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LA COMMISSIONE EUROPEA BOCCIA IL ROSATO OTTENUTO DALLA SEMPLICE MISCELA DI VINO BIANCO E VINO ROSSO. I COMMENTI DEL MINISTRO DELLE POLITICHE AGRICOLE LUCA ZAIA, FEDERDOC, COLDIRETTI, CONFAGRICOLTURA

Italia
Un brindisi con il rosè ...

La Commissione Europea ha annunciato che rinuncerà a far approvare dai 27 l’autorizzazione a produrre vino rosato “tagliato” (una miscela di vino bianco e vino rosso), pratica molto contestata in Francia e in Italia. “Non ci sarà alcun cambiamento nelle norme di produzione del vino rosato”, afferma Bruxelles in un comunicato, spiegando di aver ascoltato in queste ultime settimane le preoccupazioni dei produttori di vino riguardo alle nuove norme.
“E’ importante ascoltare i nostri produttori quando si preoccupano per i cambiamenti delle norme. E’ diventato chiaro in queste ultime settimane che la maggioranza del nostre settore viticolo pensa che mettere fine al divieto di tagliare minerebbe l’immagine del rosato tradizionale”, dichiara nel comunicato il Commissario all’Agricoltura Mariann Fischer Boel.
Gli esperti degli Stati membri che si pronunceranno il 19 giugno sulle nuove norme, assicura la Commissione, “manterranno lo status quo sul rosato”.
Le tante dichiarazione sul rosè - Il Ministro Zaia, la Coldiretti, la Federdoc, Confagricoltura
Il Ministro delle Politiche Agricole Luca Zaia
“Bruxelles rinuncia ad autorizzare le miscele di vini da tavola bianchi e rossi per produrre il vino rosato. È questa l’Europa che vogliamo, fondata sul rispetto delle identità, della qualità, della sicurezza alimentare e della tradizione”: il Ministro delle Politiche Agricole Luca Zaia commenta, con soddisfazione, la decisione dell’Unione Europea, comunicata dalla Commissaria Europea all’Agricoltura Mariann Fischer Boel, di rinunciare alla proposta di autorizzare la produzione di vino rosé per miscela di vini bianchi e rossi; proposta non condivisa da gran parte del mondo produttivo e che ha trovato la ferma contrarietà di Italia e Francia. “La riapertura della discussione in Europa - ha detto ancora Zaia - sui metodi di produzione del vino rosato, e poi la rinuncia a portare avanti una riforma che avrebbe sancito la morte di un prodotto di grande storia e qualità come il vino rosato, è stata ottenuta soprattutto grazie all’intervento congiunto italiano e francese, due Paesi uniti dalla comune passione per il vino e per la cultura che ad esso è sottesa”. “Continueremo a lavorare con impegno e convinzione, aperti ad ogni possibile intesa - ha concluso il Ministro - per costruire un’Europa reale, che non dia spazio a surrogati e pasticci di sorta e che faccia della valorizzazione e della tutela del pa trimonio agroalimentare di qualità le fondamenta della sua politica agricola”.
Federdoc - Confederazione Nazionale dei Consorzi volontari per la tutela delle Denominazioni dei Vini Italiani
Le iniziative di Federdoc a livello nazionale e comunitario (ultima tra tutte la conferenza stampa del 26 maggio, a Bruxelles, con le Organizzazioni omologhe delle Denominazioni di origine di Francia, Spagna, Svizzera) hanno avuto l’effetto sperato. “Consideravamo inaccettabile la proposta della Commissione Europea. I produttori di vino rosato hanno investito - ha esclamato il presidente Federdoc, Ricci Curbastro - tempo, energia e denaro per elaborare un prodotto nobile e di qualità, che trova finalmente riscontro in un sempre crescente numero di consumatori. Se la proposta della Commissione fosse stata accettata, molte nostre importanti realtà produttive locali (ad es. Bardolino, Castel del Monte, Igt Salento, Cirò ...) avrebbero avuto conseguenze economiche molto gravi”. Produrre oggi un vino rosato significa attingere la materia prima (uve) da territori particolarmente vocati, lavorarla con tecniche e tradizioni consolidate che consentono di preservare le caratteristiche peculiari di un vino che, proprio per le sue proprietà organolettiche distintive, vive un momento di notorietà e di gradimento. “A chi avrebbe giovato la nuova possibilità - ha proseguito Ricci Curbastro - se non agli speculatori e a quanti, assecondando il mercato, avrebbero proposto, con una semplice addizione matematica sui registri di cantina, un vino rosato non più bianco e neanche rosso, senza le caratteristiche dell’uno e neanche dell’altro?” Il vino rosato costituisce attualmente l’8% della produzione e il 9% del consumo mondiale di vino. Il 75% dei vini rosati sono prodotti in Europa, con l’Italia al secondo posto per un quantitativo complessivo di 4,5 milioni di ettolitri (prima la Francia con 5,9 milioni). “Il regolamento applicativo del Regolamento Ce 479/2008 sulle pratiche enologiche, che dovrà essere votato definitivamente alla fine del mese, manterrà lo status quo per il vino rosé” ha assicurato la Commissione.
Coldiretti
Lo stop alle miscele di vini da tavola bianchi e rossi per produrre il “finto’ rose” che sarebbe arrivato sul mercato dal primo agosto salva circa 48 milioni di bottiglie di vero rosato made in Italy da una concorrenza sleale su un mercato nazionale che è cresciuto del 20% negli ultimi 5 anni. Lo ha affermato la Coldiretti nel commentare la rinuncia della Commissione Europea alla proposta di consentire la realizzazione di vino rosè dal semplice taglio del bianco con il rosso, comunicata dal Commissario all’agricoltura Mariann Fischer Boel. Si tratta di una vittoria italiana ottenuta anche grazie al pressing della Coldiretti che ha sollevato il problema nell’ambito del Forum organizzato a Bruxelles sulle “trappole europee nella spesa degli italiani”, dove si è fatto luce su una pratica che - ha denunciato la Coldiretti - avrebbe consentito, senza indicazione obbligatoria in etichetta, di chiamare con lo stesso nome prodotti profondamente diversi: la semplice miscelazione di bianco e rosso rispetto alla tradizionale vinificazione in bianco le uve rosse utilizzata in Italia, dove si contano oltre 700 le etichette nazionali. Il ripensamento comunitario, alla vigilia dell’elezione del nuovo Parlamento Europeo, sembra consolidare una recente inversione di tendenza nelle politiche europee sulla qualità dei prodotti mediterranei che, dopo una lunga battaglia della Coldiretti, porterà dal primo luglio anche all’obbligo di indicare la provenienza delle olive impiegate nell’extravergine. Molto resta tuttavia da fare poiché per effetto della disastrosa riforma di mercato del settore vitivinicolo approvata in Europa sono già presenti sugli scaffali dei supermercati comunitari - ha continuato la Coldiretti - vini ottenuti dalla fermentazione di frutti diversi dall’uva come lamponi e ribes, mentre è stato consentito lo zuccheraggio in molti paesi e dal primo agosto sarà addirittura permesso di chiamare vino anche quello in cui è stato eliminato parte dell’alcol naturalmente contenuto attraverso determinate pratiche enologiche. Al vino made in Italy più della crisi fanno male gli inganni legalizzati e l’Italia che ha conquistato la leadership europea nella qualità e nella sicurezza alimentare ha il dovere - ha affermato la Coldiretti - di condurre in Europa una battaglia per la trasparenza e la verità sui prodotti che si portano in tavola, per aiutare i cittadini a fare scelte di acquisto consapevoli. Con 47 milioni di ettolitri prodotti, l’Italia - conclude la Coldiretti - è il maggior produttore ed esportatore mondiale con il 60% della produzione vinicola nazionale a denominazione di origine: 477 vini di cui 316 a denominazione di origine controllata (Doc), 41 a denominazione di origine controllata e garantita (Docg) e 120 a indicazione geografica tipica (Igt).
Confagricoltura
“Il nostro rosato tradizionale poteva essere danneggiato o indebolito dalla diffusione di un prodotto ottenuto da una miscela di vini rossi e bianchi. Oggi, questo pericolo, dopo le pressioni della lobby dei produttori, è scongiurato.Così Confagricoltura commenta la decisione dell’Unione Europea di rinunciare alla proposta di autorizzare le miscele di vini bianchi per produrre rosé. Dopo aver constatato che la maggior parte del settore produttivo vitivinicolo europeo era contrario a consentire la miscelazione, il Commissario Fischer Boel ha fatto marcia indietro ed ha dichiarato di voler cancellare la questione dal progetto di regolamento sulle nuove pratiche enologiche, in votazione per fine giugno. La Commissaria ha dichiarato che di avere ascoltato le “buone ragioni dei produttori”. “Ne siamo compiaciuti - ha detto il presidente di Confagricoltura Federico Vecchioni - e auspichiamo che continui a farlo anche per le altre importanti tematiche che interessano il settore”. Confagricoltura ricorda che l’Italia si è sempre opposta a tale possibilità, votando contro la proposta comunitaria, ma che anche altri Paesi hanno aperto gli occhi su questa faccenda, esprimendo le proprie criticità al cambiamento proposto da Bruxelles.

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