stiamo investendo ulteriormente per dare ancora maggior valorizzazione ai vitigni autoctoni del nostro Sud attraverso un’attenta selezione clonale orientata completamente alla qualità.

Fino adesso ci ha illustrato gli aspetti “tecnici” che vi hanno spinto ad investire al Sud. Ma dal punto di vista imprenditoriale quali sono state le condizioni che avete trovato nel nostro Mezzogiorno?

Guardi, io ritengo che chi opera bene nel rispetto del territorio in cui lavora e si impegna a dare prestigio alla terra che lo ospita, penso che non rischia di andare incontro a nessun problema. Noi, certamente, non ne stiamo avendo anche perché siamo arrivati nel Sud del nostro Paese senza nessuno spirito colonizzatore ma con grande umiltà.

E per quanto riguarda i finanziamenti, avete potuto accedere ad alcune agevolazioni?

Per chi investe al Sud, in effetti, vi sono alcune agevolazioni che per la gran parte vengono concesse dall’Unione Europea. Ma le posso assicurare che sono una minima parte rispetto a quanto noi abbiamo, con le nostre risorse, investito. Al punto che noi abbiamo sposato completamente quel recente proverbio che dice: “Aiutati che la Cee ti aiuta”. Insomma, non credo proprio che oggi uno vada investire al Sud solamente perché vi sono alcune agevolazioni. Le nostre, almeno, sono motivazioni da imprenditore molto profonde e radicate che ci spingono ad investire notevoli risorse della nostra azienda.

Dopo le aziende in Puglia e Sicilia, avete in mente nuove acquisizioni nel Sud Italia?

Stiamo valutando attentamente un’altra possibile acquisizione in un’altra importante regione del Sud ma per il momento non possiamo dire ancora niente. Anche perché siamo ancora concentrati nella riorganizzazione delle aziende che da poco abbiamo acquisito che richiedono notevoli sforzi a tutti i livelli.


La fotografia: il mondo Zonin

E’ nel mondo del vino dal 1821 ed oggi è considerata tra le prime tre aziende enologiche europee: è la casa vinicola Zonin. L’aspetto che oggi maggiormente la caratterizza è il continuo investimento in superficie vitata, tanto che, con le sue undici tenute in Italia ed una negli Stati Uniti (Barboursville in Virginia), è arrivata ad una superficie di 3.000 ettari, di cui quasi 1.800 di vigneto specializzato.

in Sicilia, a Butera; in Puglia, nel cuore del Salento).

Il quartier generale è a Gambellara (Vicenza), dove è situato l’impianto centrale, il più importante, dotato delle più moderne tecnologie per la vinificazione e l’imbottigliamento, con storiche cantine di affinamento e di invecchiamento in botti di rovere e barriques. Le altre otto cantine sono dislocate in sette diverse regioni: in Friuli (nel territorio di Aquileia), in Piemonte (Asti), in Lombardia (Oltrepò Pavese), in Toscana (Radda in Chianti e San Gimignano), in Sicilia (Butera, nel cuore della doc Riesi) e le due nuove cantine di Puglia (nel Salento) e della Maremma in Toscana (nella doc Monteregio Massa Marittima). I dipendenti del mondo Zonin sono 450 (200 a Gambellara e 250 nelle aziende agricole della famiglia). Il fatturato dell’azienda - nel 2001, 77,5 milioni di Euro (150 miliardi di lire) - è rappresentato oggi per il 40% dall’export: la Zonin è in 68 Paesi. L’azienda si è caratterizzata negli anni soprattutto per la promozione e la valorizzazione dei vitigni autoctoni: non è un caso che le aziende Zonin siano oggi presenti nelle principali regioni a vocazione vitivinicola italiana e che, in queste aree, l’azienda vicentina ha investito in modo particolare nei vitigni locali come il Sangiovese in Toscana, il Nero d’Avola in Sicilia, il Negroamaro in Puglia, la Corvina e la Garganega (per la produzione, rispettivamente di Amarone e Soave) in Veneto, del Refosco dal Peduncolo Rosso in Friuli Venezia Giulia, del Barbera in Piemonte, tanto per citare i principali.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli